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La storia di Lucia: è in maternità e Tempa Rossa la licenzia, per lo stress perde il bimbo

Tempa Rossa, un nome che evoca un progetto industriale di grande portata, ma che oggi si tinge di ombre a causa di una vicenda che mette in luce le profonde disparità di genere nel mondo del lavoro. Lucia, una donna che ha dedicato dieci anni della sua vita al successo di questo progetto, si trova oggi a combattere una battaglia per rivendicare i propri diritti.

La storia

Assunta nel 2014 come assistente di direzione, Lucia è stata fin da subito un pilastro fondamentale per la società Tecnimont, e in seguito per TotalEnergies. Ha dimostrato competenza, dedizione e flessibilità, affrontando con professionalità anche le sfide più complesse, come la gestione della fase pandemica. Tuttavia, la sua storia ha preso una piega inaspettata e dolorosa. Nel 2023, in attesa del suo secondo figlio, Lucia si è vista negare il rinnovo del contratto, senza alcuna giustificazione plausibile, racconta Uilm Basilicata.

Un duro colpo, amplificato dalla perdita del bambino, avvenuta a causa dello stress provocato dalla situazione lavorativa. «Mi sono sentita tradita», racconta Lucia con la voce rotta dall’emozione. «Dopo tutto quello che ho dato, mi sono ritrovata da un giorno all’altro senza lavoro, in un momento delicato della mia vita». La coincidenza tra il licenziamento e la maternità, unita al fatto che Lucia sia l’unica lavoratrice a non aver visto rinnovato il contratto, lascia poco spazio a interpretazioni.

La mobilitazione

«Si tratta di una chiara discriminazione di genere, un atto che viola i diritti fondamentali delle lavoratrici e che getta una macchia sulla reputazione di una multinazionale come TotalEnergies» dichiara la sigla. Nonostante le numerose richieste di chiarimenti, l’azienda ha finora fornito solo risposte evasive. La Uilm Basilicata ha già annunciato la sua intenzione di intraprendere tutte le azioni necessarie per far valere i diritti della lavoratrice e per chiedere giustizia.

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Incidente in un bacino dell’Arsenale di Taranto: cede una “barcaporta”. Nessun ferito – VIDEO

Incidente nel bacino Ferrati, uno dei bacini fissi dell’Arsenale militare di Taranto, dove ha ceduto una “barcaporta” rompendo gli argini e «provocando una piccola esondazione di quel tratto di mare fin dentro ai capannoni e lungo le strade del presidio della Marina militare di Taranto».

È accaduto nel pomeriggio di oggi. Fortunatamente non si sono registrati feriti.

A denunciarlo sono la Cgil e la Fp Cgil di Taranto ricordando che proprio ieri il sindacato di categoria della funzione pubblica aveva denunciato «il continuo impoverimento occupazionale, di esperienze e competenze dell’Arsenale di Taranto».

La barcaporta di fatto funziona come una diga che argina l’acqua. C’è stato «tanto spavento – commenta Pietro Avellino, coordinatore Difesa della Fp Cgil – ma solo il destino ha evitato che tutto si trasformasse in una strage perché se in quel bacino oggi ci fossero stati operai a lavorare su una carena di nave, oggi commenteremmo non solo della perdita di valore dell’Arsenale di Taranto o del suo graduale impoverimento, ma una tragedia umana».

Quelle «pareti in calcestruzzo dei bacini fissi dell’Arsenale di Taranto – sottolinea Grazia Albano, segretaria della Fp Cgil – hanno visto passare manutenzioni e riparazioni di scafi importanti, compresa la portaerei Cavour ed essere testimoni di questo tracollo anche “fisico” di un pezzo di storia del nostro territorio fa troppo male alla città, ma anche a tutti i lavoratori che nel tempo avevano creduto ad un’ipotesi di rilancio dell’infrastruttura militare e del suo potenziale industriale».

Secondo Luciano Manna del sito Veraleaks nel primo seno del Mar Piccolo sarebbe finito «di tutto: fanghi, polveri, legni, serbatoi, carpenterie e quanto era servivo ai lavori nel bacino compreso ciò che è stato travolto sulle stesse banchine a causa dell’eccessiva portata d’acqua. Un altro duro colpo dal punto di vista ambientale inferto al delicatissimo ecosistema marino del Mar Piccolo dal nostro Arsenale della Marina militare. Non solo Ilva, dunque».

La Marina militare: «Quel bacino era stato svuotato dall’acqua per operazioni di ingresso di una nave in manutenzione»

«La barcaporta – spiegano dalla Marina militare – chiudeva il bacino, svuotato dall’acqua da alcuni giorni per permettere le operazioni preparatorie all’ingresso di una unità navale in manutenzione. Al momento dell’evento in bacino, o in prossimità dello stesso non c’erano personale o mezzi. Sono in corso le verifiche per stabilire la causa del cedimento e se ci sono stati danni alle strutture».

Il bacino Ferrati è tra i più grandi d’Europa: è in grado di ospitare navi delle dimensioni della portaeromobili Cavour. Lungo 243 metri, largo 35, è stato costruito nel 1916 ed è stato successivamente intitolato a Edgardo Ferrati, famoso per il recupero della corazzata Da Vinci, portata in bacino capovolta.

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