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«Poliziotto per sempre»: Andria in festa per i 100 anni dell’ex sovrintendente Ciro Rizzi – VIDEO

Un secolo di vita che per quasi la metà, 45 anni, ha vissuto con indosso la divisa della Polizia di Stato. L’ex sovrintendente Ciro Rizzi ha festeggiato i suoi 100 anni, ieri sera, in quella che è diventata la “sua” Andria insieme al questore Alfredo Fabbrocini e alla sindaca Giovanna Bruno.

Nato a Foggia il 5 agosto del 1924, unico maschio in una famiglia di sei figli, si è arruolato nelle fila della Polizia di Stato nell’immediato dopoguerra e, dopo aver svolto servizio tra Napoli, Benevento e in provincia di Frosinone, fu trasferito alla Questura di Bari, per poi essere assegnato al commissariato di Andria a metà degli anni ’50, dove è rimasto fino alla pensione, nel 1983.

Come omaggio Ciro ha ricevuto un dipinto realizzato dalla pittrice Antonella Filannino, che lo raffigura, in giovane età mentre indossa la divisa ordinaria delle guardie di Polizia di Stato nei primi anni della sua carriera.

«Un poliziotto, è poliziotto sempre» le parole del Questore Alfredo Fabbrocini.

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Andria, nel 2023 trattati 60 uomini nei centri antiviolenza: scatta l’accordo con la Questura

Nel 2023, il centro antiviolenza Riscoprirsi ha trattato 60 uomini. È quanto emerso nel corso della presentazione dell’intesa siglata tra la Questura e il centro che, dal 2018, si occupa anche di uomini che non riescono a riconoscersi aggressivi e che commettono atti di violenza contro le donne.

Patrizia Lomuscio, responsabile del centro nato nel 2009, ricorda che i numeri si moltiplicano «negli anni perché se nei primi tre anni di attività avevamo poche decine di uomini, dal 2022 sono aumentati. Una crescita spiegata forse dalla consapevolezza acquisita» e aggiunge che «le recidive sono state solo due».

Il questore della Bat, Alfredo Fabbrocini, ha spiegato che «la novità del nostro protocollo è che quando ai presunti maltrattanti viene da noi notificato il provvedimento di ammonimento, scatta il primo colloquio con l’équipe del centro in quanto alcune volte, il percorso non funziona perché il maltrattante non lo frequenta. Noi non gli diamo questa possibilità». La questura, ha aggiunto, monitora «anche la vittima affinché non si senta sola o abbandonata».

Il protocollo intende fare «prevenzione e rieducazione – ha continuato Fabbrocini – per evitare la recidiva. Abbiamo un dovere morale con le vittime. Quando la vittima non denuncia e non ci informa di quello che succede, forse possiamo anche avere delle giustificazioni. Ma nel momento in cui lo sappiamo, giustificazioni non ne abbiamo più. E quel caso non si può, non si deve verificare ancora».

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