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Studenti verso la campanella, in Puglia resistono i Licei: lo Scientifico il preferito

Settembre è tempo di scelte per i ragazzi che si iscriveranno alle superiori. I primi dati sull’anno scolastico 2024-2025, che forniscono un quadro generale dell’appeal dei diversi indirizzi di studio, sono stati diffusi direttamente dal ministero dell’Istruzione e del merito, tramite i risultati ricavati dalla piattaforma online unica.istruzione.gov.it. e dove le iscrizioni si sono concluse ufficialmente il 10 febbraio di quest’anno.

I Licei rimangono la scelta predominante tra gli studenti italiani che si preparano a entrare nella scuola Secondaria di II grado, con il 55,63% delle iscrizioni totali. Questo dato però è in lieve calo rispetto agli anni precedenti. Parallelamente, gli Istituti Tecnici e Professionali mostrano una crescita nelle preferenze, con il 31,66% delle iscrizioni per i primi (rispetto al 30,9% dell’anno scorso) e il 12,72% per i secondi (contro il 12,1% dello scorso anno).

La Puglia

Scendendo nel dettaglio delle scelte Regione per Regione, anche in Puglia la maggior parte degli studenti ha deciso di iniziare un percorso liceale: si tratta del 56,23% delle iscrizioni (al di sopra della media nazionale). Tra i diversi indirizzi quello più gettonato è lo Scientifico (16,10%) seguito ad ampia distanza dal Classico (che raccoglie il 6,18% delle scelte), mentre al terzo e al quarto posto troviamo rispettivamente il liceo linguistico (7,27%) e il liceo delle scienze umane (7,12). Un flop generalizzato, in Puglia così come nel resto della Penisola, per il liceo del Made in Italy scelto solo dallo 0,05% degli studenti. Quello che dal governo era stato presentato come un progetto innovativo per creare un percorso di studi in grado di creare professionalità per valorizzare prodotti ed eccellenze italiane non ha riscosso successo. Arrivato quando già le iscrizioni erano aperte, senza un piano di studi certo per tutti gli anni e senza la possibilità di veri open day, non ha convinto. Una novantina gli Istituti, fra i licei delle Scienze Umane e di indirizzo Socio-economico, che si erano detti pronti a creare sezioni, ma con meno di 400 iscritti è praticamente impossibile formare classi, la media nazionale sarebbe di quattro studenti per ciascuna. Leggermente sotto la media nazionale, invece, gli istituti Tecnici e Professionali. Sulla prima tipologia di percorso si sono orientate le scelte del 30,97% degli studenti, con una predilezione per gli indirizzi tecnologici (19,30%) soprattutto informatica e meccanica. Gli istituti professionali, invece, hanno raccolto il 12,80% delle iscrizioni, soprattutto con indirizzo Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera (4,47%).

Le altre Regioni

Se in Puglia le iscrizioni al liceo tutto sommato reggono, in altre aree del paese il calo è molto marcato, soprattutto rispetto alla scelta del Liceo classico. In Piemonte, la percentuale è scesa dal 4,1% al 3,83%, in Veneto dal 3,5% al 3,08%, in Lombardia dal 3,7% al 3,39%, e in Friuli Venezia Giulia dal 3,5% al 2,92%. Anche in Emilia Romagna, Umbria e Molise si registrano riduzioni significative. Al contrario, invece, alcune regioni mantengono percentuali relativamente alte di iscritti al Liceo Classico. Nel Lazio, ad esempio, si è passati dall’8,66% al 9,2% dell’anno scorso, mentre la Sicilia, la Calabria e la Basilicata si attestano rispettivamente all’8,50%, 8,53% e 7,42%. Crescite significative si registrano in Abruzzo, dove la percentuale di iscritti è passata dal 4,7% al 6,31%.

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In Primo Piano News Politica Puglia

Defr, autonomia e rimpasto in Giunta: le grane post-vacanze della Regione Puglia

Il Consiglio regionale pugliese scalda i motori in attesa della ripresa dopo la pausa estiva. In primo piano i nodi da sciogliere dopo il mega flop dell’ultima seduta di fine luglio in cui la maggioranza non è riuscita a portare in porto i due provvedimenti più importanti. Il Defr, il documento di economia e finanza, sollecitato dalla Corte dei Conti, che andava approvato entro fine luglio. Ma, soprattutto, la delibera contenente i quesiti referendari per cancellare il ddl Calderoli contro l’autonomia differenziata.

La data

E così già dai primi di settembre, forse proprio martedì 3, sarà convocato il primo consiglio regionale. Un appuntamento decisivo per appianare dissapori e tensioni scoppiate all’interno dei e fra i partiti di centrosinistra. A partire da Azione che aveva chiesto l’approvazione della legge omnibus su nuovi Lea, energia pulita, ed un’altra trentina di emendamenti, in cambio del si al Defr.

