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Nella Bat un incidente ogni 48 ore: «Subito interventi per la sicurezza stradale»

Un incidente ogni due giorni. Le strade della provincia di Barletta-Andria-Trani sono sempre meno sicure. Il bilancio di fine estate potrebbe delineare una situazione peggiore rispetto a quella dello scorso anno. Lanciano l’allarme le associazioni locali che si occupano di sicurezza stradale. Negli ultimi mesi si sarebbe verificato un aumento del 15% di casi. Eccesso di velocità e distrazione al volante dovuta all’uso del cellulare sono le cause principali. A queste si aggiungono la guida in stato di ebbrezza e l’inosservanza delle norme di sicurezza, come il mancato utilizzo delle cinture. Un altro fattore determinante, tuttavia, è rappresentato da alcune infrastrutture stradali, in particolare nelle aree periferiche e rurali della provincia, dove la manutenzione è carente. L’arteria considerata più pericolosa fra tutte è la SS16. Su questa strada si verificano più incidenti, anche mortali, che spesso restano senza un colpevole. I sistemi di videosorveglianza, infatti, non sempre funzionano regolarmente. E così, molti casi, soprattutto quelli con fuga del conducente, rimangono irrisolti, con i responsabili che non vengono identificati né puniti.

Il record

Il maggior numero di incidenti mortali nella Bat è stato registrato sulle strade extraurbane, raggiungendo quota 71%, seguite dai centri abitati, soprattutto in corrispondenza di incroci e sui rettilinei. La conferma arriva dall’ultimo rapporto annuale sull’incidentalità stradale, elaborato dal Centro di monitoraggio della sicurezza stradale dell’Asset, sulla base dei dati Istat, che, in riferimento al 2023, evidenzia un trend che non accenna a diminuire.

I giovani

Tra gli elementi che emergono c’è anche il comportamento dei giovani al volante. Dal report si nota che una percentuale significativa degli incidenti, circa il 35%, coinvolge conducenti di età compresa tra i 18 e i 30 anni. E se da una parte le amministrazioni locali e le forze dell’ordine stanno cercando di rispondere all’emergenza intensificando i controlli soprattutto nelle ore notturne e nei fine settimana, dall’altra, le associazioni della Bat ritengono che queste misure non siano sufficienti. «Servono interventi più incisivi – dice Mariangela Delvecchio, referente di un comitato locale che si occupa di fornire supporto alle vittime di incidenti e ai loro familiari – la situazione ormai è fuori controllo nel nostro territorio. Non possiamo permettere che altre vite siano messe in pericolo. La sicurezza stradale deve rappresentare una priorità assoluta per tutti».

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Vandali scatenati da Barletta a Trani: campo sportivo devastato, risse e schiamazzi

Luoghi pubblici vandalizzati, minacce e risse. Quelli che nella provincia di Barletta-Andria-Trani sembravano episodi isolati, nelle ultime settimane si sono intensificati, delineando i tratti di un fenomeno che genera allarme. Sono soprattutto gruppi di ragazzi tra i tredici e i diciassette anni che agiscono indisturbati devastando tutto ciò che incontrano lungo il loro percorso. Il problema riguarda prevalentemente le periferie delle città. Numerose le segnalazioni dei residenti della zona 167 di Barletta costretti a subire, in particolare nelle ore serali e notturne, soprusi e intimidazioni.

La denuncia a Barletta

«La situazione è ormai insostenibile – dice Giuseppe Di Bari, presidente del Comitato di quartiere della zona 167 – le istituzioni, invece, sembrano ignorare volutamente l’esistenza di questi problemi che riguardano la sicurezza della città e dei suoi abitanti». E poi, sulla litoranea di Ponente, feste in spiaggia e persino fuochi d’artificio non autorizzati.

