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Bari, dopo il caos è stallo nel Movimento 5 stelle: per la Giunta ipotesi Carelli

È stallo nel Movimento cinque stelle barese che ha ormai meno di una settimana per cercare di superare le fratture interne, dopo la decisione dei consiglieri Antonello Delle Fontane e Italo Carelli di uscire dalla maggioranza del sindaco Vito Leccese in protesta contro la scelta dei vertici provinciali di designare assessore Raffaele Diomede (a cui dopo 48 ore di attesa il primo cittadino ha deciso di revocare la delega e procedere per il momento con una Giunta di soli nove assessori). I nodi andranno infatti sciolti entro la prossima riunione dell’assise cittadina che potrebbe essere convocata già il 5 settembre, data in cui toccherà ai consiglieri eleggere finalmente il presidente dell’aula Dalfino e dare avvio a pieno titolo alla macchina amministrativa.

I confronti interni

Negli ultimi giorni si è affacciata sul campo l’ipotesi che l’assessorato mancante possa essere assegnato proprio a Italo Carelli, scelta che per i due rappresentati del Movimento 5 stelle in aula Dalfino potrebbe portate a una ricomposizione del campo largo e al rientro in maggioranza dei pentastellati. Ma le incertezze sono ancora molte e il confronto interno al partito si è trasferito dal capoluogo pugliese a Roma, nelle mani dei vertici nazionali. La partita è molto più ampia e riguarda anche lo scontro interno ulteriore che si sta consumando tra il fondatore del Movimento Beppe Grillo e il leader penstastellato Giuseppe Conte. Visto che un ruolo importante nella vicenda barese è stato sostenuto dai sostenitori di Paola Taverna, vicepresidente vicario nazionale dei pentastellati a cui fa riferimento il coordinatore cittadino e sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato, il primo a proporre a Leccese di indicare in giunta Raffaele Diomede. Per il coordinatore regionale del Movimento vicino all’ex premier Conte, Leonardo Donno, la soluzione andrebbe invece ricercata internamente. Per questo sanno salendo le quotazioni dello stesso consigliere Italo Carelli.

Gli alleati

In attesa resta invece il Partito democratico, fiducioso per il momento che ci possa essere una ricomposizione del campo largo, anche se la soluzione sembra per il momento essere ancora lontana. Giovedì dovrebbe esserci un incontro tra Gianfranco Todaro e gli eletti dem in aula Dalfino per fare un punto della situazione e capire chi designare capogruppo e come distribuirsi nelle commissioni. Nonostante sembri certa l’elezione a presidente del Consiglio comunale di Romeo Ranieri, rappresentante di “Con”, formazione politica che fa capo al presidente della Regione Michele Emiliano, bisogna capire come si comporteranno in aula gli eletti vicini al deputato Marco Lacarra che potrebbero invece propendere per l’elezione di Marco Bronzini.

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Caos M5S, adesso la resa dei conti: la questione barese si decide a Roma

Il giorno dopo le turbolente vicende che hanno costretto il sindaco di Bari, Vito Leccese, a dichiarare che «per ora la giunta proseguirà il suo lavoro con nove componenti» nel Movimento 5Stelle è l’ora della resa dei conti.

Lo scenario

Per quanto tutti si trincerino dietro dichiarazioni dai toni morbidi non è da escludere che quel che è accaduto all’interno della maggioranza del capoluogo non si inserisca nella diatriba nazionale che vede contrapposti il fondatore, Beppe Grillo, e il presidente Giuseppe Conte. Visto che un ruolo importante nella querelle barese è stato recitato dai sostenitori di Paola Taverna, vicepresidente vicario nazionale dei pentastellati a cui fa riferimento il coordinatore cittadino e sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato, colui che ha proposto a Leccese di indicare in giunta l’esterno Raffaele Diomede. Una scelta contestata dai due eletti in consiglio comunale Antonello Delle Fontane e Italo Carelli. Una presa di posizione che è costata alla maggioranza anche il rinvio dell’elezione del presidente del Consiglio comunale per timore che alcuni franchi tiratori avessero potuto compromettere l’elezione del civico Romeo Ranieri, dato in pole position dopo che le trattative per assegnare lo scranno più alto delle assise cittadine all’antagonista nello stesso campo largo al primo turno di Leccese, Michele Laforgia, non erano andate a buon fine.