I precedenti

Un passaggio saltato dopo la richiesta dei inversione dell’ordine del giorno da parte del vice presidente Raffaele Piemontese. Lo scivolone ha lasciato in eredità una serie di scossoni e la lite a distanza fra il governatore Emiliano e la presidente del Consiglio Loredana Capone, rea a detta di Emiliano di non aver gestito l’aula subendo un accordo capestro, una sorta di ricatto, da parte dei partiti che prevedeva il si al Defr solo dopo l’approvazione del mini omnibus con una sfilza di emendamenti confezionati a misura dei gruppi di maggioranza ed opposizione.

Il chiarimento

Da qui la necessità di un chiarimento fra i due che potrebbe avvenire nei prossimi giorni. Anche perché prima della pausa è stato lo stesso presidente Emiliano ad imporre un controllo più stringente da parte del governo sull’organizzazione dei lavori del Consiglio regionale.

Il mini rimpasto

Altro problema da affrontare sarà il mini rimpasto di Giunta rimasto appeso dopo le nomine delle due assessore ad ambiente e cultura e l’annuncio del passaggio del vice presidente Piemontese dal bilancio alla sanità.

All’appello mancano i Cinque Stelle che in base agli accordi di maggio fra Emiliano e Conte dovevano rientrare nell’esecutivo dopo le bufere giudiziarie al comune di Bari ed alla Regione Puglia. Tanto che il governatore ha tenuto in caldo per la consigliera Rosa Barone la delega al Welfare che già aveva prima delle dimissioni imposte dal Movimento durante la campagna elettorale per la bufera giudiziaria.

Il gruppo dei pentastellati, tuttavia, chiede ad Emiliano di tornare alla situazione ante-dimissioni con la delega alla cultura (nel frattempo ceduta alle neo assessora Viviana Matrangola) per l’ex consigliere delegata Grazia Di Bari, e la vice presidenza del Consiglio a Cristian Casili, altro componente del gruppo giunto al suo secondo mandato. Sul punto Emiliano ha chiesto chiarezza al movimento Cinque Stelle con una decisione definitiva, dentro o fuori, da comunicare a stretto giro.

Nei prossimi giorni la questione, che s’incrocia con le liti scoppiate al Comune di Bari, dovrebbe risolversi sbloccando così anche il nodo dei direttori di dipartimento (le nomine sono state posticipate a metà settembre) con il capo dipartimento Welfare, Valentina Romano, scelta dalla Barone che in caso di non rientro dovrebbe fare le valigie.

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Attualità News Puglia Sviluppo e Lavoro

Crisi idrica, Mercuri: «Qualcuno vuole far morire l’agricoltura pugliese. Sud abbandonato da Roma» – L’INTERVISTA

Il presidente di Confcooperative Puglia, nonché vicepresidente nazionale, Giorgio Mercuri, non le manda a dire sulla questione idrica che ha coinvolto uno dei più grandi bacini d’Europa. Parliamo della chiusura della diga di Occhito lo scorso 13 agosto con la conseguente interruzione della fornitura di acqua al consorzio di bonifica.

«Ci sono notizie che nelle torride settimane di agosto trovano spazio sui giornali solo per un giorno: titoli veloci, che scorrono sui siti web in mezzo a mille altri clic, e l’indomani già non ne parla più nessuno. È la sorte che è capitata a un fatto di cronaca avvenuto nella nostra regione, assolutamente sottovalutato dai media, dall’opinione pubblica e dalla politica regionale e nazionale». Spara a zero Mercuri sulla crisi idrica di Capitanata.

Presidente, lei fa riferimento al tema agricolo.

«Certo! Un fatto che, è bene sottolinearlo, ha delle ricadute pesantissime per l’economia del nostro territorio, che vive prevalentemente di agricoltura e ha primati di tutto rispetto nelle produzioni orticole, cerealicole, sugli ulivi, sugli asparagi e così via».

Fa riferimento ad altre crisi?

«Quando lo scorso anno è mancata l’acqua al Nord, con conseguenze importanti per l’agricoltura e la zootecnia della pianura padana, il Governo è prontamente intervenuto per trovare soluzioni, mentre per il Sud che agonizza a causa della siccità non sembra esserci un’azione finalizzata a consentire di mantenere viva la produzione agricola».

Due pesi due misure?

