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Crisi idrica, Mercuri: «Qualcuno vuole far morire l’agricoltura pugliese. Sud abbandonato da Roma» – L’INTERVISTA

Il presidente di Confcooperative Puglia, nonché vicepresidente nazionale, Giorgio Mercuri, non le manda a dire sulla questione idrica che ha coinvolto uno dei più grandi bacini d’Europa. Parliamo della chiusura della diga di Occhito lo scorso 13 agosto con la conseguente interruzione della fornitura di acqua al consorzio di bonifica.

«Ci sono notizie che nelle torride settimane di agosto trovano spazio sui giornali solo per un giorno: titoli veloci, che scorrono sui siti web in mezzo a mille altri clic, e l’indomani già non ne parla più nessuno. È la sorte che è capitata a un fatto di cronaca avvenuto nella nostra regione, assolutamente sottovalutato dai media, dall’opinione pubblica e dalla politica regionale e nazionale». Spara a zero Mercuri sulla crisi idrica di Capitanata.

Presidente, lei fa riferimento al tema agricolo.

«Certo! Un fatto che, è bene sottolinearlo, ha delle ricadute pesantissime per l’economia del nostro territorio, che vive prevalentemente di agricoltura e ha primati di tutto rispetto nelle produzioni orticole, cerealicole, sugli ulivi, sugli asparagi e così via».

Fa riferimento ad altre crisi?

«Quando lo scorso anno è mancata l’acqua al Nord, con conseguenze importanti per l’agricoltura e la zootecnia della pianura padana, il Governo è prontamente intervenuto per trovare soluzioni, mentre per il Sud che agonizza a causa della siccità non sembra esserci un’azione finalizzata a consentire di mantenere viva la produzione agricola».

Due pesi due misure?

«Viene da chiederci se non fosse davvero stata una gaffe quella scappata al ministro Lollobrigida quando, in Parlamento, se ne uscì tempo fa dicendo che “quest’anno per fortuna la siccità ha colpito la Sicilia”: già, perché se si fosse verificata nuovamente al Nord l’emergenza idrica, ebbene allora sì che il ministro e il Governo avrebbero avuto il loro bel daffare in queste settimane estive, con un susseguirsi di riunioni e sopralluoghi e incontri con i tecnici per individuare soluzioni».

Cosa, dunque, non è accaduto per il nostro territorio?

«La diga di Occhito ha chiuso da meno di due settimane, la situazione in Capitanata e in Puglia è davvero grave e sembra non importi a nessuno. La raccolta del pomodoro ancora non è terminata, per l’uva si aspettano riduzioni delle rese, per l’olio si prevedono cali significativi. Non solo: tutte le colture autunnali e invernali rischiano di non poter essere raccolte per il semplice motivo che tra luglio e agosto si è potuto piantare solo una minima parte di finocchi, cavolfiori, broccoli, non avendo acqua per irrigare. Raccolti decimati, quindi, e produzioni invernali compromesse».

Ma le ricadute negative sono anche sul lavoro?

«Chiaro: anche a livello occupazionale, la situazione è preoccupante, dal momento che i lavoratori rischiano di non raggiungere nemmeno il numero di giornate utili per maturare il sussidio di disoccupazione. E mentre le condotte d’acqua restano vuote, lasciando senz’acqua 102mila ettari solo nella provincia di Foggia, i progetti delle infrastrutture che andrebbero realizzate per risolvere un’emergenza idrica diventata ormai ciclica, giacciono indisturbati nei cassetti».

E la politica cosa fa?

«Una situazione pesantissima di cui l’amministrazione regionale e gli stessi parlamentari pugliesi sembrano non essere preoccupati. Qualcuno anzi si è detto persino soddisfatto per il recente annuncio di un nuovo stanziamento di fondi per la realizzazione di parchi agrisolari. Viene quasi da sospettare che si voglia accarezzare l’idea che il futuro verso cui il nostro territorio debba andare incontro sia proprio l’abbandono dell’agricoltura. Per scegliere di dedicarsi invece alla produzione di energia attraverso parchi agrisolari, perché è lì che sono state messe risorse, a tutto vantaggio delle aziende multinazionali che verranno a intensificare i loro affari nelle nostre terre».

E le associazioni di categoria?

«Anche i sindacati agricoli sembrano assistere in silenzio al rischio di questo pericoloso avvicendamento, che vede un territorio dalla grande vocazione agricola scegliere del tutto consapevolmente di andare verso un progressivo diminuzione di ettari coltivati, di quantitativi raccolti e di personale impiegato. Già il prossimo autunno saranno tanti i magazzini e i siti produttivi che rischiano di stare fermi perché mancherà il prodotto. Potrebbe essere allora troppo tardi per far scattare l’allarme».