Il fronte barese

Così, il fronte barese nei 5Stelle potrebbe essere avocato proprio nella sede nazionale di via del Campo Marzio dove sia Taverna che Conte dovranno dirimere la questione per far sì che anche i grillini abbiano un loro assessore che, secondo il coordinatore cittadino, Leonardo Donno, dovrebbe emergere da “una soluzione interna”, quindi uno tra Delle Fontane e Carelli, per far posto così in aula Dalfino alla prima dei non eletti, Stefania Maggiore. A meno che il braccio di ferro tra Grillo e Conte non porti a una conta interna, con eventuale ipotesi di scissione, così come viene ipotizzato. Uno scenario che potrebbe vedere la stessa Taverna, grillina della prima ora e fedelissima del fondatore, e con essa i suoi sostenitori, lasciare il Movimento e seguire Grillo. A quel punto anche in Puglia e a Bari la conta sarebbe inevitabile, per quanto nel capoluogo insieme a Donno in molti sono già schierati dalla parte dell’ex premier, così come la maggior parte degli eletti in tutta la Puglia, fatta eccezione per l’ex candidata alla presidenza della Regione, Antonella Laricchia, una delle poche che potrebbe aderire all’eventuale nuova “cosa” di Grillo.

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Bari, Leccese revoca la delega assessorile a Diomede: «Rispetto per la città»

Il sindaco di Bari, Vito Leccese, ha revocato la delega a Raffaele Diomede, assessore ai Controlli, alla Legalità, alla Trasparenza e all’Antimafia sociale.

Diomede era stato indicato, come esterno, dal Movimento 5 stelle e dopo la sua nomina ad assessore gli eletti pentastellati avevano lasciato la maggioranza Leccese in rottura con i vertici locali e regionali del partito.

In una nota, il sindaco di Bari ricorda che da mesi «con attenzione e tanta pazienza» cerca «di comporre prima una coalizione e poi una squadra di governo che rappresenti tutte le sensibilità del campo progressista, ambientalista e pacifista».

Nel ricordare il supporto avuto dagli “alleati”, Leccese evidenzia però che «gli esiti del voto avrebbero potuto consentirmi scelte muscolari, ma ero e sono consapevole che a Bari si scrive qualcosa di più che una storia cittadina. Per questo ho ascoltato tutti e chiesto e valutato opinioni e punti di vista. Ho anche atteso le riflessioni interne alle singole forze politiche e dato ampio spazio al dibattito, interno ed esterno, in maniera trasparente».

Ora, però, «questo tempo è scaduto e ho il dovere di mettere fine a questa situazione di incertezza politica per dare spazio e tempo al lavoro dell’amministrazione che c’è, come c’è stata in questi giorni, e già lavora nell’interesse di Bari. Rispetto tutti, ma chiedo anche a tutte le forze politiche di rispettare anzitutto la città».

Leccese ringrazia Diomede per essersi messo a disposizione e chiarisce che «la giunta da oggi lavorerà con nove assessori, come stiamo facendo già in questi giorni e lo farà fino a quando sarà necessario. Da questo momento – prosegue – l’unico nostro obiettivo deve essere quello di lavorare per la città, a cominciare dai quartieri che in questi anni si sono sentiti più trascurati».

Si comincia da San Pio, lunedì prossimo, dove il sindaco si recherà accompagnato dagli assessori della giunta comunale per incontrare la presidente e i consiglieri di Municipio e alcuni referenti di attività e presidi nel quartiere.

Le tensioni nel Movimento 5 stelle e le dimissioni di Diomede prima della revoca

Raffaele Diomede era stato scelto dal sindaco di Bari come assessore esterno dopo l’indicazione del coordinatore provinciale del M5s, Raimondo Innamorato, e l’avallo della vice coordinatrice nazionale Paola Taverna.

