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BAT Cultura e Spettacoli

Torna a Bisceglie “en blanc”: è già sold out la grande tavolata sociale sul waterfront

Parola in codice: bianco. Una sera di fine estate, il mare, l’atmosfera di festa e convivialità, tra musica e divertimento, senza dimenticare la solidarietà. Il dress code – rigorosamente bianco – aggiunge un tocco di raffinatezza. È questa la ricetta semplice ma ormai consolidata di “Bisceglie En Blanc”, con appuntamento fissato sul waterfront di Bisceglie, in via Nazario Sauro, per martedì alle 20.30.

Il lungomare biscegliese diventerà ancora una volta il ristorante cielo aperto per una cena tutta in bianco, dagli abiti alle tavolate, confermandosi uno degli appuntamenti più attesi e magici dell’estate.

Parola al sindaco

«Siamo lieti che ancora una volta Bisceglie – dichiara il sindaco Angelantonio Angarano – sia la cornice prescelta per questo evento che celebra la gioia dello stare insieme. Anche per questa nuova edizione, tra gli appuntamenti conclusivi del nostro cartellone estivo, non mancherà la nostra presenza. Con grande entusiasmo abbiamo sostenuto questa iniziativa che rappresenta una bella opportunità anche per il turismo, amplificando il fascino speciale del nostro lungomare».

Total white

Le iscrizioni a Bisceglie En Blanc sono terminate nei giorni scorsi: l’evento è già sold out con oltre 1000 partecipanti, a dimostrazione dell’entusiasmo per un’iniziativa molto amata. Del resto il format della cena in bianco è diventato ormai una tradizione conosciuta in tutto il mondo: dall’originale Dîner en blanc nato a Parigi nel 1988.
Grande attenzione sarà prestata alla sostenibilità: niente plastica, niente carta, nessun prodotto usa e getta. I commensali scelgono e portano con sé tutto il necessario per allestire le tavolate: bicchieri di vetro, posate, stoviglie, tessuti e addobbi ad hoc. Anche il cibo viene portato da casa, preparato e condiviso in tavola, oppure i partecipanti possono aderire alle varie opzioni di menù preposte dal servizio catering.

La musica

Per l’edizione 2024 della grande cena, l’ospite musicale sarà Matteo Borghi che insieme alla sua band. La selezione musicale che accompagnerà la serata sarà invece a cura dei dj Ferpier e Ignazio Ricchiuti. A Tommaso Amato il compito di presentare l’evento e guidare i partecipanti nel ricco palinsesto di intrattenimento, fino all’ultimo brindisi sotto le stelle.

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Bari Cultura e Spettacoli

Mola di Bari, Placido Domingo Jr porta la sua “Anima Tango” all’AgimusFestival

Arriva in Puglia Placido Domingo jr. Domani alle 21.30, nell’Arena Castello di Mola di Bari il cantante sarà ospite dell’AgìmusFestival, diretto da Piero Rotolo. In scena “Volver – Anima Tango”, concerto-spettacolo multiforme, fatto di musica, momenti teatrali e danza, basato sulle atmosfere e la tradizione del pensiero triste che si balla.

Lo spettacolo

Cantante sì, ma anche compositore e produttore, nonché figlio del celebre tenore, Placido Domingo jr sarà affiancato dalla cantante e attrice Annalisa Biancofiore, che dello spettacolo è regista e autrice. In scena anche il fisarmonicista Cristiano Lui, autore degli arrangiamenti originali delle musiche, che esegue alla testa del Buenos Aires Cafè Sextet, composto da Oscar Raimo (violino), Stefano Ciotola (chitarra), Remigio Coco (pianoforte), Piero Ranucci (contrabbasso) e Angelo Terella (batteria). Sul palco salgono anche i ballerini di tango argentino Federica Gumina e Eduardo Moyano, che si esibiscono in una serie di passi di grande fascino, regalando al pubblico l’atmosfera di una “milonga dei ricordi”.

