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Italia News Politica

Rimini, Fitto parla già da commissario. Letta: «In Europa avrai molto da fare»

Nonostante abbia rinunciato al canonico punto stampa con i giornalisti presenti, Raffaele Fitto ieri al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini ha tracciato quelle che sono le linee della sua legacy da ministro per gli Affari europei con deleghe a Sud, Coesione e Pnrr. Un lascito che prelude al trasferimento a Bruxelles quale commissario europeo indicato dal Governo italiano.

La nomina appare, al netto delle procedure comunitarie che vogliono gli esponenti indicati dai 27 Stati membri sottoposti all’esame, attraverso un’audizione, da parte del Parlamento europeo, ormai data per acquisita, tanto che lo stesso ex premier rivolgendosi a Fitto ha detto: «Avrete molto da fare come nuova Commissione».

Parla Fitto

Sono state però le parole del ministro pugliese che hanno chiarito come tutti i dossier comunitari siano alla sua attenzione: a partire da quelli di più stretta osservanza economica, tanto che, incalzato dal presidente della fondazione per la sussidiarietà ed ex numero uno di Cl, Giorgio Vittadini, Fitto ha spiegato sia il ruolo dell’Italia all’interno del quadro economico della Ue, sia le priorità del nuovo esecutivo, che «dovrà fare i conti con i deficit aumentati nel corso degli anni della pandemia». Così come analitica è stata la ricognizione sullo stato di attuazione del Pnrr. Fitto ha ricordato che «l’Italia, insieme a Romania e Grecia, è la nazione che più di altre ha ottenuto fondi dal piano Next generation Eu. Anche se dei 194 miliardi di euro ottenuti 122 sono a debito, quindi da restituire. Per questo, bisogna da un lato tagliare la spesa improduttiva e dall’altro eliminare quei micro-interventi che non aiutano la crescita», facendo intendere che probabilmente non tutti quei prestiti erano necessari. «Non solo – ha sottolineato sempre il ministro – è da porre in evidenza come quei fondi siano legati ad alcune riforme, come quella che riguardano la giustizia civile e penale, ma anche la concorrenza che il governo presieduto da Giorgia Meloni sta portando avanti». Nessun cenno al tema dei balneari.

I fondi di coesione

Un capitolo a parte è stato dedicato dall’esponente di Maglie ai fondi di Coesione che «a differenza del Pnrr che scade a giugno 2026 hanno tempo fino a dicembre 2029». Anche in questo caso, ha puntualizzato Fitto «è utile proseguire sulla strada tracciata dal Governo in carica e cioè di sottoporre progetti, programmi e realizzazioni a una regia coordinata e non diluire gli interventi». Un’impostazione, quella del ministro che non ha trovato opposizione né da parte di Letta né di Cipollone i quali hanno indicato come sia indispensabile «una maggiore integrazione dei cittadini europei» e anche, come ha proposto il dirigente della Bce, la necessità di «una moneta digitale comune per competere sui mercati alla pari con americani e cinesi».

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Lecce News Politica

Raffaele Fitto, il ministro pugliese il futuro ponte tra Governo e Unione europea

L’estate passata nel buen retiro della sua città, Maglie, a studiare per migliorare pronuncia e comprensione in inglese, come hanno raccontato le cronache delle scorse settimane, si chiude oggi per il ministro per gli affari europei, il sud, la coesione territoriale e il Pnrr.

Infatti, nel pomeriggio è atteso al meeting di Comunione e liberazione a Rimini per prender parte al panel Mercato unico, Euro, Pnrr, quale sviluppo economico per l’Unione europea? Insieme a Fitto ne parleranno Piero Cipollone, componente del comitato esecutivo della Banca centrale europea e l’ex presidente del consiglio, Enrico Letta, in qualità di estensore del recente Rapporto strategico sul Mercato unico europeo, dopo essere stati introdotti dal presidente della fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, che ricorda come «uno dei grandi temi è lo sviluppo economico caratterizzato dal mercato unico, dall’euro governato dalla banca Centrale europea e dal grande piano di investimento del Next generation UE comunemente conosciuto in Italia come Pnrr», è l’auspicio del leader di Cl che potrebbe tenere a battesimo proprio Fitto non più solo nella veste di ministro del Governo presieduto da Giorgia Meloni, ma anche di commissario europeo in pectore dopo che nei giorni scorsi Matteo Salvini ha affermato che “Fitto sarebbe un ottimo commissario europeo”.