«Viene da chiederci se non fosse davvero stata una gaffe quella scappata al ministro Lollobrigida quando, in Parlamento, se ne uscì tempo fa dicendo che “quest’anno per fortuna la siccità ha colpito la Sicilia”: già, perché se si fosse verificata nuovamente al Nord l’emergenza idrica, ebbene allora sì che il ministro e il Governo avrebbero avuto il loro bel daffare in queste settimane estive, con un susseguirsi di riunioni e sopralluoghi e incontri con i tecnici per individuare soluzioni».

Cosa, dunque, non è accaduto per il nostro territorio?

«La diga di Occhito ha chiuso da meno di due settimane, la situazione in Capitanata e in Puglia è davvero grave e sembra non importi a nessuno. La raccolta del pomodoro ancora non è terminata, per l’uva si aspettano riduzioni delle rese, per l’olio si prevedono cali significativi. Non solo: tutte le colture autunnali e invernali rischiano di non poter essere raccolte per il semplice motivo che tra luglio e agosto si è potuto piantare solo una minima parte di finocchi, cavolfiori, broccoli, non avendo acqua per irrigare. Raccolti decimati, quindi, e produzioni invernali compromesse».

Ma le ricadute negative sono anche sul lavoro?

«Chiaro: anche a livello occupazionale, la situazione è preoccupante, dal momento che i lavoratori rischiano di non raggiungere nemmeno il numero di giornate utili per maturare il sussidio di disoccupazione. E mentre le condotte d’acqua restano vuote, lasciando senz’acqua 102mila ettari solo nella provincia di Foggia, i progetti delle infrastrutture che andrebbero realizzate per risolvere un’emergenza idrica diventata ormai ciclica, giacciono indisturbati nei cassetti».

E la politica cosa fa?

«Una situazione pesantissima di cui l’amministrazione regionale e gli stessi parlamentari pugliesi sembrano non essere preoccupati. Qualcuno anzi si è detto persino soddisfatto per il recente annuncio di un nuovo stanziamento di fondi per la realizzazione di parchi agrisolari. Viene quasi da sospettare che si voglia accarezzare l’idea che il futuro verso cui il nostro territorio debba andare incontro sia proprio l’abbandono dell’agricoltura. Per scegliere di dedicarsi invece alla produzione di energia attraverso parchi agrisolari, perché è lì che sono state messe risorse, a tutto vantaggio delle aziende multinazionali che verranno a intensificare i loro affari nelle nostre terre».

E le associazioni di categoria?

«Anche i sindacati agricoli sembrano assistere in silenzio al rischio di questo pericoloso avvicendamento, che vede un territorio dalla grande vocazione agricola scegliere del tutto consapevolmente di andare verso un progressivo diminuzione di ettari coltivati, di quantitativi raccolti e di personale impiegato. Già il prossimo autunno saranno tanti i magazzini e i siti produttivi che rischiano di stare fermi perché mancherà il prodotto. Potrebbe essere allora troppo tardi per far scattare l’allarme».

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Carabiniere aggredito a Locorotondo, il sindacato: «Un codice rosso anche per noi» – L’INTERVISTA

«L’episodio dell’aggressione di Locorotondo fotografa la grande insicurezza in cui è costretto a lavorare il personale militare e delle forze di polizia in generale». Parte da qui l’analisi di Cataldo Demitri, segretario regionale per la Puglia del Nuovo sindacato Carabinieri.

Qual è la situazione per voi militari e poliziotti?

«Il personale delle forze di polizia non è per nulla tutelato. Le regole di base del nostro ingaggio sono antiquate e non adatte a fronteggiare le molteplici situazioni che ci si presentano tutti i giorni nello svolgimento del nostro lavoro. Il caso di Locorotondo è solo l’ultimo di una serie di episodi quotidiani che vedono protagonisti gli operatori delle forze di polizia. Veniamo continuamente insultati e aggrediti, oltre ad agire in contesti pericolosi e violenti».

Quali sono le regole?

«La linea guida principale a cui ci dobbiamo attenere è di evitare in tutti i modi possibili di arrivare al contatto con il soggetto che viene fermato. Ormai gli agenti hanno paura a intervenire per garantire la sicurezza e prevenire e reprimere i reati, anche perché qualsiasi conseguenza è a carico nostro. Sono situazioni che demotivano il personale. Ogni minimo errore può scatenare una denuncia, un processo penale, provvedimenti disciplinari, blocchi di carriera. A cui vanno aggiunte le spese legali e le conseguenze economiche e psicologiche. L’operatore di polizia può essere sospeso e subisce una serie di svantaggi».

Per garantire la sicurezza degli agenti recentemente è stato introdotto l’utilizzo dei taser. Quali sono le linee guida che dovete seguire per utilizzarlo sul campo? Serve davvero a tutelare agenti e militari?