L’atmosfera

D’altronde, “Volver – Anima Tango” parla di ritorni in un’atmosfera suggestiva, fatta di ombre, colori e rievocazioni. A condurre lo spettacolo è la voce di Domingo, che trasporta il pubblico nel suo viaggio segreto; mentre la musica, gli abbracci struggenti dei corpi danzanti e la profondità delle parole si fondono in un racconto unico, in un’emozione che si fa battito, proprio come quando si torna a casa dopo un lungo viaggio, per ritrovare luoghi e persone amate. Esattamente i sentimenti che alimentano lo stato d’animo e la condizione esistenziale del protagonista dello spettacolo interpretato da Domingo jr, che rende omaggio all’espressione artistica più popolare e rappresentativa della cultura argentina, scoperta dal cantante una decina di anni fa nella sua vera essenza. Al centro dello spettacolo c’è infatti un uomo che guarda con occhi nuovi ciò che lo circonda, mentre tutto si trasforma e diventa “tango”, in un singolare viaggio musicale e umano. La vita stessa di Domingo jr, d’altra parte, è stata caratterizzata da allontanamenti e ritorni.

Le parole

«Dopo aver vissuto venticinque anni negli Stati Uniti, ho sentito una mancanza, un senso di lontananza e ho capito la mia personale necessità di ritorno in Europa e in Spagna, il Paese al quale appartengono i mi\ei primi ricordi di bambino», ha raccontato in diversi occasioni l’artista, protagonista di molti progetti crossover tra classica e popular music, qui alla prese con un repertorio che spazia da Carlos Gardel, cantante che nella Parigi negli anni Venti trasformò il tango in un fenomeno di moda, al padre del «tango nuevo» Astor Piazzolla. Ma l’impaginato tocca pure l’universo del premio Oscar Luis Bacalov, così come quello di Domenico Modugno e Luigi Tenco, mentre celebri tanghi tradizionali, noti al grande pubblico, prendono una nuova veste, senza però mai perdere il loro antico fascino.

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Bari Cultura e Spettacoli

Castellana, Dolcenera a “Piazze d’estate”: «Con Anima Mundi racconto sogni comuni» – L’INTERVISTA

«Vai a vedere gli ultimi post che ho scritto su Instagram». E così, nel mezzo dell’intervista a Dolcenera, mi ritrovo a digitare in fretta il suo nome, alla ricerca del profilo social. La cantante ha un rapporto di odio e amore con le piattaforme virtuali, e ci tiene a farmelo notare. Mi ritrovo davanti a una foto di Dolcenera su un palco: in gran forma, minigonna in semi pelle, capello al vento, il microfono nella mano destra, e lo sguardo di chi è perso nella performance. Una “bomba” e tre “fuochi”, le emoticon a sottolineare l’atmosfera, calda. «Leggi la didascalia del penultimo post». Nella foto Dolcenera è in spiaggia. Sotto, uno scambio di battute sarcastico, su quanto la cantante non sia così attenta a riportare gli appuntamenti dei suoi concerti ai fan. Per farla breve, provocazione. Perchè a Dolcenera la provocazione un po’ piace, come le piace parlare chiaramente, fuori dai denti. Tipico di chi come lei è cresciuta in fretta, raggiungendo la popolarità ancora giovanissima. Stasera si esibirà a Castellana Grotte, ospite di “Piazze d’Estate”, alle 21.30.

Stasera arrivi a Castellana con il progetto “Anima Mundi”, raccontamelo.

«Sto portando in giro due format diversi. Uno piano e voce, che è anche un recital, e un altro con la band. Due forme di comunicazione diverse ma comunque intense, le canzoni sono le stesse. Con “Anima Mundi” racconto di diritti civili, di rispetto dell’ambiente, di sogni comuni, di voglia di pace. È uno show energetico, dove si può ballare, ma anche ricco di contenuti».

Vuoi far divertire, lasciando una finestrella per la riflessione?

«La verità è che non vorrei far divertire proprio nessuno. Non mi interessa far divertire, la musica non è divertimento. È espressione dell’animo umano. Adesso le si da solo significato di divertentismo, ma prima non era così».

Stai dicendo che il pubblico moderno è abituato male?

«C’è stata una deviazione del concetto di musica negli ultimi due decenni. Un po’ colpa dell’industria, un po’ del mondo dei social».

Contenuti brevi ed incisivi che vanno ad abbassare il tempo medio d’attenzione…

«La programmazione della vita digitale è impostata sulla rapidità. E sul raggiungimento di quante più persone possibili, nel minor tempo possibile. Stessa cosa vale per la musica».

E tu che rapporto hai con i social?

«Alti e bassi, con più bassi che alti».

Com’è entrata la musica nella tua vita?

«Per caso. Non ho mai cercato questa vita. Mi è successa»

Lo dici con fatalismo, quasi ci fossi predestinata.

«Un pò si. È incredibile quanto non l’abbia cercata questa strada (ride ndr). Però quando vivi qualcosa che ti cade dall’alto, riesci ad avere il giusto distacco dalle cose».

