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La nave Garibaldi a Taranto, Melucci chiama a raccolta i privati: «Servono risorse»

Taranto rischia di perdere la sua iconica nave Garibaldi che, “andata in pensione” si appresta a diventare un museo galleggiante, ma a Genova. Un’ennesima deturpazione per la storia della città che deve così contendersi col capoluogo ligure qualcosa che le è sempre appartenuto. Un ennesimo scippo al quale la città risponde col pugno duro e il sindaco Rinaldo Melucci che questa nave museo la vuole a Taranto, chiama in causa governo e privati perché «servono tanti soldi». A Melucci fa eco la Camera di Commercio, col presidente Vincenzo Cesareo che lancia l’appello per formare una cordata che sostenga il progetto.

Il nodo investimenti

«In passato abbiamo già avanzato formale richiesta per la musealizzazione della Garibaldi una volta uscita dalla linea operativa. Ma ci è sempre stato risposto, da tre diversi Governi, che la nave avrebbe prolungato la sua attività» , racconta a l’Edicola il sindaco Melucci. «Nel momento in cui abbiamo scoperto che invece c’è un altro fronte aperto per fare diventare un museo la Garibaldi, il mio ufficio di Gabinetto ha predisposto e sta per inviare una missiva ufficiale alla Marina militare e al ministero per formalizzare il nostro desiderio di avviare un tavolo di concertazione su questo tema. Già sappiamo che la Marina risponderà che per farne un museo non bastano le intenzioni, ma servono cospicui investimenti».

L’appello a Governo e privati

Un’operazione dunque, come lo stesso Melucci ha precisato, che non può curare da sola il Comune. «È necessario trovare le risorse in quanto non si può fare sempre tutto con quelle pubbliche in questo territorio, perché poi si crea il problema legato al futuro modello di gestione del bene. Altre iniziative hanno superato l’ostacolo grazie ai privati che hanno proposto l’investimento. Ci sono privati in questo territorio che a fronte dell’impegno pubblico, che potrebbe non garantire risorse sufficienti, sono in grado di realizzare un forte investimento nel tempo come stanno proponendo di fare altre realtà? Se si dovesse creare questa sinergia noi andremo avanti con la richiesta di fare restare la Nave Garibaldi a Taranto».

Si fa avanti la Camera di Commercio

Che non bastino i fondi pubblici per mantenere Nave Garibaldi a Taranto ma anzi servano grossi investimenti privati lo sa anche Vincenzo Cesareo, presidente della Camera di Commercio Taranto- Brindisi. «Credo che non dobbiamo rassegnarci all’idea di Genova e provare a far destinare qui la Nave, proponendo un piano operativo sostenibile sotto tutti i profili. Nave Garibaldi – dice Cesareo – si inserirebbe efficacemente in una visione integrata di sviluppo turistico e culturale in ambito urbano e dobbiamo fare di tutto, quindi, perché ogni tassello utile a questo disegno complessivo non ci venga sottratto. Intendo appellarmi anche ai ministeri competenti ed al presidente del Consiglio affinché la strategicità di Taranto non sia solo uno slogan di facciata», conclude il numero uno della Camera di commercio.

I potenziali investitori

Per Cesareo ci sarebbero già diverse grandi imprese «che sarebbero disposte a mettersi in gioco, offrendo il proprio supporto economico. Inoltre sto scrivendo al Centro Seacs “Giuseppe Bono” – che segue il progetto per trasformare la Nave in Museo – per invitarli a discutere con noi della fattibilità ed a considerarne la realizzazione a Taranto. Anche il legame di questa città con Fincantieri è molto forte e se riusciamo a concretizzare una proposta, c’è spazio per ragionare».

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Nave Garibaldi, al via la raccolte firme. Stellato: «Taranto dia un segnale»

Prosegue senza sosta la lotta per riportare a Taranto la nave Giuseppe Garibaldi. Il consigliere regionale e comunale Massimo Stellato ha lanciato una raccolta firme per sensibilizzare le istituzioni su quello che è diventato un vero e proprio caso: la trasformazione in museo galleggiante dell’ex portaerei. Nelle scorse settimane, sia il capoluogo ionico che Genova hanno presentato un progetto per accogliere nelle rispettive città il primo museo navale d’Italia.