«Il taser è uno strumento valido perché evita il contatto tra operatore di polizia e soggetto fermato, respingendo la violenza. Ma nasce già come estrema ratio per bloccare qualcuno. Il suo utilizzo, infatti, non è così immediato poiché innanzitutto vanno rispettati tre principi: la proporzionalità rispetto al pericolo, la necessità dell’uso e l’adeguatezza. Oltre a questo, l’utilizzo del taser per l’operatore di polizia si divide in cinque passaggi obbligatori: l’individuazione del pericolo, l’annuncio dell’utilizzo, mostrare l’arma al soggetto, fare un avvertimento con puntamento nei confronti del soggetto e infine l’uso vero e proprio con l’esplosione dei due dardi. Tutti questi passaggi vanno espletati nell’arco di pochi minuti e l’operatore di polizia deve decidere velocemente e in situazioni di pericolo (sia per sé che per la persona sulla quale si sta intervenendo) se ricorrere al taser oppure no. Questo strumento va utilizzato con cautela anche per salvaguardare la vita altrui, non possiamo prevedere in anticipo come il soggetto reagirà alla scarica elettrica. Per quanto riguarda l’Arma dei carabinieri, al momento l’abilitazione all’uso del taser è prevista solo per i nuclei radiomobili e non per i militari dei comandi stazione. Anche se l’amministrazione sta progressivamente agendo per estendere anche a loro l’utilizzo. Ma resta la paura da parte degli operatori a utilizzarlo».

Come mai?

«A luglio del 2024 in Alto Adige due militari hanno usato il dispositivo su un soggetto che si era reso estremamente violento e a seguito di questo dopo due ore è morto in ospedale. Certo è un mezzo che lo Stato ci fornisce ma come conseguenza di questo episodio c’è stata una campagna mediatica a suo sfavore, i colleghi sono stati sottoposti a indagine e a provvedimenti disciplinari. Automaticamente ci ritroviamo sempre in svantaggio. Gli operatori di polizia non possono utilizzare i mezzi perché sono più i rischi a cui vanno incontro che i benefici. Le forze di polizia dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini ma allo stato attuale delle cose non riescono nemmeno a proteggere loro stessi».

Quali potrebbero essere allora le soluzioni per tutelare gli operatori della sicurezza?

«Andrebbe proposto un dispositivo simile al Codice rosso che viene applicato in caso di violenza sulle donne, sia fisica che verbale, certo con tutti gli adeguamenti e gli aggiustamenti del caso. Noi operatori di polizia non possiamo toccare nessuno, e va bene, ma allora nemmeno noi dobbiamo essere toccati perché quando siamo in servizio rappresentiamo lo Stato che deve garantire l’incolumità di tutti. Il mio appello come rappresentate sindacale della regione Puglia è quello di attenzionare tutti questi episodi che si verificano, perché tutti i giorni migliaia di carabinieri vengono aggrediti fisicamente. Fa più scalpore un militare che utilizza il taser e provoca un danno, involontario, che un violento che picchia un agente. E aggiungo un ultimo elemento: queste persone sanno che se si macchiano del reato di oltraggio a pubblico ufficiale non sono esposti a chissà quali conseguenze, non sempre vengono arrestati e se lo sono riconquistano la libertà quasi immediatamente. Tra l’altro perché esista la fattispecie del reato devono esserci per forza più persone. Se l’oltraggio avviene magari in una strada buia e senza testimoni, non possiamo rivalerci legalmente».

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Attualità Bari News Politica

Proseguono le vacanze pugliesi di Meloni: la premier ospite di Gemmato nel Barese

Qualcuno la voleva in Sardegna, al fianco della sorella Arianna che ha recentemente fatto sapere di aver lasciato lo storico compagno Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura. Altri, invece, la volevano all’Argentario o in costiera amalfitana. In realtà, Giorgia Meloni non avrebbe fatto molti chilometri da masseria Beneficio, il buen retiro dove ha trascorso la prima parte delle vacanze estive. Indiscrezioni la vogliono in provincia di Bari, ospite di Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute e responsabile di Fratelli d’Italia in Puglia.

L’amicizia

Ma perché la presidente del Consiglio ha preferito non allontanarsi dalla Puglia? Il motivo, secondo i ben informati, è semplice: Ginevra, la figlia della premier, non avrebbe voluto saperne di dire addio alle amichette del cuore, cioè alle figlie di Gemmato. Ecco perché la premier e il sottosegretario hanno deciso di trascorrere insieme ancora qualche giorno, prima della ripresa dell’attività parlamentare, per la gioia delle figlie.