Il centro storico tranese

Le cose non vanno meglio a Trani, dove, i residenti del centro storico spesso sono costretti a fare i conti con la malamovida, tra il caos che si scatena nelle ore notturne, con schiamazzi, musica ad alto volume e risse che si protraggono fino all’alba. «Ogni weekend rischia di diventare un incubo – racconta il titolare di un locale della città – con il timore di subire personalmente danni». Le segnalazioni sono diventate quotidiane in tutta la Bat. Sono persino aumentate durante l’estate. Tuttavia, sono sempre meno le denunce. E non sarebbe da escludere che uno dei motivi possa essere il timore di ritorsioni. In alcuni casi, infatti, quello che accade va ben oltre le minacce verbali.

Paura baby gang

Così, quando qualcuno fa notare il proprio disappunto può capitare che all’indomani si ritrovi con qualche atto vandalico a proprie spese. Come specchietti delle auto sradicati. A questo si aggiungono sassi lanciati contro le finestre delle abitazioni, cani sguinzagliati contro i passanti e fioriere distrutte sui marciapiedi delle strade. Vere e proprie baby gang, insomma. E se da una parte c’è chi tende a minimizzare, definendole “ragazzate”, dall’altra, però, c’è anche chi teme per la propria incolumità. Risalgono a pochi giorni fa una rissa nel centro di Barletta e un’aggressione nella stessa zona ai danni di un 29enne. Di fronte a questa escalation di violenza sono stati intensificati i controlli, anche notturni, delle forze dell’ordine del territorio, con un maggiore presidio soprattutto delle zone critiche durante i fine settimana.

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Giovani e chiesa, l’idea di un frate barlettano: «Dopo la messa spritz per tutti»

«Dopo la messa, apericena e spritz per tutti». È l’allettante proposta lanciata da frate Andrea Ricatti. L’invito, apparentemente insolito per il contesto religioso, propone un aperitivo finale ai partecipanti alla messa domenicale delle 19.15. Il giovane frate, originario di Barletta, è ormai diventato il punto di riferimento della parrocchia universitaria San Domenico, a Urbino.

La locandina della discordia

L’iniziativa da lui lanciata è stata diffusa nella città marchigiana con un manifesto che, nella sua prima versione, non si limitava alla semplice proposta di un apericena. La locandina iniziale, diventata rapidamente virale sui social, era infatti caratterizzata da una grafica accattivante con la scritta “due per uno” accanto a un’immagine sacra, accompagnata dall’annuncio “messa e apericena.” A suscitare particolare clamore è stato l’accostamento visivo del calice del vino a un bicchiere di spritz.

Le polemiche

Se da un lato l’iniziativa ha ricevuto l’apprezzamento di molti, che hanno visto nella proposta un tentativo originale di avvicinare i giovani alla Chiesa, dall’altro non sono mancate le polemiche. Per questo, il giovane frate, con il supporto del vescovo locale, ha deciso di modificare leggermente la locandina. «Non era mia intenzione offendere nessuno – dice frate Andrea – l’obiettivo è quello di coinvolgere i ragazzi nella funzione e poi in un momento di convivialità, perché la Chiesa è accoglienza». E così, la sfida lanciata da frate Andrea ha assunto i contorni di un tentativo audace di affrontare un problema che, in realtà, molte comunità religiose stanno cercando di risolvere, come quello della disaffezione delle nuove generazioni verso la fede. Proprio i giovani hanno preso le difese di frate Andrea. «Questa iniziativa – spiega Roberta Saponaro, studentessa barlettana all’università di Urbino – dimostra come la Chiesa, pur mantenendo la sua essenza spirituale, possa sperimentare nuovi modi per coinvolgere e accogliere soprattutto i più giovani. Noi siamo dalla parte di frate Andrea».

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Il “declino” di Castel del Monte: dopo dieci anni non è tra i siti più visitati d’Italia

Più turisti e meno guadagni. Il bilancio di fine agosto mette in evidenza luci e ombre nella provincia di Barletta-Andria-Trani. Se da una parte, infatti, il territorio in questi mesi sta registrando un numero maggiore di presenze rispetto al 2023, dall’altra, però, finora sembrerebbe che non sia stato in grado di cogliere pienamente questa sfida, in termini di profitti.