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Attualità Foggia News

Workshop, degustazioni e laboratori: Vieste celebra “La Settimana dell’Olio”

La Settimana dell’Olio è molto più di un evento, è un viaggio immersivo nel mondo dell’oro verde con la sapiente guida di esperti di fama nazionale ed è, soprattutto, un’occasione di confronto e crescita per tutti, in modo particolare per i produttori locali che sempre più puntano alla qualità. Con questo obiettivo si apre oggi a Vieste l’ottava edizione de “La Settimana dell’Olio”.

Il programma

La cinque giorni che si chiuderà il 30 agosto e che prevede 22 appuntamenti che porteranno appassionati e curiosi alla scoperta dell’olio extra vergine di oliva: workshop con degustazioni, assaggi guidati, laboratori, show cooking, incontri a tema, concerti, laboratori e mercatini. A fare da sfondo all’evento saranno luoghi suggestivi come uliveti secolari, frantoi, trabucchi, agriturismi e piazze della capitale del turismo pugliese.

Le dichiarazioni

«Saranno tante le occasioni per avvicinarsi al mondo dell’olio extra vergine di oliva», ha spiegato la direttrice organizzativa dell’evento Sabrina Pupillo, che ha dichiarato: «Anche quest’anno attraverso La Settimana dell’Olio diffonderemo la cultura dell’olio extra vergine di oliva tra i turisti presenti a Vieste, creando consumatori consapevoli in grado di dare il giusto valore a questo prezioso alimento, e tra i produttori che potranno avere sempre maggiori strumenti conoscitivi per continuare a migliorare le proprie produzioni da un punto di vista qualitativo e commerciale, come sta avvenendo negli ultimi anni grazie anche a questo importante appuntamento. La presenza di importanti ospiti, non solo del settore olio ma dell’enogastronomia in generale, consentirà di dare una maggiore eco all’evento e la giusta collocazione all’olio extra vergine di oliva: non un condimento o un alimento a sé stante, ma un ingrediente caratterizzante di ogni piatto. Le attività esperienziali previste accompagneranno i partecipanti alla scoperta di Vieste».

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Foggia Sport

Parigi 2024, Samele bronzo alle Olimpiadi: «La scherma? Ho iniziato per caso» – L’INTERVISTA

A metà settembre Foggia l’aspetta per una grande festa. Quel bronzo nella Sciabola di Gigi Samele a 37 anni alle Olimpiadi di Parigi era insperato, «…forse per gli altri, ma io ci credevo». Ora però lo attendono le sue meritate vacanze. Le estati di Luigi Samele hanno un solo indirizzo: “Villaggio Calenella” tra San Menaio e Peschici. «Tra gli ulivi e gli affetti della mia famiglia, ho costruito il mio posto preferito, la mia isola felice dove ritrovarmi e rigenerarmi. Sin da bambino, quando ero l’irrefrenabile nipote di nonno Gino e nonna Titina che avevano lì il loro riferimento estivo, Calenella è stata la mia unica passione, un ambiente familiare che sapeva di ulivi garganici e aveva gli amici e le prime avventure da vivere con la consueta vivacità. Perché ero un terremoto, non mi fermavo mai».

Come passava le giornate?

«Con mio fratello Riccardo diciamo che abbiamo fatto “breccia” in vari cuori di passaggio a Calenella: erano lunghe nottate e giornate vissute al massimo, sempre con la voglia di fare scherzi, soprattutto ai malcapitati avventori del villaggio. Le vacanze che comunque non dovevano mai mancare erano però con gli amici del cuore Pasqualino e Luca e la celeberrima “partenza ad occhi chiusi”. Si sceglieva una località e si andava, senza prenotare nulla e casomai cercando un posto di amici dove iniziare a soggiornare. Da lì itinerari e luoghi venivano scelti giorno per giorno.

Insomma come i viaggiatori di una volta.

«Tutto questo indipendentemente dalle risorse finanziare, Italia o estero dovevano essere percorsi senza mete precise, con un’unica prerogativa: trattare dovunque sui prezzi. Alberghi, ristoranti ed attrazioni venivano mercanteggiati con proposte di prezzo e trattative estenuanti fino all’ultimo sconto. Un esempio di foggianità reso anche successivamente celebre da due amici: Pio e Amedeo (che si sono congratulati come sempre anche dopo questo successo ndr). Il ritorno era però sempre a Calenella, perché la voglia di Gargano non è mai mancata».