Il rientro

Qualcuno, inoltre, ipotizza la presenza di Meloni a “La Piazza”, il forum sui temi della politica e dell’economia organizzato da affaritaliani.it a Ceglie Messapica, la stessa località dove la premier ha trascorso la prima parte delle sue vacanze in Puglia. L’indiscrezione non è confermata. È certo, invece, che il prossimo 30 agosto Meloni incontrerà i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini con i quali discuterà delle prossime mosse del Governo. La prima è proprio la designazione del ministro Raffaele Fitto come candidato dell’Italia al ruolo di commissario nell’esecutivo bis guidato da Ursula von der Leyen.

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Cultura e Spettacoli Puglia

Full immersion pugliese per Elisabetta Gregoraci: le vacanze tra ulivi e pizzica – VIDEO

Full immersion pugliese per Elisabetta Gregoraci: le vacanze tra ulivi e pizzica

Vacanze pugliesi per Elisabetta Gregoraci che ha condiviso su Instagram alcuni dei momenti che sta trascorrendo in Valle d’Itria.

La showgirl si è totalmente immersa nel mood pugliese tra trulli e un giro in bici tra gli ulivi, la tarantella e una frisella a bordo piscina.

Per la conduttrice tv, immancabile, la fotografia a Polignano a Mare: sullo sfondo l’iconica Lama Monachile. Poi una passeggiata a Monopoli e la foto davanti alla Cattedrale. Tappa anche ad Alberobello e non può mancare anche la foto con le luminarie sullo sfondo.

«Ciao Puglia, quanto mi eri mancata», scrive Gregoraci in un post in cui pubblica le foto della sua vacanza pugliese. «W il Sud», aggiunge in una storia.

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Attualità News Puglia

Campagne pugliesi sotto attacco, agricoltori e aziende in difficoltà: ecco la mappa dei fenomeni criminosi

«Ennesimo furto di 40 quintali di uva quando la vendemmia nel foggiano è ormai alle porte. Con la criminalità anche spicciola che rende difficile la quotidianità degli imprenditori in campagna e i raid che sono un fenomeno ormai senza soluzione di continuità, da anni gli agricoltori sono costretti a vigilare di notte: ma gli episodi si stanno registrando anche in pieno giorno». La denuncia è di Coldiretti Puglia, alla notizia del furto di un quantitativo ingente di uva a San Severo in provincia di Foggia, dove nei giorni scorsi sono stati selvaggiamente tagliati i tiranti di un tendone di uva ai danni di un altro giovane agricoltore.

«Ormai nelle campagne pugliesi le attività criminose sono legate alla “stagionalità” delle produzioni, con squadre ben organizzate tagliano i ceppi dell’uva da vino a marzo/aprile, rubano le ciliegie a maggio, l’uva da agosto ad ottobre, le mandorle a settembre, le olive da ottobre a dicembre, gli ortaggi tutto l’anno, ma preferiscono i carciofi brindisini e gli asparagi foggiani, dimostrando che alla base dei furti ci sono specifiche richieste di prodotti redditizi – afferma Coldiretti Puglia – perché molto apprezzati dai mercati. Infine sradicano e portano via gli olivi monumentali perché qualcuno evidentemente li ricerca. I furti sono praticamente quotidiani tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne».

«Si moltiplicano i furti di ferro, acciaio, rame, cavi elettrici e telefonici in campagna – aggiunge Coldiretti Puglia – con le aziende agricole che rimangono spente e isolate telefonicamente, mentre i pozzi per i irrigare restano fermi, pregiudicando le produzioni agricole che hanno bisogno di acqua».

«Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati – segnala Coldiretti Puglia – lasciano le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali, furti di prodotti in campo e delle piantine resistenti a Xylella appena messe a dimora, taglio di ceppi di uva da vino Primitivo, di uva da tavola e tiranti di tendoni, sabotaggi di cantine, taglio e furti di ulivi secolari, sono solo alcuni degli atti criminosi a danno degli agricoltori».

«Le campagne sono in balia di gruppi della criminalità, delle agromafie che fanno il paio con le ecomafie, che non si fermano – insiste Coldiretti Puglia – neppure davanti al momento di incertezza con la guerra e l’emergenza che sta arrecando gravi danni alle aziende agricole, anzi si moltiplicano i fenomeni criminali con furti di mezzi, prodotti agricoli e chilometri di fili di rame, smaltimento di rifiuti di ogni genere nei campi, poi bruciati, con un danno economico e ambientale incalcolabile».

LA MAPPA DEI FENOMENI CRIMINOSI PROVINCIA PER PROVINCIA

BARI E BAT

Non si arresta la strage di ulivi nelle campagne con piante danneggiate, atti vandalici, danni e furti di olivi secolari che hanno spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne, mentre altri si sono affidati a istituti di vigilanza.