L’assessore, però, è stato “sfiduciato” lunedì scorso durante il primo Consiglio comunale dai due consiglieri eletti del M5s, che hanno deciso di dare appoggio esterno alla Giunta Leccese proprio per protestare contro la scelta di nominare Diomede.

Il caso Bari nelle ultime 48 ore è finito anche sui tavoli romani pentastellati, con riunioni e interlocuzioni che, però, non hanno dato alcun esito positivo. Al momento, quindi, il campo largo a Bari tramonta, almeno sino a quando il M5s non avrà risolto i suoi problemi interni.

«Ho rimesso il mandato nelle mani del sindaco Leccese, che con un atto di assoluta fiducia nei miei confronti e nei confronti della mia storia personale, mi aveva conferito, perché ciò che mi ha sempre mosso nella vita è l’impegno verso gli emarginati, i più fragili, i giovani», commenta Raffaele Diomede. «Non ho mai cercato – aggiunge – e mai lo farò, incarichi, prebende o favoritismi politici perchè non vi è bene più assoluto dell’onestà, del sacrificio personale e della solidarietà. Ringrazio il Movimento 5 stelle nella persona dei coordinatori regionale e provinciale, del presidente Conte e della vice presidente Paola Taverna, per aver intuito che in tema di lotta alla mafia e di legalità, più che di incarichi politici, la città di Bari ha bisogno di donne e di uomini di buona volontà con una comprovata esperienza e storia personale».

Donno: «Gravi le dichiarazioni di Delle Fontane»

«Il Movimento 5 stelle ha preso degli impegni con gli elettori e li ritiene sacri e prioritari rispetto a qualsiasi altra considerazione. Le gravi dichiarazioni rese dal consigliere Delle Fontane durante il primo consiglio comunale a Bari hanno sorpreso tutti, in primis i cittadini baresi che hanno dato mandato ai nostri eletti ad essere rappresentati in seno al Consiglio comunale», dichiara il coordinatore regionale del M5s, Leonardo Donno.

«Ringraziamo – aggiunge – il sindaco Leccese per la sua disponibilità e per il desiderio di ricevere il contributo M5S nella sua Giunta. Accettiamo la decisione del nostro Raffaele Diomede di fare un passo di lato: un atto dovuto a seguito della sfiducia dei due eletti in consiglio. Ringraziamo Diomede per la grande responsabilità dimostrata, a tutela dei baresi e della credibilità del Movimento. Lavoreremo, nei prossimi giorni, ad una possibile soluzione interna che ripari il Movimento 5 stelle dall’imbarazzo al quale è stato esposto da atteggiamenti che nulla hanno a che vedere con la linearità e con i principi e valori che ne ispirano il lavoro».

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Editoriali L'Editoriale

L’agosto difficile dei 5 stelle

Gli account social di Giuseppe Conte hanno perso in questo mese circa 7mila follower. A pagare il dazio più pesante è stato il profilo Instagram che è stato abbandonato da 3.227 follower e mancano ancora una decina di giorni alla fine di agosto. In verità, anche a Beppe Grillo non è andata proprio bene con altrettanti defollowing.

Comunque, a voler essere leggermente superstiziosi, attitudine in politica da sempre molto diffusa, agosto non è proprio un mese fortunato per Giuseppe Conte e per il MoVimento 5 Stelle. Nel 2018 ci fu il tragico crollo del ponte Morandi a Genova che causò non poche difficoltà al neonato esecutivo giallo-verde. L’anno successivo poi, nel 2019, il leader leghista Matteo Salvini, fino ad allora solido alleato, decise di aprire una improvvisa crisi “balneare” che portò alla conclusione anticipata del primo governo guidato da Giuseppe Conte e alla nascita di una nuova maggioranza con l’ingresso del Partito democratico, Articolo Uno e Italia Viva.