Dal Salento a Sanremo, il sogno di qualunque ragazzo al mondo…

«Ecco, io questo sogno non lo avevo (ride ndr)».

Ma quali sono stati gli step fondamentali che ti hanno portata fino al Festival?

«Una persona, croce e delizia della mia vita, ha creduto in me, prima ancora che lo facessi io stessa».

Siamo sul fronte sentimentale?

«Sì. Ha puntato tutto su di me, e ancora mi chiedo come abbia fatto. Non ha creduto solo nella mia voce, ma nella capacità di poter scrivere cose importanti, che resistono al tempo. Dopo sono arrivate altre persone che mi hanno spinta; e magari ne arriveranno altre ancora domani, perchè io tutt’oggi non credo in me stessa».

Dopo tutta la strada che hai fatto non riesci ancora a credere in te stessa?

«Non riesco a razionalizzare. Se penso che la cosa più bella che ho fatto nella vita è scrivere, poi mi rendo conto che non so nemmeno io da dove arriva tutto questo. Lo senti come qualcosa di mistico, collegato all’anima».

C’è stato qualche artista che ti è stato d’ispirazione all’inizio del percorso?

«Ero innamorata della potenza musicale di Bruce Springsteen, della ricerca delle sonorità, fino allo sfinimento, dei Pink Floyd. Poi della forza evocativa di alcuni testi di Vasco Rossi; e come non citare la sfacciataggine di Celentano».

Sei stata ben cinque volte a Sanremo. C’è qualche aneddoto divertente, simpatico, che ricordi con piacere di quell’esperienza?

«Divertente e simpatico? Aggettivi abbinati al Festival di Sanremo? No (sorride ndr). È un tritacarne, dopo l’esibizione si scappa in albergo a dormire. Si viene così strozzati e spremuti dalle interviste, che alla fine della giornata sei senza voce. Se qualcuno ti racconta qualcosa di divertente successa a Sanremo, sta mentendo (ride ndr)».

Hai cambiato tante volte il tuo suono negli anni. È qualcosa che ti viene naturale o ci lavori con approccio metodico?

«La mia anima è fatta di suoni, che raccontano le sfumature di una canzone. La scelta di un suono di chitarra, di un rullante, del riverbero, per me è qualcosa di spirituale. Purtroppo ho sempre avuto difficoltà a incontrare qualcuno sul mio percorso lavorativo con cui condividere questa visione. Ti viene detto “cerca di fare canzoni che rientrano nel sound che va di moda oggi”».

Quindi, meglio la vetta delle classifiche accettando il compromesso o meglio restare “di nicchia”, ma fedeli alle proprie idee?

«Muoio perchè non so rispondere a questa domanda. Muoio ogni giorno. Da una parte c’è il desiderio di raggiungere quante più persone possibili. Dall’altra c’è necessità di coerenza per me stessa in ciò che faccio. Sono per tutti, ma non di tutti. E questo dall’inizio della mia carriera. Sono sempre stata una finta “pop”, che poi pop non è».

Che momento è per la musica italiana?

«Non vedo differenza tra la musica italiana e quella internazionale. È più una questione di mercati. Il nostro, essendo piccolo, tende all’omologazione».

Io noto anche una minore propensione culturale all’ascolto.

«Veniamo da una cultura cantautorale che presuppone una capacità d’ascolto. Però se ci pensi manca l’attitudine di andare a concerti di artisti che non conosci. Ad ascoltare, appunto, non a fare il “fan”. In Inghilterra e in Germania questa curiosità, questa apertura c’è. In Italia spesso si preferisce rimanere a casa, a fare zapping davanti alla tv».

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BAT Cultura e Spettacoli

Il grande ritorno dei Pooh, la band in concerto in Puglia: «È un tour speciale»

Sono tornati i Pooh. La storica band si esibirà domani a Barletta, nel fossato del castello, per un live dal sapore amarcord. “Amici x sempre – Estate 2024” il nome della tournée che sta vedendo il gruppo protagonista dell’estate italiana, con tantissime date sparse per tutto lo Stivale.