Dai furti di animali a fini estorsivi fino ad arrivare all’uccisione degli stessi, la criminalità strisciante nelle campagne di Bari e BAT minaccia di aggravarsi con i furti  di tubi e idratanti, fino al saccheggio o al danneggiamento dei pozzi artesiani.

Nel periodo della raccolta delle olive, i predoni delle campagne fanno razzia di olive che come diamanti andrebbero sorvegliate di notte e scortate durante i trasferimenti nei frantoi.

I mandanti dei gruppi criminali sono italiani anche se spesso si avvalgono di ‘manodopera’ straniera. Depredano gli oliveti del barese, della BAT. In 2/3 minuti riescono a portare via oltre 30 kg di olive ad albero, battendo gli ulivi con mazze anche di ferro per far crollare il maggior numero di prodotto, danneggiando al contempo le piante. Le squadre di malfattori trascinano le reti sotto gli olivi a mano a mano che i complici percuotono i rami, per raccogliere il maggiore numero possibile di olive in caduta. Oltre alla perdita di reddito per il furto di olive e al danneggiamento delle piante, gli agricoltori sono costretti ad impiegare più manodopera per recuperare dal terreno parte della ‘refurtiva’ che i ladri, trascinando velocemente le reti di raccolta, non riescono a portare via. Gli agricoltori, ormai per il terzo anno consecutivo, sono vittime di un fenomeno che si sta consolidando e aggravando nel tempo.

I frantoi sono costretti ad avvisare la Questura prima di far partire i camion di olio extravergine alla volta delle varie destinazioni italiane per farli scortare fino all’imbocco dell’autostrada, eppure questa è la situazione nella BAT e soprattutto ad Andria, culla dell’olivicoltura pugliese. Il fenomeno che si ripete ogni anno mette a repentaglio l’incolumità stessa degli olivicoltori, costretti a fare ronde diurne e notturne. Le forze dell’ordine hanno un territorio assai vasto da presidiare, pertanto ampie zone non sono pattugliate. Stessa sorte subiscono mandorle, uva da tavola, uva da vino, perché i gruppi criminali seguono la stagionalità delle produzioni.

FOGGIA

I comuni maggiormente interessati da questo problema sono Cerignola, Lucera, Orta Nova, Torremaggiore, San Severo, San Marco in Lamis, S. Giovanni Rotondo, Poggio Imperiale, ma il fenomeno è diffuso su tutto il territorio provinciale, con una recrudescenza di fenomeni estorsivi con aggressioni che si stanno verificando a Manfredonia.

La tipologia di furti risulta essere di varia natura. Si passa dalla sottrazione del raccolto dalle piante in campo, dagli asparagi ai carciofi, alle aggressioni per il furto dei mezzi agricoli e/o delle attrezzature e/o del bestiame, dei raccolti già messi su cassoni, o addirittura alla sottrazione dei cavi di rame e del ferro. Molto diffusa è la razzia dei mezzi agricoli con la successiva richiesta di riscatto. Si moltiplicano i furti di rame, cavi elettrici e telefonici in campagna con le aziende agricole che rimangono spente e isolate telefonicamente, mentre i pozzi per i irrigare restano fermi, pregiudicando le produzioni ortofrutticole che hanno bisogno di acqua. La criminalità mette le mani anche sulle reti di distribuzione irrigua del Nord Fortore del Consorzio per la bonifica della Capitanata, dopo i furti e i danneggiamenti a pozzi artesiani ed aziende agricole che si sono moltiplicati nelle ultime settimane in tutta la Puglia.

Le campagne foggiane sono in balia di gruppi della criminalità, delle agromafie che fanno il paio con le ecomafie, con lo sversamento di rifiuti di ogni genere nei campi, poi bruciati, con un danno economico e ambientale incalcolabile.

TARANTO

Raid nei vigneti in provincia di Taranto dove oltre al furto delle barbatelle, ora a sparire, complice il buio della notte, i pali in acciaio degli impianti viticoli. Si registrano furto di mezzi agricoli in aumento soprattutto nell’area orientale e fenomeno di questi giorni il furto delle balle di fieno dai campi durante la notte nell’area foraggiera soprattutto nell’area zootecnica di Mottola. Per non parlare del taglio dei ceppi e dei tendoni dell’uva da tavola e da vino e dei furti di produzioni agricole di pregio che stanno interessando sia la zona orientale a Manduria, Sava, Maruggio che quella occidentale, con in testa Castellaneta, Palagiano e Ginosa.

BRINDISI

I raid nelle campagne con il furto di pali di acciaio dei vigneti sono un fenomeno che prima si registravano solo di notte, ma gli episodi si stanno registrando anche in pieno giorno. Si stanno moltiplicando le segnalazioni di scarico notturno di rifiuti nei campi, compreso Eternit e copertoni, mentre gli agricoltori vengono multati e obbligati a provvedere alla rimozione con ditte specializzate.