La nomina

Parole confermate poche ore dopo dall’altro vice di Meloni, Antonio Tajani, il quale ha affermato che il ministro pugliese «è la scelta migliore per il ruolo di commissario europeo».

Così, è probabile che sia dal palco, ma soprattutto nell’incontro con i giornalisti previsto a margine del dibattito Fitto possa chiarire quale sarà il suo futuro politico, anche se il nodo centrale e cioè le deleghe che verranno assegnate all’Italia in seno all’esecutivo comunitario è ancora oggetto delle trattative tra le diplomazie del Governo e dell’Unione europea, a partire dai contatti tra la stessa Meloni e la presidente della commissione, Ursula Von der Leyen.

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Bari News Politica

Caos M5S, adesso la resa dei conti: la questione barese si decide a Roma

Il giorno dopo le turbolente vicende che hanno costretto il sindaco di Bari, Vito Leccese, a dichiarare che «per ora la giunta proseguirà il suo lavoro con nove componenti» nel Movimento 5Stelle è l’ora della resa dei conti.

Lo scenario

Per quanto tutti si trincerino dietro dichiarazioni dai toni morbidi non è da escludere che quel che è accaduto all’interno della maggioranza del capoluogo non si inserisca nella diatriba nazionale che vede contrapposti il fondatore, Beppe Grillo, e il presidente Giuseppe Conte. Visto che un ruolo importante nella querelle barese è stato recitato dai sostenitori di Paola Taverna, vicepresidente vicario nazionale dei pentastellati a cui fa riferimento il coordinatore cittadino e sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato, colui che ha proposto a Leccese di indicare in giunta l’esterno Raffaele Diomede. Una scelta contestata dai due eletti in consiglio comunale Antonello Delle Fontane e Italo Carelli. Una presa di posizione che è costata alla maggioranza anche il rinvio dell’elezione del presidente del Consiglio comunale per timore che alcuni franchi tiratori avessero potuto compromettere l’elezione del civico Romeo Ranieri, dato in pole position dopo che le trattative per assegnare lo scranno più alto delle assise cittadine all’antagonista nello stesso campo largo al primo turno di Leccese, Michele Laforgia, non erano andate a buon fine.

Il fronte barese

Così, il fronte barese nei 5Stelle potrebbe essere avocato proprio nella sede nazionale di via del Campo Marzio dove sia Taverna che Conte dovranno dirimere la questione per far sì che anche i grillini abbiano un loro assessore che, secondo il coordinatore cittadino, Leonardo Donno, dovrebbe emergere da “una soluzione interna”, quindi uno tra Delle Fontane e Carelli, per far posto così in aula Dalfino alla prima dei non eletti, Stefania Maggiore. A meno che il braccio di ferro tra Grillo e Conte non porti a una conta interna, con eventuale ipotesi di scissione, così come viene ipotizzato. Uno scenario che potrebbe vedere la stessa Taverna, grillina della prima ora e fedelissima del fondatore, e con essa i suoi sostenitori, lasciare il Movimento e seguire Grillo. A quel punto anche in Puglia e a Bari la conta sarebbe inevitabile, per quanto nel capoluogo insieme a Donno in molti sono già schierati dalla parte dell’ex premier, così come la maggior parte degli eletti in tutta la Puglia, fatta eccezione per l’ex candidata alla presidenza della Regione, Antonella Laricchia, una delle poche che potrebbe aderire all’eventuale nuova “cosa” di Grillo.

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News Politica Puglia

Pnrr, in Puglia i progetti arrancano: messo a gara solo il 25% degli importi

Secondo le elaborazioni contenute nel report della Regione Puglia, basate su dati estratti dalla piattaforma ReGiS coordinata dal Ministero dell’economia e dalla Ragioneria Generale dello Stato, si rileva come lo stato di attuazione dei progetti finanziati dal Pnrr, a gestione ministeriale, in Puglia sia un’operazione complessa per diverse ragioni.

