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Al Bano si confessa: «La mia vita? Una tragedia pugliese. Con Romina un grande amore»

Non è il caso di dire “buona la prima”. Quando all’ora stabilita provo a raggiungere Al Bano al telefono, scatta la segreteria telefonica. «Tim, messaggio gratuito…». E le speranze di intervistare il cantante salentino si avvicinano improvvisamente, irrimediabilmente allo zero. Un’ora squilla il telefono. «Eccoci, sono Albano». Il cantante è appena atterrato all’aeroporto di Brindisi, dopo qualche giorno di vacanza in Sardegna.

Come nasce Al Bano cantante?

«Ho sentito già all’età di 6 anni la voglia di cantare. Poi ho capito che potevo farlo anche di professione. È successo in maniera spontanea, a casa cantavano tutti. Mio padre era un contadino, il rapporto tra il canto e la cultura contadina è consequenziale».

E se non fossi riuscito a fare il cantante?

«Non ho mai pensato di fare un altro mestiere. Tutto quello che avevo in mente di fare è arrivato grazie al lavoro intenso e alla dedizione».

Gli inizi a Milano negli anni ’60.

«Dopo i primi approcci qui in Puglia ho capito che non era la terra giusta per sviluppare quello che avevo in mente. E allora Milano».

Che era una città completamente diversa da quella che è oggi…

«Gli unici terroni eravamo noi del sud Italia. Oggi è una città multietnica, multilingue, “multidelinquenza”, multi tutto. È cambiata tanto, peccato».

C’è qualcosa in particolare che ricorda con nostalgia?

«La nebbia che non finiva mai. Ti annullava, eri da solo in mezzo a una città che non vedevi».

La leggenda la vede da ragazzo sempre al centro di scazzottate…

«Il Vangelo dice “porgi l’altra guancia”. Io invece sono stato sempre in difesa, per far capire che non ero un soggetto facilmente addomesticabile».

Ha iniziato con “Il Clan” di Celentano. Cosa ha rappresentato per lei quell’opportunità?

«Un miracolo. Ci sono entrato nel 1964, lavorando con lui 2 anni. Eppure gli sono sempre stato lontano, per rispetto e timidezza».

Che tipo era Celentano?

«Lo osservavo molto, cercando di carpirne l’intelligenza. Un istrione, l’uomo che ogni sera inventava un nuovo spettacolo. Gli stessi passi, gli stessi movimenti, le stesse luci, le rose: lo show business».

A cosa si ispirava da ragazzo quando scriveva?

«Ho sempre scritto di quello che mi toccava. Della tristezza che vivevo. Sono nato in una terra che potenzialmente aveva tutto per essere felice, eppure dovevo lasciarla. Prendere il treno, tagliare le radici, non è stato facile. Ma l’ho reso facile».

Sono limiti che vede ancora oggi nella Puglia?

«Fortunatamente le cose stanno cambiando. La Puglia non è più quella di una volta. Purtroppo però ha ricevuto uno schiaffo nell’anima, violento e immeritato: la moria degli ulivi millenari a causa della Xylella».

Dopo il “Clan” arriva il successo con “Nel sole”, il brano che le ha fatto conoscere Romina Power…

«È stata la chiave per entrare nel cinema, cosa che non mi aspettavo. Mi ha fatto incontrare i miei idoli Ciccio Ingrassia e Franco Franchi, oltre a Montesano e Loretta Goggi. E anche Romina. È stata una cosa arrivata senza cercarla, ma è andata così. È la vita».

Si può dire Romina sia stata il grande amore della sua vita?

«Si può dire tranquillamente».

Eravate la coppia d’Italia, sulle copertine di tutti i giornali…

«Un periodo straordinario, fantastico».

Pensa che questa attenzione mediatica ti abbia fatto percepire dal pubblico come personaggio prima che come artista?

«So perfettamente quello che mi è successo. E se il mio destino era quello, l’ho vissuto e affrontato».

Sembra fatalista se parla così.

«Da giovane ho letto molte tragedie greche. E tante cose che incontravo nei libri e non mi appartenevano, poi sono state parte della mia vita».

La sua vita come una tragedia greca quindi…

«La mia è una tragedia pugliese».

È stata la scomparsa di vostra figlia Ylenia a incrinare il rapporto tra voi?

«So che tutti hanno voglia di capire, di sapere. Io non ci sono riuscito, ma mi sono sempre affidato al buon Dio. Che sia fatta la sua volontà».

Parliamo di vino, una sua passione. Com’è fare il vinicoltore?

«Mi sto dedicando all’inaugurazione della mia terza cantina. Il vino fa parte del mondo della mia infanzia. Ovviamente non lo faccio come lo faceva mio padre, ma secondo i crismi di questa nuova era».

Cosa risponde agli attacchi che ha ricevuto dopo la stecca presa cantando l’inno nazionale, prima della scorsa finale di Coppa Italia?