Preview

Una serie di concerti imperdibili per rivivere ancora una volta la storia dei Pooh attraverso i loro più grandi successi, da “Amici per sempre” a “Tanta voglia di lei”, da “Parsifal” – capolavoro della band uscito nel 2023 in una speciale versione per il 50° anniversari – a “Dammi solo un minuto”, solo per citarne alcuni. Nati da un’idea di Valerio Negrini – scomparso 11 anni fa a causa di un infarto – in oltre 50 anni di carriera i Pooh hanno superato i 100 milioni di dischi venduti, ottenendo una lista spropositata di premi e riconoscimenti, e dimostrandosi dei veri “pionieri” per le rivoluzioni introdotte nei loro concerti, i temi trattati nelle canzoni, e l’uso della tecnologia abbinata a un suono vintage.

Sulla carriera

«Dopo quasi 60 anni di carriera abbiamo fatto concerti in tutto il mondo, ma questo tour è davvero speciale. Quando ci hanno detto che avremo suonato nei luoghi più belli d’Italia abbiamo detto: dove dobbiamo firmare? – ha dichiarato entusiasta la band – Sarà uno show dove la bellezza di queste location uniche farà da cornice ai grandi successi della nostra carriera per quasi tre ore di live. Sarà davvero imperdibile» Sul vuoto lasciato da Valerio Negrini e Stefano D’Orazio dopo la loro scomparsa hanno aggiunto: «Con la scomparsa di Valerio e di Stefano abbiamo perso sicuramente due fratelli, nella vita e nel lavoro. Ma loro in realtà sono sempre con noi sul palco, Valerio e Stefano erano i nostri poeti, hanno scritto successi immortali che noi portiamo tutte le sere in scena, e non smettiamo mai di ricordarli. Ogni sera sul palco c’è un momento in cui Stefano canta sul ledwall alle nostre spalle e noi lo accompagniamo». Una battuta anche sulla carriera infita di cui sono protagonisti: «Crediamo che una carriera così lunga abbia diversi ingredienti: passione, sacrificio, dedizione, la gavetta, quella vera. Abbiamo sempre lavorato tanto, sacrificando anche un po’ delle nostre vite private e poi come in ogni cosa ci vuole un pizzico di fortuna».

Il ritorno di Fogli

Tra i protagonisti di questo grande appuntamento dell’estate pugliese, anche Riccardo Fogli, che nel ‘73 decise di abbandonare i Pooh per dedicarsi a una carriera da solista. Abbiamo richiamato Riccardo per il nostro tour per i 50 anni di carriera nel 2016, Riccardo è una persona stupenda che porta il sole ovunque vada oltre che un grande artista. Siamo tornati insieme allora e ci siamo trovati così bene da coinvolgerlo anche l’anno scorso quando abbiamo deciso di ripartire con i grandi eventi negli stadi, il resto è storia» le parole sul grande ritorno di Fogli, che farà sicuramente felici i nostalgici e gli appassionati.

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Brindisi Cultura e Spettacoli

Ostuni si colora di… Blue: la boy band in concerto al Foro Boario per l’Iod Festival

Il loro incredibile immaginario pop, costruito nei primi anni 2000, non è mai stato scalfito. Anzi, l’annuncio dei festeggiamenti del ventennale dalla loro formazione, tre anni fa, ha dato nuova linfa a uno dei progetti musicali più sorprendenti del nuovo millennio. Adesso i Blue, formati da Antony Costa, Duncan James, Lee Ryan e Simon Webbe tornano sul palco anche in Italia, e per la prima volta assoluta in Puglia. Appuntamento domenica, alle 21, dove la band britannica sarà in concerto al Foro Boario di Ostuni, in una data già attesissima, organizzata da Aurora Eventi, all’interno della prima edizione dello “IOD Festival”.

La storia

I Blue sono una delle boyband britanniche di maggior successo degli ultimi due decenni: formatisi a Londra nel 2000, i quattro cantanti e performer hanno venduto 15 milioni di dischi, posizionato numerosi singoli al primo posto della classifica del Regno Unito, collaborato con alcune delle più grandi star del mondo, tra cui Elton John e Stevie Wonder, e vinto numerosi premi, tra cui due prestigiosi Brit Awards per “Best British Breakthrough Act” e “Best British Pop Act”. Forse oggi ai più giovani il nome “Blue” non dice più molto. Eppure basta facendo un salto indietro nel tempo, una breve ricerca google, e ci si ritrova a pensare a quei quattro giovincelli londinesi che nel 2000 facevano impazzire folle oceaniche di ragazzine in tutto il mondo con hit cantatissime come “U make me wanna” e “One love”. I loro fan non li hanno mai dimenticati e tra scioglimenti vari, progetti da solisti e reunion dal sapore amarcord, il quartetto britannico ha comunque continuato a lasciare traccia di sé e a distanza di oltre vent’anni dal grandissimo successo dei primi tre album.