Il problema

C’è un elevato numero di autorità e una complessa gerarchizzazione di soggetti coinvolti che rende farraginoso estrapolare i dati immessi nelle piattaforme di rendicontazione e informative. D’altronde, la stessa fonte primaria, la piattaforma Regis, è affiancata ad altre banche dati quali Bdap e quelle fornite da Italia domani e Anac. Così, vista questa difficoltà è ipotizzabile che i dati registrati a fine dicembre 2023 non siano perfettamente aderenti allo stato di attuazione dei progetti. A fronte di queste considerazioni, emerge che rispetto ai 15.551 progetti finanziati per un costo ammesso complessivo e coperto dai fondi del Pnrr di circa dodici miliardi e 300 milioni di euro, risulta che sono stati messi a gara progetti per un importo di poco superiore a tre miliardi e 35 milioni (appena il 25% del costo complessivo ammesso). Così come i pagamenti effettuati allo Stato ammontano a poco più di mezzo miliardo di euro, equivalente al 30% dell’importo delle gare.

Il territorio

Se si osserva la distribuzione per provincia emerge che Bari ha la massa più consistente di progetti e finanziamenti, pari a quattro miliardi e mezzo di euro, seguita da Lecce con tre miliardi e 300 milioni e da Foggia con due miliardi e 400, mentre quarta è Taranto con un miliardo e 900 milioni, Brindisi con poco più di un miliardo e 100 milioni di progetti e la Bat con un miliardo secco. Per quel che concerne gli interventi secondo le sei missioni originarie del Pnrr, la parte maggiore dei progetti pugliesi è riferita a Istruzione e ricerca con cinque miliardi di interventi, seguono Digitalizzazione e cultura con quasi quattro miliardi e Rivoluzione ecologica con tre e mezzo. Inclusione e Sanità, le altre due missioni del Pnrr, raccolgono rispettivamente 700 e 800 milioni di euro di investimento. Irrilevante la quota destinata a infrastrutture con appena 34 milioni. Infine, sempre secondo l’elaborazione della Struttura speciale di monitoraggio dell’attuazione regionale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, allocata nel gabinetto del presidente della Regione, Michele Emiliano, guidato da Roberto Catalano, emerge che la maggior parte dei progetti avviati, cantierizzati e in fase di attuazione, quasi il 50%, è in capo al ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, mentre ruotano tutti intorno al dieci per cento gli interventi gestiti dai ministeri dell’Ambiente e della sicurezza energetica, della Salute e dell’Istruzione del merito. L’8% è del ministero dell’Interno e il quattro e mezzo del dicastero dell’Università e della ricerca. Da rilevare come soltanto poco meno dell’1% dei fondi è gestito dal ministero del Lavoro.

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News Politica Puglia

M5S, Beppe Grillo chiude al terzo mandato: tremano i pentastellati pugliesi

Ha avuto l’effetto di un terremoto: ha sconvolto le vacanze e ha fatto vibrare chat e smartphone di buona parte degli eletti del Movimento 5 Stelle che, tra un tuffo e un aperitivo nei luoghi di vacanza, si sono rincorsi per commentare quello che i media battevano come la notizia politica del giorno. Beppe Grillo, fondatore con Gianroberto Casaleggio della forza politica che ha rivoluzionato il panorama istituzionale italiano, ha detto in un post sul suo blog che «simbolo, nome e limite di due mandati elettivi sono valori non negoziabili», mettendo una pietra tombale sulle intenzioni del presidente Giuseppe Conte (a cui quasi tutti i dirigenti pugliesi, in ragione della stessa appartenenza territoriale, fanno riferimento) di trasformare i grillini in un partito tradizionale.

