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Pronto soccorso nel Tarantino, Perrini: «Situazione drammatica. Servono provvedimenti urgenti»

«I pronto soccorso del Santissima Annunziata di Taranto e dell’ospedale di Martina Franca sono in una situazione a dir poco drammatica». È la denuncia del consigliere regionale Renato Perrini, capogruppo di Fratelli d’Italia, che torna a sollecitare un’audizione del presidente Michele Emiliano, in qualità di assessore alla Sanità, «per trovare soluzioni tangibili».

Perrini ricorda che già a giugno «avevo lanciato l’ennesimo allarme perché la situazione era drammatica, nonostante il direttore generale della Asl Taranto, Vito Colacicco, abbia cercato con alcuni provvedimenti di porre rimedio».

Oltre alla carenza di personale medico, prosegue Perrini, «una delle cause del sovraffollamento è l’abitudine di molti di recarsi al pronto soccorso anche per casi di lieve gravità» che potrebbero essere gestiti «da presidi minori dislocati in punti strategici del territorio. Invece – evidenzia il capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale pugliese – negli ultimi anni la parola d’ordine è sempre stata quella di tagliare la spesa sanitaria. A danno della medicina territoriale».

Per Perrini una soluzione, sebbene provvisoria «anche in attesa del nuovo ospedale San Cataldo» a Taranto, potrebbe essere la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale Moscati del capoluogo ionico, chiuso nel 2014, «che come struttura sanitaria, era centrale, in quando serviva non solo a sollevare il sovraccarico del Santissima Annunziata, ma anche di altri Comuni vicini».

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A Taranto nuova cura per il Parkinson: primo impianto di levodopa sottocutanea

Una nuova speranza per i pazienti affetti da Morbo di Parkinson arriva dal Santissima Annunziata di Taranto. L’ospedale è stato il quarto in Puglia a eseguire un innovativo impianto di levodopa per infusione sottocutanea, una tecnica che apre scenari terapeutici finora inesplorati.

Questa procedura, ancora poco diffusa in Italia, rappresenta una svolta per i pazienti che non rispondono adeguatamente ai trattamenti tradizionali. La levodopa, il farmaco più efficace per il Parkinson, viene solitamente assunta per via orale, ma le sue fluttuazioni nel sangue possono causare effetti collaterali e limitare l’efficacia della terapia. L’infusione sottocutanea, invece, garantisce un rilascio costante del farmaco, migliorando significativamente il controllo dei sintomi e la qualità di vita dei pazienti.

«Questa è una grande notizia per il nostro territorio – ha dichiarato il dottor Giovanni Boero, direttore della Struttura Complessa di Neurologia e Stroke Unit -. L’introduzione di questa nuova terapia ci permette di offrire ai nostri pazienti una cura più efficace e personalizzata».

L’equipe medica, guidata dai dottori Donato Fusillo, Marina Pesare e Carlo Santoro, seleziona con cura i pazienti più adatti a questo trattamento, garantendo la massima sicurezza e l’efficacia della terapia.

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