Categorie
Ambiente e Sostenibilità News Politica Taranto

Ex Ilva, Urso precisa: «La sentenza della Corte Ue si basa su dati superati»

Sull’ex Ilva di Taranto il governo non ha dubbi che la chiusura sia scongiurata, «la sentenza della Corte di Giustizia Ue si basa su dati ormai superati», ha affermato il Ministro Urso che ha poi ricordato «l’impegno profuso dal Governo sin dal primo giorno della legislatura e ha ribadito che, sei mesi fa, è stata scongiurata la chiusura dell’ultimo altoforno, evento che avrebbe compromesso l’intero stabilimento. Inoltre, ha ricordato che sono state attivate tutte le procedure necessarie per la messa in sicurezza dello stabilimento, la ripresa produttiva e l’assegnazione a nuovi operatori industriali», insomma nulla che possa far pensare alla chiusura dello stabilimento.

Fatto sta che proprio da ieri circolano foto di cataste di legno che servono all’altoforno proprio in prossimità dello stabilimento.

La storia

Lo stesso ministro sottolinea che si è pronti a tutto, ma è chiaro che si sta andando verso la direzione di tenere aperto lo stabilimento o meglio specifica il ministro: «La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea si basa su dati ormai superati ma lo stop alla produzione è un rischio che il governo Meloni è pronto ad affrontare» ecco queste le parole del ministro delle Imprese Adolfo Urso in una intervista alla testata online ilSussidiario.net.

Il fermo della ex Ilva di Taranto sarebbe la conseguenza della decisione della Corte su ricorso dei cittadini tarantini. Un mese fa la sentenza storica: «Se l’acciaieria presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, il suo esercizio dovrà essere sospeso” hanno scritto i giudici di Lussemburgo sottolineando che dovrà essere il tribunale di Milano a valutare i rischi. «Sei mesi fa abbiamo preso il controllo dell’azienda, – ha detto Urso – e attivato tutte le procedure per la messa in sicurezza dello stabilimento e per l’assegnazione a nuovi player produttivi».

Categorie
Ambiente e Sostenibilità Sviluppo e Lavoro Taranto

Ex Ilva, Urso: «Valutiamo anche lo stop». Turco: «E i fondi per la decarbonizzazione?»

«La sentenza della Corte Ue per l’ex Ilva si basa su dati superati», dice così il ministro Adolfo Urso in una intervista a Sussidiario.it anticipando il suo discorso al meeting Cl di Rimini e scoppia la bomba. Il rappresentante del governo non ha dubbi e ricorda che sì il governo è pronto ad affrontare l’eventuale chiusura, ma ricorda pure, tranquillo, le decisioni prese: «Sei mesi fa siamo riusciti a prendere il controllo dell’azienda. Abbiamo attivato tutte le procedure per la messa in sicurezza dello stabilimento e la ripresa produttiva e attivato già le procedure per l’assegnazione a nuovi player produttivi», afferma sicuro. Come dire tutto è fatto, dopo la pubblicazione del bando per poter andare avanti e continuare con la produzione. Tutto qua?

La polemica

A questo punto scoppia la polemica. Al senatore e vicepresidente del M5s Mario Turco l’affermazione del ministro non piace e si chiede perché «sprecare denaro pubblico con i prestiti concessi per oltre mezzo miliardo di euro destinandoli al rifacimento di altiforni nefasti a carbone e alla trasformazione di Afo 2 a inceneritore dove bruciare tonnellate di plastiche?». Per il parlamentare il ministro non fa altro che sponsorizzare un bando di vendita che, al suo interno, non prevede alcuna riconversione industriale, ma solo la continuità dell’attività della fabbrica. E quel bando a suo dire va annullato.

«Chi decarbonizza?»

«La decarbonizzazione di cui parla il ministro non esiste perche’ non finanziata e non programmata. – attacca Turco – Non si comprende chi dovrebbe realizzarla, né tantomeno come, quando e con quali soldi». E ancora il senatore aggiunge: «La verità è che si continuerà a produrre a carbone così come previsto nella nuova richiesta di Autorizzazione integrata ambientale, scaduta a febbraio 2023 e non ancora approvata», continua l’esponente del M5s.