Il direttore artistico

«Siamo molto felici di portare per la prima volta in Puglia una band così importante – spiega Livio Iaia, fondatore e direttore artistico di Aurora Eventi -, è un altro tassello prezioso che si aggiunge alla nostra ricca programmazione, che guarda anche ad artisti di rango internazionale e all’organizzazione di eventi sempre più grandi e prestigiosi». Quella dei Blue è stata una parabola dal successo dirompente, subito dopo la loro formazione. In brevissimo tempo è diventata la boyband inglese più amata. Nel 2003 il loro brano “Breathe Easy” viene prima inciso nella versione italiana da Tiziano Ferro (“A chi mi dice”), e poi dagli stessi Blue sempre in italiano, facendo impazzire le fan del Belpaese. Nel 2022 il ritorno sulle scene discografiche con un nuovo album in studio, “Heart & soul” e l’Italia, dove si è formata e consolidata una delle fanbase più attive del gruppo, ha risposto con immenso affetto.

Il tour

Quella di Ostuni di domenica è la seconda tappa del loro “Italian Summer Tour 2024”, dopo quella di Catania del 18 luglio. I biglietti sono in vendita su ticketone.it, e in tutti i punti vendita del circuito Ticket One. Infotel: 328.351.94.02.

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Attualità News Puglia

Al Bano si confessa: «La mia vita? Una tragedia pugliese. Con Romina un grande amore»

Non è il caso di dire “buona la prima”. Quando all’ora stabilita provo a raggiungere Al Bano al telefono, scatta la segreteria telefonica. «Tim, messaggio gratuito…». E le speranze di intervistare il cantante salentino si avvicinano improvvisamente, irrimediabilmente allo zero. Un’ora squilla il telefono. «Eccoci, sono Albano». Il cantante è appena atterrato all’aeroporto di Brindisi, dopo qualche giorno di vacanza in Sardegna.

Come nasce Al Bano cantante?

«Ho sentito già all’età di 6 anni la voglia di cantare. Poi ho capito che potevo farlo anche di professione. È successo in maniera spontanea, a casa cantavano tutti. Mio padre era un contadino, il rapporto tra il canto e la cultura contadina è consequenziale».

E se non fossi riuscito a fare il cantante?

«Non ho mai pensato di fare un altro mestiere. Tutto quello che avevo in mente di fare è arrivato grazie al lavoro intenso e alla dedizione».

Gli inizi a Milano negli anni ’60.

«Dopo i primi approcci qui in Puglia ho capito che non era la terra giusta per sviluppare quello che avevo in mente. E allora Milano».

Che era una città completamente diversa da quella che è oggi…

«Gli unici terroni eravamo noi del sud Italia. Oggi è una città multietnica, multilingue, “multidelinquenza”, multi tutto. È cambiata tanto, peccato».

C’è qualcosa in particolare che ricorda con nostalgia?

«La nebbia che non finiva mai. Ti annullava, eri da solo in mezzo a una città che non vedevi».

La leggenda la vede da ragazzo sempre al centro di scazzottate…

«Il Vangelo dice “porgi l’altra guancia”. Io invece sono stato sempre in difesa, per far capire che non ero un soggetto facilmente addomesticabile».

Ha iniziato con “Il Clan” di Celentano. Cosa ha rappresentato per lei quell’opportunità?

«Un miracolo. Ci sono entrato nel 1964, lavorando con lui 2 anni. Eppure gli sono sempre stato lontano, per rispetto e timidezza».

Che tipo era Celentano?

«Lo osservavo molto, cercando di carpirne l’intelligenza. Un istrione, l’uomo che ogni sera inventava un nuovo spettacolo. Gli stessi passi, gli stessi movimenti, le stesse luci, le rose: lo show business».

A cosa si ispirava da ragazzo quando scriveva?

«Ho sempre scritto di quello che mi toccava. Della tristezza che vivevo. Sono nato in una terra che potenzialmente aveva tutto per essere felice, eppure dovevo lasciarla. Prendere il treno, tagliare le radici, non è stato facile. Ma l’ho reso facile».

Sono limiti che vede ancora oggi nella Puglia?

«Fortunatamente le cose stanno cambiando. La Puglia non è più quella di una volta. Purtroppo però ha ricevuto uno schiaffo nell’anima, violento e immeritato: la moria degli ulivi millenari a causa della Xylella».