I dati ufficiali

E così, adesso, la Bat si ritrova a dover fare i conti con i primi dati ufficiali. Come quelli del ministero della Cultura relativi a Castel del Monte, uno dei simboli più iconici della Puglia e sito Unesco, che, per la prima volta dopo dieci anni, non è rientrato nella lista dei trenta monumenti statali più visitati d’Italia. Il maniero federiciano resta una delle mete turistiche principali nella Bat, tuttavia, il numero di visitatori ha subito un calo che, in termini di presenze, riporta il sito storico ai livelli dei 2014. «In realtà, non abbiamo notato una differenza netta rispetto agli ultimi due anni – spiega Eleonora Dipilato, guida turistica locale – per questo, ci sembra davvero strano che un luogo così significativo non abbia raggiunto una posizione di rilievo. Noi ce la mettiamo sempre tutta per valorizzare al massimo le potenzialità del territorio. Questa esclusione, però, dovrebbe far riflettere, perché solleva non pochi interrogativi sulla promozione turistica della nostra regione».

La querelle politica

Proprio su questo fronte la questione ha assunto contorni politici in un botta a risposta fra consiglieri regionali. «Sulla gestione di Castel del Monte è necessario fare chiarezza, dal momento che tutti abbiamo un obiettivo: valorizzare il sito e offrire le migliori condizioni a chi viene a visitarlo», dice la consigliera del Movimento 5 Stelle, Grazia Di Bari, che ha chiesto un incontro con tutti gli enti coinvolti per verificare le azioni da mettere in campo. «Apprendo con piacere che una collega del M5S di Andria abbia fatto questa scoperta sensazionale – ribatte il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Tupputi – tuttavia, mi chiedo se sia la stessa collega che ha ricoperto il ruolo di delegata alla Cultura fino a una manciata di mesi fa. E non se ne era accorta?».

Gli altri siti della Bat

Mentre Castel del Monte sembra attraversare una fase di stallo, però, altri siti della provincia, come Canne della Battaglia e il castello di Trani hanno registrato un numero di visitatori in linea con gli anni passati. A questo, si aggiunge un aumento significativo di turisti stranieri, soprattutto francesi, olandesi, spagnoli e inglesi. Un trend che riflette la crescente internazionalizzazione del turismo nella Bat, dove i visitatori stranieri sembrano apprezzare le bellezze del territorio anche più dei turisti italiani. Un fenomeno, questo, in controtendenza rispetto a quello che si sta verificando nelle altre regioni.

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Raid nelle campagne di Bisceglie: i ladri puntano i pannelli solari. Furto sventato

Prima il sistema di allarme manomesso e poi il tentativo di furto. Avevano preso di mira un impianto di produzione di energia elettrica i malviventi che nei giorni scorsi hanno fatto irruzione nelle campagne di Bisceglie, al confine con Corato. Il raid era stato pianificato nei minimi dettagli. Dopo aver disattivato l’antifurto, infatti, la banda, composta da almeno quattro persone, ha creato un varco nella recinzione dell’area. L’intervento della vigilanza privata della zona e dei carabinieri, però, ha mandato in fumo il colpo.

Sempre più episodi

Nella provincia di Barletta-Andria-Trani, tuttavia, l’allerta resta alta. Anche in considerazione del fatto che nell’ultimo periodo si stanno verificando sempre più episodi legati al furto soprattutto di pannelli solari, creando non pochi problemi agli imprenditori locali. Le associazioni di categoria evidenziano un aumento esponenziale di casi rispetto all’anno scorso. Le zone maggiormente colpite sono le campagne fra Trani e Canosa, dove gli impianti sono isolati e scarsamente sorvegliati.

I ladri

Spesso fanno parte di bande ben organizzate, legate ai clan criminali, approfittando della mancanza di misure di sicurezza adeguate, riescono a sottrarre interi impianti di produzione di energia solare in poche ore. Un fenomeno che, secondo gli esperti del settore, potrebbe essere collegato all’espansione del mercato nero dei pannelli solari, il cui valore è in forte aumento a causa della domanda crescente di energia rinnovabile e dei costi sempre più alti per i nuovi impianti. I pannelli rubati nella Bat non rimarrebbero a lungo sul territorio. Dopo essere stati smontati, infatti, generalmente vengono rivenduti a prezzi dimezzati rispetto al mercato regolare, attirando acquirenti che cercano di risparmiare sui costi di installazione, finendo nei paesi dell’Est Europa e del Nord Africa, dove la richiesta di tecnologia fotovoltaica è costante.