«Dico che ho avuto un coraggio da animale. Chi mi critica vada a riascoltare la registrazione. Nessuno mi ha dato un accordo, come da patti. Sentivo solo le tifoserie delle squadre. Una cosa assurda. Poi ho conclusa alla “Al Bano”, inventando il finale nuovo. Con questo non voglio difendermi, ma solo spiegare in che condizione ho dovuto cantare. Aggiungerei dicendo agli italiani che quando c’è l’inno nazionale bisognerebbe alzarsi in piedi, tutti insieme, per onorare il Paese. E non c’entra chi sta cantando. In quel momento sono un italiano tra gli italiani. C’è stata invece maleducazione. Ma il buon Dio ci ha messo la sua mano. Una settimana dopo quell’episodio ho cantato per Papa Francesco, che ha fatto dei gesti bellissimi nei miei confronti. Dopo il mal tempo, il bel tempo».
Prima di telefonarle, parlando con un mio amico giornalista mi ha detto «stai attento alle domande che fai ad Al Bano, o ti manda a quel paese».

Perché ha la fama di avere questo caratterino?

«Sarei un coglione se non avessi un carattere (ride ndr). Ma come ti ho detto sono sempre in difesa mai in attacco. C’è stato un giornalista che rompeva le scatole, e gli ho mollato una sberla che mi è costata dieci mila euro. Ma sono un uomo di pace».

Vuole dire qualcosa a Putin in questo momento storico, che in passato è stato suo amico?

«Voglio dire qualcosa a Putin come a tutti gli altri. Signori, non giocate con le armi. Perché state facendo male soprattutto a voi stessi».

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Brindisi Cultura e Spettacoli

Sorpresa al concerto di Umberto Tozzi a San Pancrazio Salentino: sul palco spunta Al Bano

Sorpresa al concerto di Umberto Tozzi, ieri sera, al Forum Eventi di San Pancrazio Salentino. Sul palco è spuntato Al Bano e i due hanno duettato sulle note di “Nel sole“, brano dell’artista di Cellino San Marco.

Il live “L’ultima notte rosa” di Umberto Tozzi, che si è svolto ieri nell’ambito della rassegna Stupor Mundi, è stato un viaggio musicale tra i suoi più grandi successi, tra cui due inediti (uno dei quali, “Vento d’aprile”, dedicato a una bambina «ora in paradiso»).

Quella di San Pancrazio Salentino è stata l’unica data pugliese del tour realizzato dalla New Music Promotion prima dell’annunciato ritiro dalle scene pubbliche.

In questa sequenza di spettacoli (30 in Italia e altrettanti all’estero), che toccherà tre continenti tra il 2024 e il 2025, l’artista torinese è accompagnato da un’orchestra di 21 elementi, l’Ensemble Symphony Orchestra.

Umberto Tozzi ha proposto le hit più significative della sua carriera, iniziando il concerto proprio con “Notte rosa“. Poi “Ti Amo“, indimenticabile brano del 1977 che ha attraversato ogni confine con le sue numerose reinterpretazioni. E ancora: “Si può dare di più” (con cui ha vinto Sanremo nel 1987 insieme a Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri), “Tu“, “Gli altri siamo noi“, “Gente di mare” (brano portato al successo con Raf, che nel 1988 ha raggiunto il terzo posto all’Eurovision Song Contest), “Dimmi di no“, “Stella Stai“, “Lei“, “Immensamente“, “Qualcosa qualcuno“, “Il grido“, “Dimentica dimentica“, “Io muoio di te“, “Eva“, “Gli innamorati“.

Poi l’intermezzo del duetto con l’amico Al Bano, i due inediti “Vento d’aprile”, dedicato a Elisa, una bambina di 5 anni morta di leucemia, e “Torna a sognare“, per finire con la hit mondiale “Gloria“, scelta per la colonna sonora del film di Martin Scorsese “The Wolf of Wall Street”, ma anche per il film cult “Flashdance” diretto da Adrian Lyne.

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Brindisi Cultura e Spettacoli

Da Cellino a Parigi, Al Bano alle Olimpiadi: canta “Felicità” e incontra Snoop Dogg

È ambasciatore della International Judo Federation e ieri a stento ha contenuto la gioia – o meglio, la “felicità” – per l’oro vinto nella disciplina dall’azzurra Alice Bellandi alle Olimpiadi di Parigi 2024.

Suo malgrado tra i protagonisti di questa edizione dei Giochi c’è anche Al Bano Carrisi. Il cantante di Cellino San Marco, già qualche giorno fa, aveva pubblicato alcuni post su Instagram mentre cantava uno dei suoi brani più noti – “Felicità”, appunto, con cui ha coinvolto tutto il pubblico – nell’Arena della International Judo Federation e, ieri, a margine delle gare che hanno incoronato Bellandi campionessa olimpica ha anche incontrato uno degli artisti “agli antipodi” rispetto alla sua musica: il rapper statunitense Snoop Dogg, tra i tedofori delle Olimpiadi.

È lo stesso Al Bano ha condividere le foto su Instagram. «Due opposti musicali, Snoop Dogg ed io, ci siamo conosciuti durante le gare di Judo a Parigi per i giochi olimpici e mi ha detto di essere nato a Corleone… Ovviamente io non ci credo e so perché ma anche lui lo sa! Comunque, simpaticissimo», scrive l’artista pugliese.

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