Così, la maledizione agostana si è ripresentata con tutto il suo carico di tensioni e fibrillazioni varie anche nel 2022. In quest’ultima occasione fu l’enfant prodige Luigi Di Maio a rinnegare l’ideologia grillina e trascinarsi in Impegno Civico, lista di scopo nata a sostegno dell’alleanza di centrosinistra, una numerosa pattuglia parlamentari grillini.

Questa volta, invece, a rovinare le tre settimane di vacanza che Giuseppe Conte solitamente trascorre nella sua Puglia, ci ha pensato direttamente e senza mezzi termini Beppe Grillo. Il fondatore e garante del M5S ha chiarito che «il simbolo, il nostro nome e la regola del secondo mandato, i tre nostri pilastri, non sono in nessun modo negoziabili, e non possono essere modificati a piacimento. Sono il cuore pulsante del MoVimento 5 Stelle, il nostro faro nella tempesta. Cambiarli significherebbe tradire la fiducia di chi ha creduto in noi, di chi ha lottato con noi, di chi ha visto in noi l’unica speranza di cambiamento reale».

La risposta di Conte, ovviamente, non si è fatta attendere rimettendo nelle mani degli iscritti la scelta delle nuove regole, nome compreso. Lo scontro a distanza tra i due leader pentastellati però ha eroso, per ora solo di qualche migliaio, la base dei rispettivi account social. Infatti, Giuseppe Conte dal primo al 22 agosto, ha lasciato sul selciato social ben 3.078 follower anche su Facebook che si sommano a quelli persi su Instagram e TikTok. Altrettanto, l’account X di Beppe Grillo è “dimagrito” di 2.174 follower, mentre la pagina Facebook si è assottigliata di altri 1.206 unità. Per ora, va detto, si tratta ancora di poca cosa rispetto ai milioni di follower, ma rimane significativo il fatto che questo calo sia conciso con un nuovo momento di tensione che evidentemente lascia disorientata la base dei militanti e dei follower.

Momenti di tensione anche a Bari, dove la nomina di Raffaele Diomede non è andata giù ai due consiglieri comunali eletti Italo Carelli e Antonello Delle Fontane che, in aperta polemica col segretario provinciale Raimondo Innamorato, hanno deciso di uscire dalla maggioranza del sindaco Vito Leccese: una vicenda che rischia di aprire una frattura insanabile all’interno del M5S anche a livello locale.

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Consiglio comunale di Bari: resta in bilico la posizione dell’assessore in quota M5s

Dopo la spaccatura di ieri nel Consiglio comunale e una serie di riunioni che si sono tenute ieri, torneranno a incontrarsi oggi i due consiglieri comunali del Movimento 5 stelle, Antonello Delle Fontane e Italo Carelli, con i vertici baresi e regionali del partito.

Stando a quanto si apprende la posizione dell’assessore Raffaele Diomede, esterno in quota 5 stelle e la cui nomina ha provocato la spaccatura con i due consiglieri eletti, sarebbe ancora in bilico dopo le voci di dimissioni che si sono rincorse ieri sera.

Ieri sera la riunione si è prolungata fino a tarda sera ma non si è ancora arrivati a una soluzione per evitare, come annunciato dai due consiglieri in Aula, che il M5s esca dalla maggioranza di centrosinistra guidata da Vito Leccese.

L’ipotesi che circola negli ambienti politici portano alle dimissioni dell’assessore, ma al momento non sono state decise.

Nella mattinata di oggi è prevista un’altra riunione in casa M5s per sciogliere il nodo e ricucire lo strappo.

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Bari, caos in Consiglio comunale: confronto nel M5s. Diomede verso le dimissioni?

Dopo la decisione del gruppo del Movimento 5 stelle di lasciare la maggioranza Leccese nel Consiglio comunale di Bari, è in corso un confronto tra i pentastellati.

I consiglieri Delle Fontane e Carelli contestano, in particolare, la scelta di affidare un assessorato a Raffaele Diomede, un esterno, che ora pare stia pensando alle dimissioni.