E la scherma come è arrivata?

«Ho iniziato a fare scherma per caso, ero con mia madre dal barbiere quando il mio primo maestro Vincenzo Acquaviva notò la mia irrequietezza e pregò mia madre di portarmi in palestra per provare a “giocare” con la scherma. Sinceramente non mi importava granché di quello sport ma era un modo per fare casino e correre in uno spazio molto grande, facendo come sempre dispetti a tutti, soprattutto ai ragazzi più grandi. I primi anni e le prime gare sono state assolutamente negative, iniziai con il fioretto ed ero un “pippone” gigantesco. Poi passai alla sciabola e cominciai a farmi notare, anche se il mio pensiero primario era andare in trasferta per fare casino ed “sfondarmi” di sale giochi. Una volta a Rimini, dove si svolgono le finali nazionali under 14, era il momento dei quarti di finale e non mi trovavano più in palestra. Dovevo salire in pedana, ma mi importava talmente poco della gara che ero scappato nella sala giochi sotto il palazzetto. Mi vennero a recuperare i miei genitori e naturalmente persi l’assalto, avendo altri pensieri da supportare».

Quando avvenne la svolta?

«Chi vide qualcosa di speciale in me, ancora adesso devo capire bene come fece, fu l’allora commissario tecnico della nazionale di sciabola Christian Bauer. Mi portò ai mondiali Cadetti a soli 16 anni e vinsi il titolo mondiale, che era anche la mia prima vittoria assoluta in una gara di scherma. Venne poi a parlare con i miei genitori e gli manifestò la sua volontà di portarmi a Roma, alla palestra della nazionale che si trova nel complesso sportivo dell’Acqua Acetosa».

Fu felice di trasferirti nella capitale?

«Non fu facile lasciare Foggia, i compagni di scuola, la mia famiglia, gli amici dell’oratorio di San Michele, dove trascorrevo la gran parte delle mie giornate, tutti quegli affetti che avevo costruito e che mi mancavano al solo pensiero di allontanarmi. Feci questa scelta e finii, dopo il liceo scientifico “Volta”, le scuole dell’obbligo a Roma. Non fu facile ma non avevo alternative».

Dunque partì la maturazione personale?

«Cominciai in quel periodo a capire che lo sport è soprattutto sacrificio, non lasciai Foggia per scelta, era un’occasione che mi era stata creata dagli eventi e sapevo che dovevo sfruttarla. Dopo i primi anni a Roma ed il bronzo alle Olimpiadi di Londra qualcosa si inceppò nel meccanismo strano che regola la vita degli sportivi. Non riuscivo a ritrovarmi, pensai anche di lasciare la scherma. Fu il maestro Andrea Terenzio, foggiano come me, che mi propose di andare da lui a Bologna».

E come andò?

«Inizialmente scettico, accettai la sua proposta e volai in Emilia, dove adesso risiedo e che ritengo la mia seconda casa. Tutto quello che Andrea e la Virtus Scherma ha costruito per me resta la migliore scelta che potessi fare, per la mia vita sportiva e sociale. Poi è arrivato l’amore con Olga Kharlan medagliata a Parigi come me con un bronzo e la scelta di vivere a Bologna come città di residenza. La condivisione di momenti molto difficili, come il dover affrontare il lungo viaggio per riportare parte della sua famiglia con noi dall’Ucraina, ha rafforzato un legame che resta forte nonostante le tante preoccupazioni che ancora oggi subiamo per una guerra assurda e terribile».

E il legame con la tua terra è rimasto?

«Con il trasferimento prima a Roma e poi a Bologna il desidero di riabbracciare la mia terra mi porta a “scappare” in periodi anche non estivi verso il Gargano. Mamma Eleonora e papà Franco ormai vivono a Verona, con i miei fratelli, Francesco e Riccardo. Ritornare a Foggia significa soprattutto vivere l’atmosfera delle feste natalizie con la numerosissima famiglia, 11 cugini, zii e zie difficili da “controllare”, per riabbracciare anche chi ha creduto in me».

E fra quattro anni la rivedremo a Los Angeles?

«Intanto fra un po’, come sempre, tornerò a Calenella per un breve periodo, per poi partire alla volta degli Stati Uniti con Olga per una lunga vacanza californiana. Dopo deciderò cosa fare: a 37 anni gambe, ginocchia e spalla devono dirmi se vorranno ancora supportarmi».

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