Da qui la richiesta alla Commissione Europea di approfondire dove saranno «destinati gli ingenti prestiti che il governo ha concesso all’Ex Ilva, se sono compatibili con il Next generation EU, se violano la norma sugli aiuti di Stato e se saranno trasferiti sui futuri acquirenti», dice Turco. E in una stoccata finale, difficile da ignorare aggiunge: «Non vorremmo trovarci al termine di questo lungo processo così oneroso per le casse pubbliche con un pugno di mosche in mano e le tante promesse del ministro Urso evaporate al sole d’autunno». La posizione del M5S è chiara, il bando va annullato, prima di ogni altra cosa vanno cercate e annullate le fonti inquinanti e va avviata una riconversione economica.

Categorie
Ambiente e Sostenibilità News Salute Taranto

Ex Ilva, associazioni e personaggi pubblici: «Garanzie per la salute». A Taranto nuovo caso di “slopping”

Sedici tra associazioni e comitati, due sindacati e undici personaggi pubblici – tra cui Alessandro Bergonzoni, Fiorella Mannoia, Romina Power e Michele Riondino, denunciano che «il governo e i suoi commissari delle amministrazioni straordinarie di Ilva e Acciaierie d’Italia (AdI) stanno violando apertamente quanto deciso dalla Corte di Giustizia Europea, secondo la quale, in caso di pericolo grave per la salute e l’ambiente, l’attività di Ilva deve essere sospesa».

Per gli scriventi «il primo passo è stato l’invito agli operatori economici a manifestare il loro interesse ad acquistare i beni ex Ilva. Il secondo sarà una trattativa per negoziare con uno o più di essi le condizioni per l’aggiudicazione». Nel bando di gara, aggiungono, «si afferma esplicitamente, al punto 1.13, che i commissari straordinari di AdI stanno ponendo in essere tutte le attività propedeutiche al rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) a garanzia delle esigenze primarie di tutela della salute dei cittadini. Il governo quindi ammette che attualmente non esiste una valida Aia, scaduta un anno fa, e che la nuova dovrà svolgere le valutazioni sanitarie imposte come obbligatorie dalla Corte di Giustizia».

Ma il governo, obiettano associazioni e personaggi pubblici, «ha l’obbligo, prima di qualsiasi altra decisione, di attendere gli esiti degli accertamenti scientifici e non di anticiparli. Non può iniziare una procedura di vendita di una attività che, all’esito delle valutazioni sanitarie, potrebbe essere sospesa».

La Corte di Giustizia europea, concludono le associazioni (tra cui Genitori Tarantini, Peacelink e il sindacato Lavoratori metalmeccanici organizzati-Lmo), è stata però «lapidaria ed ha attribuito al Tribunale di Milano la competenza a stabilire se gli impianti debbano essere fermati o meno. Chiunque detenga gli impianti, se il Tribunale di Milano accerterà l’attualità di un grave rischio per la salute, dovrà fermarli».

Lo slopping

Ieri pomeriggio, intanto, nello stabilimento ionico si è verificato «l’ennesimo episodio di slopping» che «ha provocato la fuoriuscita di una densa nube di fumo rosso-violaceo, visibile per chilometri».

A denunciarlo è Giustizia per Taranto che parla di «un segnale di inefficienza e pericolosità delle strutture», ma anche di «un doloroso promemoria della battaglia che la nostra comunità è costretta a combattere ogni giorno contro l’inquinamento e la negligenza».

L’episodio di ieri, prosegue l’associazione, «dimostra una volta di più la fatiscenza e l’obsolescenza di un impianto pericoloso per i lavoratori e la popolazione locale».