La raccolta firme

L’idea di una petizione popolare parte da una iniziativa di Massimiliano Stellato che avrebbe già raccolto centinaia di firme online. «Nessuna polemica politica, né contrapposizione con altre città italiane – afferma Stellato – L’approccio alla vicenda deve percorrere rotte diverse e basarsi su tre capisaldi: la condivisione di una ipotesi progettuale da parte di tutti i soggetti istituzionali in campo; l’individuazione di modi, tempi e risorse per arrivarci; l’integrazione della Garibaldi, una volta resa museo galleggiante, con gli altri beni culturali e museali della città per farne un “nuovo” attrattore turistico ed economico».

Il futuro della portaerei

Dopo aver compiuto 40 anni lo scorso anno, la prima portaerei della Marina militare italiana va in pensione. Entro fine anno l’unità entrerà nella ridotta tabella di disponibilità in vista del disarmo. «Ridare nuova vita alla Garibaldi non è solo un’occasione che Taranto, dove la nave è stata ed è di base, non deve lasciarsi sfuggire, come purtroppo è accaduto per il Vittorio Veneto – spiega il consigliere – ma è anche l’occasione per comunicare, a un pubblico più vasto, un’esperienza straordinaria di dedizione e di servizio al Paese». La nave Garibaldi, sottolinea in una nota Stellato, è un esempio di difesa dei valori della pace, della democrazia e della libertà dei traffici marittimi, che negli oltre 40 anni di servizio ha accolto tantissimi marinai. «Non solo un museo di storia navale, dunque, ma una testimonianza di ciò che significa essere marinai e andare per mare», aggiunge.

L’appello di Stellato

«Rinnovo il mio forte appello ai saggi della città, agli imprenditori e alle associazioni ad unirsi in questa battaglia. Chiedo coraggio e visione. Lo ribadisco: Nave Garibaldi deve diventare un museo galleggiante a Taranto. Ed è per questo motivo, che oltre ad aver lanciato una petizione popolare online, che già registra tantissime adesioni, nei prossimi giorni sarò nelle vie di Taranto per chiedere direttamente ai tarantini di sottoscrivere il mio appello».

Non è ancora definito quale sarà il destino della Garibaldi, ma la “battaglia” tra Puglia e Liguria sembra non essere ancora arrivata alle battute finali. Intanto esiste anche un’altra possibilità, ovvero la cessione della nave alla Marina dell’Indonesia, come già accaduto in passato per altre unità navali italiane vendute all’estero.

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La nave Garibaldi della Marina in dismissione: diventerà un museo. Turco: «Sia a Taranto»

La nave Garibaldi, il primo incrociatore portaerei della Marina militare italiana, dopo 40 anni di servizio, dal prossimo primo ottobre sarà collocata in “ridotta tabella di disponibilità” e successivamente in disarmo.

La nave potrebbe quindi essere trasformata in un museo e da più parti arriva l’appello affinché sia realizzato a Taranto, città a cui la storia della Garibaldi è legata grazie alla base della Marina militare dove è di stanza quando non è in missione.

«Nel corso del Governo Conte II lo Stato maggiore aveva promesso la creazione di un museo navale a Taranto, sfruttando gli spazi della nave Garibaldi ormai in dismissione entro fine anno», ricorda il senatore tarantino Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 stelle e coordinatore del Comitato Economia, Lavoro e Impresa.

Pare, però, che i vertici della Marina militare stiano «pensando di attuare tale progetto nel porto di Genova. Se ciò dovesse verificarsi, non rappresenterebbe altro che un ennesimo scippo al Sud e al capoluogo ionico in barba agli impegni precedentemente assunti», afferma Turco.

Taranto, aggiunge il senatore pentastellato, «è una città che ospita da sempre le basi della Marina militare, ha sacrificato importanti aree del suo territorio ed è giusto che adesso sia messa nelle condizioni di valorizzare la sua storia marittima e militare anche attraverso un polo museale navale ospitato dalla portaerei. Un’infrastruttura che, combinata al Mosa, non potrebbe che accrescere le opportunità turistiche della città delle due mari».

Turco fa appello agli altri parlamentari del territorio e alle istituzioni locali «affinché si faccia fronte comune davanti a questo ennesimo impegno tradito».

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