Si segnalano furti di carciofi, ortaggi, mezzi agricoli quali trattori, scopatrice, furgoni, oltre alla recrudescenza del fenomeno dei furti di ulivi e uva. I mezzi agricoli sono rubati soprattutto durante le ore diurne, nel pieno dello svolgimento delle attività agricole e all’imbrunire si registra il maggior numero di furti di olive.

LECCE

La maggiore incidenza di furti in aree rurali in provincia di Lecce si verificano nell’hinterland della città capoluogo, in particolare nei comuni confinanti con Lecce e immediatamente vicini al confine con la provincia di Brindisi. In questi comuni si sono verificati numerosi casi di furti di pali tutori sia di vigneto che di oliveto, furti di piante di olivo appena trapiantate e di tubi di irrigazione, compreso anche alcuni attrezzi agricoli.

Altri casi si sono verificati nella zona del Capo di Leuca, con irruzioni notturne nelle aziende e furto di gasolio agricolo ed attrezzature.

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Oltre 218 mln per migliorare gli aeroporti pugliesi: ok da Enac al Contratto di programma

In arrivo oltre 218 milioni di euro per gli aeroporti pugliesi. Enac ha approvato il Contratto di programma di Aeroporti di Puglia valido per il periodo 2024-2027 che consentirà alla rete aeroportuale di migliorare le proprie performance.

Gli investimenti serviranno per avviare una serie di interventi finalizzati al miglioramento della capacità aeroportuale degli scali, al miglioramento dei servizi destinati ai passeggeri, all’innalzamento del livello di sicurezza, nonché alla qualità dei servizi e alla tutela ambientale.

I 218,5 milioni di euro verranno ripartiti tra gli aeroporti nelle seguenti percentuali: 30% per Bari, 25% per Brindisi, 23% per Taranto-Grottaglie e 22% per Foggia.

Nel provvedimento di autorizzazione, l’Enac, in sede di esame del Piano economico finanziario, ha sottolineato la propria valutazione positiva rispetto alla solidità finanziaria e patrimoniale di Aeroporti di Puglia, sottolineando per quest’ultima voce che tutti gli indicatori evidenziano una situazione patrimoniale e finanziaria equilibrata tale da consentire il rispetto degli impegni a lungo termine attraverso il proprio capitale e una buona autonomia nel generare le risorse finanziarie a supporto degli investimenti, alla sostenibilità economica e alla liquidità aziendale.

Vasile: «Traguardo importante»

L’approvazione del Contratto di programma, evidenzia il presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Maria Vasile, è «un traguardo che rappresenta un importante riconoscimento del lavoro svolto negli ultimi anni da tutta la struttura di Aeroporti di Puglia, supportata in questo percorso dall’advisor Arthur D. Little, e dalla struttura regionale».

Il contratto, aggiunge, «sancisce non solo la continuità degli investimenti destinati allo sviluppo delle infrastrutture aeroportuali, ma anche l’impegno verso l’innovazione e la sostenibilità, da sempre princìpi cardine della nostra strategia aziendale». Con l’approvazione da parte di Enac, Aeroporti di Puglia potrà «potenziare ulteriormente i servizi offerti ai passeggeri, migliorando l’efficienza operativa e rafforzando la competitività degli scali pugliesi, con uno sguardo sempre attento alle nuove sfide del trasporto suborbitale nel quale lo Spazioporto di Grottaglie è destinato svolgere un ruolo fondamentale».

Il nuovo Contratto di programma verrà formalizzato a breve e, sottolinea il presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma «rappresenta uno strumento importante per continuare a garantire il percorso di investimenti e la realizzazione di opere che porteranno a un ulteriore innalzamento degli standard di sicurezza, della qualità dei servizi e della tutela dei diritti».

Emiliano: «Riconosciuto il valore strategico della rete aeroportuale pugliese»

Per il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano l’approvazione da parte di Enac è «un passo importante e un grande riconoscimento del valore strategico che la rete aeroportuale pugliese ha non solo per la nostra regione, ma per l’intero sistema nazionale dei trasporti».

Con gli investimenti previsti, «i nostri aeroporti potranno consolidare gli eccellenti standard di servizio che già ne fanno un riferimento a livello internazionale. Il raddoppio delle aerostazioni di Bari e Brindisi, i nuovi parcheggi multipiano di Bari e Brindisi, la riqualificazione dell’aerostazione di Foggia e quella già avviata dell’aerostazione di Grottaglie, i nuovi sistemi automatizzati per la gestione dei bagagli da stiva, una digitalizzazione spinta per l’accesso ai terminal dei passeggeri, così come la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, e i più alti standard di sicurezza e safety, rappresentano un fattore sempre più attrattivo per i vettori che sceglieranno di operare in Puglia».