Categorie
Ambiente e Sostenibilità News Sviluppo e Lavoro Taranto

Ex Ilva, il ministro ai sindacati: «Spero nel 2025». L’Ispra denuncia: «Nei test troppi veleni»

«Nessuna risposta concreta sulle numerose vertenze aperte, che interessano da anni migliaia di lavoratori, e sulla gestione degli effetti della transizione ecologica», lo dice Rocco Palombella, segretario generale della Uilm , all’uscita dell’incontro al Mimit con il ministro delle Imprese Adolfo Urso che invece snocciola dati e si dice soddisfatto per le oltre tre ore di incontro con i segretari confederali e i segretari dei metalmeccanici sulla politica industriale «che stiamo realizzando finalmente nel nostro paese e che ha già segnato dei dati estremamente positivi, oltre 800mila occupati in più dall’inizio della legislatura, oltre 66mila in più nell’industria manifatturiera e quasi tutti a tempo indeterminato, tra l’altro con una politica per il lavoro che è stata contraddistinta dal taglio del cuneo fiscale», dice il ministro.

L’auspicio

Il piano Made in Italy però non è ancora chiaro sull’ex Ilva di Taranto, il ministro si augura che entro la fine dell’anno o nella prima parte del 2025 «ci saranno dei player industriali di valore che possano rilanciare con noi quello che può tornare ad essere il principale sito siderurgico green d’Europa». L’Usb lo dice a gran voce a quella riunione è stato chiesto che sia lo Stato il regista e il garante, è della stessa idea la Cgil: «Per dare un futuro al nostro Paese fondato sul lavoro e sulla giustizia sociale, abbiamo chiesto quindi che il confronto e la discussione avvengano a palazzo Chigi, con la presidenza del Consiglio e tutti i ministeri coinvolti, con le organizzazioni sindacali e le associazioni imprenditoriali», dicono il segretario generale della Cgil Michele Landini e il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma.

La negoziazione

Il bando alla ricerca dei player è stato pubblicato ieri e, entro il 20 settembre inizieranno le procedure di negoziazione per il ministro. Ma i sindacati chiedono un incontro a Palazzo Chigi. Non basta un ministro solo per trasformare una azienda e decarbonizzarla.

La denuncia dell’Ispra

E mentre si parla di industria green e di decarbonizzazione a Roma ecco che arrivano i dati dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ebbene il 20 e il 22 luglio dalle acque analizzate, per quanto riguarda i controlli per gli impianti statali soggetti ad Aia, ci sono superamenti di cromo, azoto, ferro, fenoli. Tutti che superano la media concessa. I dati sono stati trasmessi in Procura, al ministero dell’Ambiente e all’Arpa Puglia. Pare che ad oggi nulla sia cambiato, anche con i commissari: l’ex Ilva continua ad avvelenare Taranto, in fondo quei canali sfociano nel mar Grande.

Categorie
News Sviluppo e Lavoro Taranto

Ex Ilva, il sindaco di Taranto insiste: «Prima viene la salute, poi i posti di lavoro»

«La salute prima di ogni altra cosa», lo dice il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, anche in attesa dell’appuntamento previsto per il 5 agosto a Roma.

Il bando e le scadenze

Un paio di giorni fa è stato pubblicato il bando dal ministero delle Imprese e del made in Italy – per la cessione dell’ex Ilva di Taranto. Le manifestazioni d’interesse dovranno essere presentate entro il 20 settembre, ed è richiesto un impegno per lo sviluppo della società e delle controllate, ma anche per la decarbonizzazione e per il mantenimento dei livelli occupazionali. I sindacati chiedono che non si facciano gli errori del passato e il sindaco batte sulla sua tesi: «Al centro di tutto deve esserci il bene della comunità. La tutela dell’ambiente e della salute sono dirimenti e vengono prima di tutto il resto, anche dell’occupazione. Mi pare che si sia creato un clima costruttivo, siamo pronti al confronto», dice Melucci sulla ‘nuova’ Ilva. Il governatore è sulla stessa linea, la sua lettera ad Urso è proprio per accellerare sulla decarbonizzazione. Da qui a qualche giorno si capirà il da farsi.

Anche Melucci ha parlato col minsitro: «Serve un accordo di programma fra Governo, Comune, Regione e azienda. Il punto di partenza, ovviamente, deve essere la fabbrica completamente decarbonizzata, altrimenti parliamo del nulla. L’accordo di programma deve garantire lo sviluppo sostenibile della città e del territorio per i prossimi dieci-dodici anni». Melucci lo ribadisce che le risorse non mancano. I fondi ci sono. Serve un partner importante e che non speculi.