Gli effetti sul Consiglio

Le indicazioni di Grillo, se non dovessero intervenire esuberanze da parte dello stesso comico e garante del Movimento, infatti, rotolano una pietra tombale sulle aspirazioni di molti nel voler prolungare la permanenza, spesso con lauti compensi, nelle istituzioni nazionali e territoriali. A partire dai cinque consiglieri regionali che sono stati tutti rieletti nel 2020, dopo essere entrati in aula nel 2015. Così per il capogruppo Marco Galante, per l’ex assessora Rosa Barone, per l’ex delegata alla cultura Grazia Di Bari, per l’ex candidata presidente Antonella Laricchia e per Cristian Casilli questo potrebbe essere l’ultimo anno nell’aula di via Gentile, dopodiché o avranno la possibilità, come è stata offerta a molti ex parlamentari, di ottenere incarichi retribuiti all’interno del gruppo oppure dovranno tornare alle loro attività originarie.

Gli effetti sul Parlamento

Stessa sorte anche per i parlamentari rieletti nel 2022 che andranno a scadenza nel 2027, se la 19esima legislatura dovesse compiere il suo completo percorso quinquennale. Tra quanti dovranno lasciare la politica attiva, secondo il dettato di Grillo, il coordinatore regionale Leonardo Donno, Giorgio Lovecchio, Marco Pellegrini, Gianmauro Dell’Olio, Patty L’Abbate, Carla Giuliano, tutti membri della Camera dei deputati. Così come sarà costretta a lasciare il Senato Gisella Naturale, mentre per Antonio Trevisi potrebbe esserci una nuova opportunità visto il suo recente passaggio nel gruppo di Forza Italia a Palazzo Madama. Anche gli europarlamentari Mario Furore e Valentina Palmisano sono dei “veterani”, ma per loro c’è la consolazione che il secondo mandato è appena iniziato e fra cinque anni, tempo biblico per la politica, tutto potrebbe nuovamente cambiare.

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Brindisi News Politica Puglia

Salvini-Tajani, sì a Fitto: ok alla candidatura del ministro a commissario Ue

Giorgia Meloni incassa il placet dei due vicepremier e tira dritto verso l’indicazione di Raffaele Fitto quale commissario europeo per l’Italia. Nella giornata di ieri sia Antonio Tajani che Matteo Salvini pubblicamente hanno detto sì al ministro degli Affari europei con deleghe a Sud, Coesione territoriale e Pnrr.

Le parole di Tajani e Salvini

In mattinata, all’interno di un’intervista a un quotidiano, il leader di Forza Italia a domanda specifica ha risposto: «Se ne parlerà con Ursula Von der Leyen, io credo che lui sarebbe la scelta migliore. È preparato e ha esperienza in Europa, fondamentale per trattare i dossier. Sostituirlo come ministro non può essere un problema: tanti conoscono le dinamiche di un ministero in Italia, pochissimi quelle europee, e lui le conosce. È l’uomo giusto», chiosa il ministro degli esteri che dell’Unione europea è stato presidente del Parlamento. Poche ore dopo, all’interno di una diretta social, il segretario della Lega rinforza il nulla osta: «Fitto ha tutti i numeri per essere un ottimo commissario europeo indicato da questo Governo».

La road map di Meloni

Ottenuto il via libera dai soci di maggioranza, la roadmap di Meloni potrebbe prevedere un atto formale in consiglio dei ministri, probabilmente giovedì 29 agosto il giorno prima della scadenza dei termini, fissati dalla presidente della Commissione europea nella lettera inviata ai 27 Paesi dell’Unione subito dopo la sua elezione da parte del Parlamento di Strasburgo a metà luglio con cui ha chiesto di indicare i nomi di coloro che siederanno nell’esecutivo comunitario.

Quindi, per Fitto la strada verso palazzo Berlaymont sembra spianata. Anche le ipotesi che una delega di minor peso possano indurre Palazzo Chigi a virare su un nome alternativo come la direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, o il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, sembrano più exit strategy che vere opzioni. Resta solo il nodo di come e quanto spacchettare il portafoglio di deleghe detenuto da Fitto, ma su questo ci saranno tempi e modi per stabilire criteri e competenze a partire dall’ipotesi di un ritorno al Ministero dell’economia del pacchetto Pnrr, che sembra essere stata l’offerta alla Lega da parte di Fratelli d’Italia per il via libera a Fitto.