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Rifiuti nelle campagne pugliesi, Perrini: «Servono più risorse per la pulizia delle strade» – FOTO

«L’abbandono dei rifiuti ormai in Puglia, ma in modo particolare nel Tarantino, è una vera e propria emergenza». Ad affermarlo è il capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale, Renato Perrini.

A giugno scorso, ricorda, «lanciai la proposta di un tavolo allargato, partecipato dai Comuni del territorio e coordinato dalla Provincia di Taranto, finalizzato all’adozione di linee comuni e di attività da mettere in campo per far fronte al fenomeno dell’abbandono dei rifiuti, convinto che una conferenza dei servizi potrebbe essere lo strumento giusto per stabilire regole chiare e condivise».

I cumuli di rifiuti, soprattutto nelle campagne pugliesi, non passano inosservati anche ai numerosi turisti che, in questi giorni, transitano sulle strade pugliesi e che sono «sempre molto critici su servizi, igiene e decoro delle aree pubbliche nonostante il bel mare, la buona cucina e la cordiale accoglienza».

Perrini ha preparato un dossier fotografico che consegnerà all’assessora regionale all’ambiente, Serena Triggiani, «perché si renda conto in quali condizioni versano le periferie e le campagne piene di rifiuti».

Proprio all’assessora, il capogruppo di Fratelli d’Italia, chiede «uno sforzo ulteriore affinché destini alla pulizia di queste strade altre risorse straordinarie, così come è stato già fatto in passato e affinché la Regione Puglia attivi e finanzi misure di videosorveglianza per individuare efficacemente gli incivili e punirli con sanzioni più alte».

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Fondi europei alle imprese: la Regione Puglia al top per finanziamenti ottenuti

Puglia, Piemonte e Campania sono le regioni che hanno raccolto dal 2000 ad oggi più finanziamenti europei destinati alla competitività e allo sviluppo delle piccole e medie imprese. A certificarlo è una ricerca condotta da Vendor, società specializzata in finanza agevolata, efficienza energetica ed operativa per le Pmi. Scendendo più nello specifico, a livello nazionale negli ultimi 25 anni, sono stati finanziati quasi 200mila progetti con fondi pubblici per un totale di 21,46 miliardi di euro di cui 13,96 miliardi derivati dai programmi europei per le politiche di coesione in tema di competitività delle imprese. Il Piemonte è la regione in assoluto più virtuosa per quanto riguarda i finanziamenti europei del fondo Fesr erogati alle pmi dal 2000 ad oggi per un totale di 3,48 miliardi di euro. Seguono poi nell’ordine un folto gruppo di regioni meridionali: Campania (3,18 miliardi di euro), Puglia (2,07 miliardi euro), Sicilia (1,33 miliardi euro), Abruzzo (790 milioni di euro) e Calabria (411 milioni di euro). Per riuscire a rintracciare un’altra regione del Nord Italia bisogna invece risalire fino all’ottavo posto, con la Lombardia dove le piccole e medie imprese hanno portato a casa, nei quasi 25 anni esaminati, oltre 305 milioni di euro. Fanalino di coda è invece la Valle D’Aosta (con 12 milioni di euro) preceduta dal Trentino Alto Adige (28 milioni di euro).

I finanziamenti

Se consideriamo, invece, il totale dei finanziamenti erogati ai beneficiari dai soggetti pubblici nazionali e locali la graduatoria cambia: in vetta c’è la Campania con 4,1 miliardi di euro erogati, seguita da Piemonte (3,83 miliardi) e Abruzzo (3,5 miliardi). Alle spalle, più staccate, troviamo di nuovo la Puglia, insieme a Sicilia e Calabria rispettivamente con 1,94 miliardi di euro, 1,64 miliardi e 806 milioni di euro ottenuti.

Il commento

«I finanziamenti pubblici per la competitività delle imprese – spiega Stefano Ciacciarelli, ceo di Vendor – hanno rappresentato un importante motore di sviluppo per tutte le regioni italiane con alcuni casi di successo come Piemonte, Campania e Puglia che sono riusciti a sfruttarli al meglio. È proprio la capacità di intercettare i finanziamenti resi disponibili dalle Istituzioni con progetti di lungo respiro che rappresenta un elemento strategico in grado di migliorare la competitività. L’auspicio è che con l’aggiunta dei fondi provenienti dal Pnrr e destinati alle imprese, si possa aprire una nuova fase di investimenti».

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