Alle 17 c’è stata una prima riunione online tra gli eletti del Movimento di Bari, a cui hanno partecipato i consiglieri comunali, il coordinatore provinciale Raimondo Innamorato, il senatore e vicepresidente del M5s Mario Turco e l’onorevole Gianmauro Dell’Olio.

Non si è arrivati ad una decisione, le parti si sono aggiornate a stasera alle 21. Non viene esclusa alcuna ipotesi.

Sinistra italiana: «Non è ammissibile questo inizio di Consiglio»

Su quanto accaduto oggi in Consiglio comunale, intanto, intervengono anche gli altri partiti. «Dopo le elezioni e dopo la formazione della Giunta della città di Bari, non è più tempo di indugiare. Bisogna iniziare a lavorare per dare corpo alle proposte e ai programmi per il futuro della città. Il primo Consiglio comunale dopo le elezioni non può cominciare così», afferma Gaetano Cataldo, responsabile regionale Enti locali di Sinistra italiana.

«Il malumore di chi è in Consiglio all’indomani della formazione del governo cittadino è normale – aggiunge -; meno usuale è la dichiarazione quasi istantanea di estraneità alla maggioranza, pur se comprensibile nella sua dinamica. Buio pesto invece se si volesse provare a spiegare l’ampiezza del voto di astensione sulla proposta di rinvio dell’elezione del presidente del Consiglio Comunale».

Per Cataldo «la serietà di tutte e tutti, eletti ed elette, amministratori e amministratrici, soggetti politici civici e partiti politici nazionali, passa attraverso la chiara esposizione delle proprie posizioni e non attraverso le “ipotesi di agguato”. Come è noto le astensioni servono a far capire quanto grande può essere il problema in seno a una maggioranza. Si muovono ora i primi passi, quelli che rimangono impressi per lungo tempo, essendo tanti gli occhi curiosi che guardano, dopo venti anni di amministrazione: ecco perché è utile esplicitare cosa non torna. Allo stato attuale si è discusso solo della composizione del governo cittadino».

Il sindaco Leccese, conclude l’esponente di Sinistra italiana, «ha composto una squadra ricalcando uno schema nazionale unitario, che Sinistra Italiana ha condiviso. Bisogna compiere ogni sforzo affinché questo schema unitario, esempio per futuri scenari nazionali e simile ad altre amministrazioni che hanno visto prevalere il campo progressista sulla destra, si mantenga e rafforzi, senza defezioni».

Forza Italia attacca: «Dinamiche vergognose»

Forza Italia, invece, «prende atto con sdegno delle dinamiche paradossali e vergognose che oggi si sono mostrate in Consiglio comunale. Il bene della città è lontano anni luce dal modo di intendere la cosa pubblica del sindaco Leccese e dei suoi precari compagni di viaggio».

I forzisti parlano di «confusione inaccettabile tra ruoli di maggioranza e posizionamenti in opposizione, con uno scambio tra essere e apparire politicamente orrendo» che «disegna un futuro della città a tinte fosche: che visione, che programmi potranno realizzare soggetti affetti da una tale crisi di identità? Senza trascurare la composizione della giunta, nel cui ambito le qualità non contano. Vengono confermati “assessori a vita” i soliti, con l’aggravante, proprio per sancire l’irrilevanza delle loro capacità specifiche, di cambiarli di ruolo e competenze. Forza Italia manifesta la sua solidarietà ai cittadini baresi, impegnandosi fin d’ora a rintuzzare ogni tentativo di mortificazione del diritto alla buona amministrazione della nostra città».

Fratelli d’Italia: «Seduta tragicomica»

«La prima seduta del consiglio comunale» di Bari «dell’era Leccese è stata degna di una sceneggiata da film tragicomico: il capogruppo uscente del Pd parla di “scorrettezza” istituzionale e attacca il sindaco, il M5S non si riconosce nell’assessore in sua quota nominato da Leccese e si definisce né di maggioranza né di opposizione». Lo dichiarano il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, Antonella Lella, e i consiglieri comunali Antonio Ciaula, Pino Viggiano e Laura De Marzo.