L’acciaio green

«Bisogna costruire una serie di azioni che consentano alla fabbrica di produrre acciaio green, avviando nel contempo azioni di risanamento e recupero ambientale. Chiederemo interventi combinati che possano garantire tutti e rilanciare l’occupazione».
Il sindaco in questi mesi ha lavorato e aperto il dialogo anche con i commissari. E, a differenza dei sindacati aggiunge: «Per come è scritto il bando, mi pare che non si voglia favorire un approccio speculativo come quello di ArcelorMittal».

Le sei società

In base a quanto emerso le sei società che avrebbero bussato alla porta – e che ora dovranno mettere nero su bianco il proprio interesse – sono le due indiane Vulcan Green Steel e Steel Mont, il gruppo ucraino Metinvest, l’azienda canadese Stelco e due italiani per i quali si fanno i nomi di Arvedi e Marcegaglia.

Categorie
News Politica Sviluppo e Lavoro Taranto

Ex Ilva, sigle all’attacco: «Si scelga il nuovo socio senza fare “spezzatini”»

Da un lato i sindacati, dall’altro la politica, per l’ex Ilva è tempo ancora di incertezze. Il governatore Michele Emiliano nei giorni scorsi ha scritto al ministro Urso, chiedendo un tavolo tecnico per affrontare una crisi irreversibile che conta circa 4mila lavoratori in CIGS a cui si aggiungono le 1.500 unità di Ilva in AS e le centinaia di dipendenti dell’indotto. L’obiettivo è la decarbonizzazione, ma come? E con chi? Oggi anche i sindacati insorgono. Gli operai l’Usb scrivono: «Invitiamo il ministro Urso affinché, in vista della scelta del nuovo investitore: tenga bene a mente gli errori del passato», lo affermano Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’Esecutivo Confederale Usb, aggiungendo che «bisogna operare garantendo la tutela dell’ambiente e la tenuta occupazionale».

I posti di lavoro

I sindacati ricordano al ministro ciò che è stato detto appena qualche giorno fa, proprio a Taranto «a proposito del fatto che il riavvio dei tre altiforni rappresenta un passaggio obbligato verso la decarbonizzazione, e circa il mantenimento di tutti i lavoratori. La vendita va fatta in maniera complessiva, assolutamente no al cosiddetto spezzatino». I due sindacalisti osservano che «nel bando i diritti di tutti i lavoratori, diretti, appalto e Ilva in As, devono essere blindati». Un incontro dove ci si aspetta dal ministro delle risposte. «Ci aspettiamo intanto – concludono Rizzo e Colautti – che, a settembre, si riapra un confronto costruttivo sulle nostre proposte: incentivi all’esodo, lavoro di pubblica utilità e riconoscimento lavoro usurante e benefici per esposizione ad amianto».

La posizione della Cgil

Sulla stessa linea anche la Cgil: «Per la Fiom Cgil la garanzia occupazionale per tutti i lavoratori, la presenza dello Stato nel capitale, gli investimenti per la transizione e la decarbonizzazione prevedono risorse che solo aziende, con una solida struttura finanziaria e know how consolidato nel settore, sono in grado di assicurare e costituiscono prerequisiti necessari per presentare un’offerta per tutta l’ex Ilva», dichiarano in una nota Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil.

Uilm: No a nuovo Mittal

Forte anche la posizione della Uilm: «Dopo otto anni per l’ex Ilva è tutto da rifare. Per evitare che si ripetano gli errori del passato, dal governo ci aspettiamo la massima responsabilità nella scelta dell’investitore che comprerà l’ex Ilva. Non potremmo tollerare un nuovo Mittal perché è fondamentale che la più grande azienda siderurgica italiana sia guidata da un Gruppo che abbia la volontà di mettere in campo un piano ambientale», lo afferma il segretario della Uilm Rocco Palombella

Exit mobile version