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Brindisi News Politica

Meloni, al vertice in masseria spunta Fontana: si riapre la partita su Rai e Ue

A sorpresa il vertice, annunciato da settimane, tra la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il suo vice Matteo Salvini è rimbalzato sulle chat e nelle telefonate tra i dirigenti delle opposizioni perché ai cancelli di masseria Beneficio, dove la premier sta trascorrendo le vacanze con i familiari, si è presentato anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Che c’entra un’alta figura istituzionale in un vertice politico?», si sono chiesti dal campo largo. Anche perché, annusate le voci interne alla maggioranza, Meloni e Salvini si sono affrettati ad allargare telefonicamente la discussione all’altro vice, Antonio Tajani di Forza Italia. Un invito che ha trasformato quello che all’inizio era stato definito “un semplice saluto” in un vero e proprio summit. Tanto che, al termine, Meloni ha aggiornato la discussione al 30 agosto. A Roma questa volta. Una data che segue immediatamente il consiglio dei ministri in cui si dovrà decidere chi indicare a Ursula Von der Leyen quale commissario europeo per l’Italia.

La posizione di Fitto

Una scelta che è stata oggetto dell’incontro di ieri e su cui resta ancora in pole il nome del ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto. Una figura che è nel gradimento della stessa presidente della Commissione europea e su cui Meloni non avrebbe dubbi se non fosse per il grattacapo che seguirebbe circa la distribuzione delle deleghe detenute attualmente dall’esponente politico di Maglie. Incentrato sul dossier europeo e sulle questioni interne come le nomine in Rai e nelle Ferrovie dello Stato – e soprattutto la manovra economica che sarà il cahiers de doléances della ripresa – l’incontro a bordo piscina, tra caffè e apertivo rigorosamente con prodotti pugliesi, si è prolungato dalle 15.30 fino a oltre le 18 ed è stato caratterizzato dalle poche parole pubbliche rilasciate da Meloni.

Il caso di Arianna Meloni

Dichiarazioni circa la polemica che ha investito in questi giorni sua sorella, a cui alcuni esponenti dell’opposizione hanno imputato la presenza “inopportuna” ad un vertice proprio sulle nomine pubbliche. Un’accusa che ha fatto ipotizzare, come scritto ieri dal direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti, una possibile “macchinazione” in atto da parte di alcune forze di opposizione insieme a qualche magistrato per aprire inchieste sui dirigenti di Fdi, a cominciare proprio dalla sorella della presidente del Consiglio. Secondo Meloni «è uno schema già visto con Silvio Berlusconi e se fosse vero sarebbe gravissimo».

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Italia Politica Puglia

Valle d’Itria, blitz nella masseria di Meloni. «È per la sicurezza nazionale»

Con in mano un fantomatico progetto per un innovativo sistema militare per la sicurezza nazionale, ieri mattina due uomini hanno tentato di consegnarlo alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, bussando al cancello della Masseria Beneficio, nelle campagne della Valle d’Itria. Dopo aver parcheggiato l’auto davanti all’ingresso dove la premier sta trascorrendo i suoi giorni di vacanza, i due, residenti nella provincia di Brindisi, hanno candidamente citofonato spiegando il loro intento. Dopo il primo “no grazie” pronunciato al citofono la sicurezza si è avvicinata chiedendo cortesemente ai due uomini di spostare l’auto e di allontanarsi.

Il progetto a Crosetto

Stando a quanto dichiarato dalle due persone, il loro obiettivo era far pervenire questo progetto al ministro della Difesa Guido Crosetto che «non può rimanere all’oscuro del suo contenuto». Intanto, il buen retiro della leader di Fratelli d’Italia è già in linea con le tradizioni consolidate da cinque anni di vacanze estive nella stessa location.