«Se qualcuno aveva dubbi – proseguono – oggi la città ha assistito in diretta streaming alla deflagrazione della maggioranza di centrosinistra al Comune, quella maggioranza “allargata” frutto di un accordo che in barba alle regole della democrazia e di un’etica politica, ha scippato seggi all’opposizione in consiglio comunale in nome di una spartizione di poltrone che dopo circa due mesi dalle elezioni ingessa la città. Una verità che evidentemente fa male a chi, sentendosi intoccabile, pensa di salire in cattedra ignorando fatti oggettivi e dando prova di incoerenza applicando una democrazia variabile: è di maggioranza quando si tratta di spartizione dei posti di potere: diventa opposizione nella suddivisione dei seggi in consiglio comunale a favore di una coalizione mascherata di cui fa parte».

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Bari, il M5s lascia la maggioranza: «Vertici autoritari». Innamorato replica: «Decisione personale»

È polemica all’interno del Movimento 5 stelle di Bari dopo la decisione dei consiglieri comunali Antonello Delle Fontane e Italo Carelli di lasciare la maggioranza del sindaco Vito Leccese nel corso della seduta d’insediamento dell’assise.

I due consiglieri criticano la mossa dei vertici del partito locale per aver scelto Raffaele Diomede come assessore esterno anziché uno dei due eletti.

«All’interno della nostra famiglia del Movimento 5 stelle Bari, qualcuno ha confuso il confronto con l’autoritarismo, ponendosi in antitesi sia con i principi fondanti del Movimento 5 stelle, ma anche con quanto fortemente voluto dal presidente Conte in tema di meritocrazia e valorizzazione degli eletti», scrivono Carelli e Delle Fontane sulla pagina Facebook del Movimento 5 stelle Bari.

«Siamo altresì consapevoli – aggiungono – che vada comunque tutelata l’integrità del campo progressista, che a Bari abbiamo costruito con tanta fatica e che ha portato alla vittoria del sindaco Leccese, integrità purtroppo minata da queste dinamiche interne al Movimento che prima di ogni cosa vanno corrette. L’impegno del nostro gruppo consiliare è quello di favorire l’interlocuzione leale e il dialogo con il sindaco e la sua giunta».

Ma oggi, si legge ancora nel post, «a difesa del nostro presidente Giuseppe Conte, del Movimento 5 stelle e nel rispetto di tutte le persone appartenenti allo stesso che la pensano come noi, che siano attivisti o semplici sostenitori, per colpa di qualcuno che non siede in Aula Dalfino [dove oggi si è svolto il primo consiglio comunale, ndr], il M5s non può, per ora, poter dire di appartenere alla maggioranza che governa la nostra città».

La replica del coordinatore provinciale Raimondo Innamorato

A stretto giro arriva la replica del coordinatore provinciale del Movimento, Raimondo Innamorato, che si dice «sorpreso e dispiaciuto delle dichiarazioni rese questa mattina dal consigliere Antonello Delle Fontane, che devono ritenersi esclusivamente a titolo personale».

Innamorato auspica e suggerisce «responsabilità nell’azione del gruppo consiliare, la stessa che il presidente Conte si è assunto nei confronti dei cittadini baresi e che non può venir meno in virtù di fattispecie assai distanti dal benessere della comunità barese e di quella del Movimento; il tutto – prosegue il coordinatore provinciale dei pentastellati – potrebbe apparire vicino a prospettive e visioni personalistiche, lontane dai principi e dai valori del Movimento 5 stelle e, soprattutto, dal lavoro che oggi siamo chiamati a svolgere esclusivamente nell’interesse della città», conclude.

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Bari, si insedia il nuovo Consiglio comunale ed è rottura nel campo largo: il M5s lascia la maggioranza

Si è insediato stamattina il nuovo Consiglio comunale di Bari e c’è già la prima rottura in maggioranza tra le forze politiche che hanno sostenuto il sindaco Vito Leccese al secondo turno.