Il mercato parallelo

È alimentato dalla crisi economica globale e dai rincari dell’energia. Sta diventando una vera e propria piaga per gli imprenditori del territorio che investono in tecnologie verdi. «Ogni furto è un danno enorme, non solo economico, ma anche per la nostra produttività. Spesso non riusciamo a far fronte alle spese – dice Ruggiero Vitobello, imprenditore agricolo di Minervino Murge – e le assicurazioni coprono solo in parte i danni e ogni volta ci vogliono mesi prima di poter ripristinare gli impianti. Nel frattempo, restiamo senza energia».

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Cupido non ha più le ali, nella Bat è boom di app per trovare l’amore: oltre 7mila iscrizioni negli ultimi mesi

Oltre 7mila nuove iscrizioni durante gli ultimi mesi. Nella provincia di Barletta-Andria-Trani è record di accessi alle app di incontri. L’estate ha contribuito a lanciare quello che può essere definito un vero e proprio trend. L’uso di piattaforme digitali, infatti, è diventato uno degli strumenti più diffusi per conoscere persone e sviluppare relazioni.

Secondo i report di un gruppo di giovani ingegneri informatici della provincia, il numero di utenti attivi sulle principali app di dating nella Bat è cresciuto del 25% fra maggio e luglio. La maggior parte degli iscritti è composta da giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 35 anni: un target che rispecchia la media nazionale. Tuttavia, sta crescendo anche la fascia degli over 40 anni, spinta dalla necessità di recuperare una vita sociale dinamica dopo divorzi o lunghe relazioni finite.

Inoltre, sebbene inizialmente fossero gli uomini a dominare queste piattaforme, ora si osserva un aumento significativo di iscrizioni femminili. Attualmente, le donne rappresentano circa il 45% degli utenti nella Bat, un dato in aumento rispetto al 38% del 2021.

L’analisi

«Le motivazioni che spingono le persone a iscriversi alle app di dating sono molteplici – spiega Pierpaolo Corvasce, ingegnere informatico specializzato nella progettazione di app – una delle principali è la mancanza di tempo per fare nuove conoscenze nei contesti tradizionali, come lavoro, amicizie o eventi sociali. Molti utenti affermano di preferire la praticità delle app di dating, che consentono di entrare in contatto con persone affini in modo rapido ed efficiente».

E la cosa sembrerebbe funzionare. La conferma arriva dai dati del report che evidenziano come circa il 60% degli utenti nella Bat utilizza queste app principalmente per trovare una relazione seria, mentre il restante 40% lo fa per motivi più leggeri, come amicizie o relazioni occasionali. Ma il boom delle app di dating ha avuto un impatto tangibile sia nelle relazioni sociali, sia nell’economia locale. Sono sempre più numerosi i locali che organizzano eventi dedicati agli utenti di queste piattaforme, come “speed dating” e serate a tema. «Stiamo assistendo a un evidente cambiamento culturale – dice Corvasce – l’idea che trovare l’amore o nuove amicizie attraverso uno schermo sia qualcosa di innaturale o imbarazzante sta scomparendo.

Le app di dating stanno diventando parte integrante del tessuto sociale del nostro territorio, influenzando anche i più tradizionalisti e sdoganando ogni tabù».

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Truffa a Barletta: «Si fingeva sordo, scoperto da me che lo sono davvero»

Prima il tentativo di truffa e poi le minacce. Chiedeva un contributo economico per sostenere le associazioni che si occupano di persone con disabilità, l’uomo che sabato scorso, all’ingresso di un supermercato di Barletta, dopo un netto rifiuto alle sue richieste si è mostrato aggressivo. A sventare il raggiro è stata Noemi Diviccaro, che è riuscita a smascherare il truffatore. «Si fingeva sordo e cieco – dice Noemi – peccato, però, che ha beccato me, che sono davvero sorda, a differenza sua che invece non solo si prende gioco di persone che ogni giorno devono affrontare serie difficoltà ma inganna anche la gente pretendendo dei soldi».