Le bontà pugliesi

Anche ieri sono giunti nella masseria, alcuni prodotti tipici pugliesi preparati per la premier che, tra la pace e all’ombra degli ulivi pugliesi, continua a occuparsi dell’agenda di governo e della politica estera soprattutto. Infatti, sempre nella giornata di ieri Meloni ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, a cui ha ribadito il convinto sostegno dell’Italia alla mediazione guidata da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Nel riconoscere il diritto all’autodifesa di Israele, il presidente del Consiglio ha sottolineato l’importanza di una de-escalation a livello regionale, incluso lungo il confine israelo-libanese dove è presente la forza di interposizione delle Nazioni unite, Unifil, in cui l’Italia gioca un ruolo di primo piano. Così come sono giunte le note polemiche su una presunta presenza della sorella, Arianna, a un vertice per le nomine Rai che ha fatto levare gli scudi alle opposizioni. Al termine degli impegni di lavoro, però, Meloni non ha rinunciato a una passeggiata nel centro di Ceglie in compagnia della sorella, che è stata raggiunta dal marito, Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura. Così come ha varcato il cancello il compagno della stessa premier Andrea Giambruno. Le due signore si sono concesse un gelato in centro, per poi far ritorno a Beneficio.

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News Puglia Sviluppo e Lavoro

Energia da fonti rinnovabili in Puglia: per i nuovi parchi eolici quasi 4mila posti di lavoro

La transizione ecologica potrebbe essere un buon affare, anche per il mondo del lavoro e, di conseguenza, per il mondo giovanile del sud. Secondo lo studio elaborato, all’inizio di quest’anno, da The European House Ambrosetti, ipotizzando di realizzare in Italia 20 gigawatt entro il 2050, si potrebbero generare circa 27mila nuovi occupati, 1.350 per ciascun gigawatt realizzato.

Il caso pugliese

Per quanto riguarda la Puglia, per lo sviluppo dei due parchi eolici galleggianti proposti dal partenariato Nadara-BlueFloat Energy, ‘Kailia’ al largo della costa di Brindisi e ‘Odra’ al largo della costa meridionale della provincia di Lecce, Ksenia Balanda, direttore generale del partenariato, ricorda che «per la fase di costruzione di ciascun parco prevediamo di occupare 1.500 persone con picchi di 4mila, mentre, durante l’esercizio trentennale, saranno circa 150 gli addetti alla manutenzione di ogni impianto. Poiché serviranno figure professionali, anche specializzate, prevediamo di formare numerose risorse umane presenti sui territori».

Energia meridionale

Insomma, dal punto di vista dell’energia, il Mezzogiorno si conferma essere il serbatoio green del Paese con oltre il 39 per cento del totale dei gigawattore generati da fonti rinnovabili. Proiezioni che fanno immaginare che al sud si possa restare. D’altronde, che l’emigrazione per motivi di lavoro possa essere solo una libera scelta e non più dettata dalla necessità per tanti giovani, soprattutto quanti possiedono qualifiche, specializzazioni e skill, lo conferma anche la congiuntura economica del Mezzogiorno, che dopo un 2023 positivo con il Pil a più 1,3 per cento rispetto al più 0,9 dell’Italia, certifica la crescita anche nel 2024, contribuendo attivamente alla competitività del Paese.