Durante la seduta odierna il consigliere Antonello Delle Fontane ha annunciato l’uscita del gruppo del Movimento 5 stelle dalla maggioranza. La decisione è arrivata in seguito alle polemiche interne ai pentastellati sulla nomina ad assessore di un esterno, Raffaele Diomede (con deleghe a Controlli, Legalità, Trasparenza e Antimafia sociale). Incarico per il quale inizialmente si parlava proprio dello stesso Delle Fontane.

L’attacco in Consiglio è tutto rivolto al segretario provinciale del Movimento 5 stelle, Raimondo Innamorato, reo di aver dimenticato che «le elezioni si vincono con i voti».

Salta l’elezione del presidente del Consiglio comunale

Il Consiglio comunale avrebbe dovuto eleggere oggi anche il presidente ma, come anticipato sulle colonne del nostro quotidiano, non se ne è fatto nulla.

L’elezione del presidente dell’assise slitta, dunque, agli inizi di settembre. Molti consiglieri sono stati sorpresi in periodo di ferie dalla convocazione del primo cittadino e oggi non erano presenti in aula. Per questo pare che il sindaco abbia chiesto di aspettare un momento più favorevole prima di procedere alla designazione del ruolo.

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M5S, Beppe Grillo chiude al terzo mandato: tremano i pentastellati pugliesi

Ha avuto l’effetto di un terremoto: ha sconvolto le vacanze e ha fatto vibrare chat e smartphone di buona parte degli eletti del Movimento 5 Stelle che, tra un tuffo e un aperitivo nei luoghi di vacanza, si sono rincorsi per commentare quello che i media battevano come la notizia politica del giorno. Beppe Grillo, fondatore con Gianroberto Casaleggio della forza politica che ha rivoluzionato il panorama istituzionale italiano, ha detto in un post sul suo blog che «simbolo, nome e limite di due mandati elettivi sono valori non negoziabili», mettendo una pietra tombale sulle intenzioni del presidente Giuseppe Conte (a cui quasi tutti i dirigenti pugliesi, in ragione della stessa appartenenza territoriale, fanno riferimento) di trasformare i grillini in un partito tradizionale.

Gli effetti sul Consiglio

Le indicazioni di Grillo, se non dovessero intervenire esuberanze da parte dello stesso comico e garante del Movimento, infatti, rotolano una pietra tombale sulle aspirazioni di molti nel voler prolungare la permanenza, spesso con lauti compensi, nelle istituzioni nazionali e territoriali. A partire dai cinque consiglieri regionali che sono stati tutti rieletti nel 2020, dopo essere entrati in aula nel 2015. Così per il capogruppo Marco Galante, per l’ex assessora Rosa Barone, per l’ex delegata alla cultura Grazia Di Bari, per l’ex candidata presidente Antonella Laricchia e per Cristian Casilli questo potrebbe essere l’ultimo anno nell’aula di via Gentile, dopodiché o avranno la possibilità, come è stata offerta a molti ex parlamentari, di ottenere incarichi retribuiti all’interno del gruppo oppure dovranno tornare alle loro attività originarie.

Gli effetti sul Parlamento

Stessa sorte anche per i parlamentari rieletti nel 2022 che andranno a scadenza nel 2027, se la 19esima legislatura dovesse compiere il suo completo percorso quinquennale. Tra quanti dovranno lasciare la politica attiva, secondo il dettato di Grillo, il coordinatore regionale Leonardo Donno, Giorgio Lovecchio, Marco Pellegrini, Gianmauro Dell’Olio, Patty L’Abbate, Carla Giuliano, tutti membri della Camera dei deputati. Così come sarà costretta a lasciare il Senato Gisella Naturale, mentre per Antonio Trevisi potrebbe esserci una nuova opportunità visto il suo recente passaggio nel gruppo di Forza Italia a Palazzo Madama. Anche gli europarlamentari Mario Furore e Valentina Palmisano sono dei “veterani”, ma per loro c’è la consolazione che il secondo mandato è appena iniziato e fra cinque anni, tempo biblico per la politica, tutto potrebbe nuovamente cambiare.

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