Non era la prima volta

E così, l’uomo, che, secondo alcune testimonianze, aveva già cercato di truffare altri clienti del supermercato di via Foggia, è stato allontanato. «Mi fa rabbia sapere che ci sono persone che utilizzano la disabilità come pretesto per estorcere denaro – commenta Noemi – non è giusto. Esistono veramente delle associazioni ma non chiedono un centesimo, per cui, invito tutti a fare attenzione per non cadere in queste trappole». Non si tratta, tuttavia, di un caso isolato. Sono numerose le segnalazioni di tentativi di raggiri nelle città della Bat. I casi più frequenti a Barletta e Andria. I truffatori operano con modalità ben collaudate. Si posizionano nei parcheggi dei supermercati o nelle immediate vicinanze, avvicinando i clienti con varie scuse.

Il ricatto emotivo

Una delle tattiche più comuni è quella di raccontare storie strappalacrime, come la perdita del portafoglio o la necessità urgente di denaro per comprare un biglietto del treno. In altri casi, i malintenzionati fingono di raccogliere fondi per cause benefiche inesistenti, esibendo documenti falsi o volantini stampati per l’occasione. E, anche se l’allerta da parte delle forze dell’ordine è alta, non è semplice arginare il fenomeno: i truffatori, infatti, agiscono in modo rapido e si spostano frequentemente da un luogo all’altro, rendendo difficile la loro individuazione.

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Medico di Trani firmava certificati falsi per una vigilessa milanese: i due finiscono nei guai

Avrebbe preparato dei certificati medici falsi per giustificare l’assenza dal lavoro di una vigilessa. L’asse Trani-Milano finisce in Tribunale. Al centro della vicenda c’è un’agente della Polizia locale di Milano che per un anno e quattro mesi avrebbe usufruito di permessi lavorativi retribuiti, sulla base di certificati considerati falsi dagli inquirenti, redatti da un medico di Trani. E così, il caso è approdato nelle aule del Tribunale tranese. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 24 settembre.

L’inchiesta

Quella della Procura di Trani, fa riferimento a un periodo di sedici mesi, da ottobre 2020 a febbraio 2022, durante i quali si sarebbe verificata l’assenza della vigilessa che, adesso, rischia il processo con le accuse di truffa e falsa giustificazione dell’assenza dal servizio. «In più occasioni – emerge dagli atti ufficiali – il certificato in contestazione è stato redatto da un medico di Trani. E in un caso sarebbe stato predisposto in concorso con il medico». Non sarebbe da escludere che a finire nel mirino della Procura tranese sia stato prima il medico e, poi, la vigilessa. Di sicuro, c’è che il Comune di Milano non ha alcuna intenzione di stare a guardare e ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale.

La delibera

L’Amministrazione, guidata dal sindaco Giuseppe Sala, ha infatti approvato una delibera che mette nero su bianco le intenzioni della Giunta, spiegando le motivazioni alla base nel provvedimento. «Secondo quanto indicato dalla Direzione Sicurezza Urbana -si legge nella deliberazione – è opportuna la costituzione di parte civile del Comune di Milano in ragione della gravità della condotta tenuta dall’imputata, che ha causato all’Amministrazione un danno patrimoniale e non patrimoniale». In altre parole, il presunto comportamento illecito della vigilessa avrebbe avuto ripercussioni sul piano organizzativo, ma anche su quello economico. «L’agente della Polizia locale del Comune di Milano – evidenzia il provvedimento – in più occasioni giustificava l’assenza dal servizio con una certificazione medica falsa o falsamente attestante uno stato di malattia, inducendo così in errore il Comune e ottenendo il pagamento delle prestazioni non dovute». Per questo, al di là degli esiti della magistratura, non sarebbero da escludere eventuali azioni disciplinari in ambito professionale, sia nei confronti del medico che della vigilessa. Intanto, il Comune di Milano ha già annunciato battaglia legale per ottenere il risarcimento dei danni.

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