Lo studio

Numeri che emergono dall’ultima edizione del “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno” pubblicato da Srm, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo. Dall’analisi emerge una crescita dell’export: nel primo trimestre dell’anno si registra un più 5,8 per cento, in controtendenza con il dato nazionale che vede un calo del 3,5. Aumenta l’occupazione: a fine 2023 nel Mezzogiorno si contano 6,3 milioni di occupati, quasi il 27 per cento del totale Italia, con una crescita maggiore del dato nazionale, più 3,1 contro più 2,1. Si rafforza il tessuto imprenditoriale: nonostante un lieve calo delle imprese, cresce il numero delle società di capitale di oltre il 4 per cento nel primo semestre 2024 rispetto al dato 2023 che segnava più 3,3 in tutta Italia. Infine, al sud a luglio si contano anche 607 piccole e medie imprese innovative, pari al 21 per cento dell’intera Italia e in crescita del 16,3 per cento rispetto all’anno precedente, quando la crescita nazionale è stata del 13,4; le startup innovatine, dal canto loro, sono 3.702, il 28,8 per cento di tutto il Paese e, nonostante un calo, mostrano performance migliori rispetto al dato nazionale con -1,7 contro -7,2 per cento. Se a tutto questo si aggiungono i dati del turismo, l’ottimismo è d’obbligo: con oltre 24,3 milioni di arrivi e 86,1 milioni di presenze, tra cui molti stranieri, si raggiunge quasi la parità con i valori pre-pandemici. Le sole presenze estere hanno già raggiunto il 101 per cento e le previsioni per il 2024 non lasciano dubbi sul pieno recupero di tutti i valori. «Come ormai tradizione, il Panorama di mezz’estate fa il punto sul quadro socioeconomico del Mezzogiorno, sui punti di forza e sulle leve che possono guidarne la crescita», afferma Massimo Deandreis, direttore generale Srm, che aggiunge «Le prime stime 2024 del Pil meridionale, le buone dinamiche dell’export ed il costante rafforzamento del tessuto produttivo confermano la tendenza ad un riallineamento dell’economia del Sud alla media italiana. Ci sono quindi chiari segnali che un processo di convergenza, dopo lunghi anni in cui il Mezzogiorno cresceva sempre meno del resto d’Italia, si è avviato».

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Italia Politica

Nomine Ue, spunta il nome unico: per l’Italia il ministro Fitto resta in cima alla lista

Nel giorno in cui il Parlamento inizia la pausa estiva, dopo la corsa forsennata per approvare una decina di decreti alcuni dei quali in scadenza, Giorgia Meloni non riesce a confrontarsi con i suoi due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, in quel vertice a tre che si era ipotizzato nei giorni scorsi. Le distanze sono tante, dalla Rai ai balneari per fare solo gli esempi più noti: «è preferibile prendersi qualche giorno di riposo e affrontare i dossier più scottanti dopo la pausa», raccontano alcuni parlamentari.

I nodi

Anche perché la vertenza “spiagge” riguarda i rapporti con Bruxelles, tanto che si fa sapere come arriverà presto un riordino: è il messaggio fatto filtrare sia in direzione delle associazioni di categoria sia della Commissione europea. Ma l’intesa sulla soluzione tra gli alleati ancora non c’è. Se ne riparlerà prima della fine agosto, quando tornerà a riunirsi il Consiglio dei ministri e quella dovrebbe essere anche l’occasione per condividere l’indicazione del commissario italiano da ufficializzare poi a Bruxelles. Il nome in cima alla lista rimane quello di Raffaele Fitto. Con la novità che potrebbe rimanere l’unica proposta, visto che anche altri Stati membri, notano in maggioranza, hanno avanzato una sola candidatura e non due, come chiesto da Ursula von der Leyen per garantire la parità di genere all’interno del nuovo esecutivo europeo.

I dubbi

Certo rimangono i dubbi su come e quando sostituire il ministro plenipotenziario, che gestisce Pnrr, fondi di coesione, il Mezzogiorno e pure i rapporti con la Ue, ma soprattutto in Fratelli d’Italia scommettono che alla fine sarà il ministro pugliese il prescelto, «è bravissimo dalla parte di chi deve chiedere, ancora meglio averlo dalla parte di chi decide», uno dei ragionamenti. Per quanto riguarda, invece, l’attività parlamentare da coordinare alla ripresa, quando sarà da comporre anche la terza legge di Bilancio del governo Meloni, Alfredo Mantovano, raccontano, si è raccomandato coi ministri di non esagerare con gli emendamenti all’ultimo decreto approvato, un omnibus che facilmente si presterebbe, invece, al classico assalto alla diligenza.

La partita

Infine la partita delle tre regioni chiamate al voto in autunno: Liguria, Umbria ed Emilia Romagna che rischiano di non essere favorevoli alla coalizione che guida il governo. Non è ancora stato deciso se alla fine ci sarà o meno un election day o se invece si affronterà una prolungata campagna elettorale che impatterà inevitabilmente sul clima sempre pieno di insidie quando si apre la stagione del bilancio.

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