Dopo il “Clan” arriva il successo con “Nel sole”, il brano che le ha fatto conoscere Romina Power…

«È stata la chiave per entrare nel cinema, cosa che non mi aspettavo. Mi ha fatto incontrare i miei idoli Ciccio Ingrassia e Franco Franchi, oltre a Montesano e Loretta Goggi. E anche Romina. È stata una cosa arrivata senza cercarla, ma è andata così. È la vita».

Si può dire Romina sia stata il grande amore della sua vita?

«Si può dire tranquillamente».

Eravate la coppia d’Italia, sulle copertine di tutti i giornali…

«Un periodo straordinario, fantastico».

Pensa che questa attenzione mediatica ti abbia fatto percepire dal pubblico come personaggio prima che come artista?

«So perfettamente quello che mi è successo. E se il mio destino era quello, l’ho vissuto e affrontato».

Sembra fatalista se parla così.

«Da giovane ho letto molte tragedie greche. E tante cose che incontravo nei libri e non mi appartenevano, poi sono state parte della mia vita».

La sua vita come una tragedia greca quindi…

«La mia è una tragedia pugliese».

È stata la scomparsa di vostra figlia Ylenia a incrinare il rapporto tra voi?

«So che tutti hanno voglia di capire, di sapere. Io non ci sono riuscito, ma mi sono sempre affidato al buon Dio. Che sia fatta la sua volontà».

Parliamo di vino, una sua passione. Com’è fare il vinicoltore?

«Mi sto dedicando all’inaugurazione della mia terza cantina. Il vino fa parte del mondo della mia infanzia. Ovviamente non lo faccio come lo faceva mio padre, ma secondo i crismi di questa nuova era».

Cosa risponde agli attacchi che ha ricevuto dopo la stecca presa cantando l’inno nazionale, prima della scorsa finale di Coppa Italia?

«Dico che ho avuto un coraggio da animale. Chi mi critica vada a riascoltare la registrazione. Nessuno mi ha dato un accordo, come da patti. Sentivo solo le tifoserie delle squadre. Una cosa assurda. Poi ho conclusa alla “Al Bano”, inventando il finale nuovo. Con questo non voglio difendermi, ma solo spiegare in che condizione ho dovuto cantare. Aggiungerei dicendo agli italiani che quando c’è l’inno nazionale bisognerebbe alzarsi in piedi, tutti insieme, per onorare il Paese. E non c’entra chi sta cantando. In quel momento sono un italiano tra gli italiani. C’è stata invece maleducazione. Ma il buon Dio ci ha messo la sua mano. Una settimana dopo quell’episodio ho cantato per Papa Francesco, che ha fatto dei gesti bellissimi nei miei confronti. Dopo il mal tempo, il bel tempo».
Prima di telefonarle, parlando con un mio amico giornalista mi ha detto «stai attento alle domande che fai ad Al Bano, o ti manda a quel paese».

Perché ha la fama di avere questo caratterino?

«Sarei un coglione se non avessi un carattere (ride ndr). Ma come ti ho detto sono sempre in difesa mai in attacco. C’è stato un giornalista che rompeva le scatole, e gli ho mollato una sberla che mi è costata dieci mila euro. Ma sono un uomo di pace».

Vuole dire qualcosa a Putin in questo momento storico, che in passato è stato suo amico?

«Voglio dire qualcosa a Putin come a tutti gli altri. Signori, non giocate con le armi. Perché state facendo male soprattutto a voi stessi».

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Basilicata Cultura e Spettacoli News Puglia

Delon, addio alla leggenda. Fu “lucano” con Visconti e “pugliese” con Cardinale

Se n’è andato il più grande, se n’è andato Alain Delon. L’eterno ragazzo malinconico non c’è più. Aveva 88 anni e, alle spalle, una carriera che l’ha visto sbancare a mani basse il mondo del cinema: Alain il sex symbol, Alain l’enfant terrible. La bellezza imbronciata e magnetica, i silenzi ombrosi, gli sguardi accigliati, lunghissimi: così sul grande schermo, così nella vita privata.

L’esperienza in Basilicata

Negli anni ‘60, a lanciarlo nel giro che conta fu Luchino Visconti con “Rocco e i suoi fratelli”. Un cast di grandi attori – da Annie Girardot a Renato Salvatori e Paolo Stoppa – per il film che si sarebbe dovuto girare in Basilicata, dove il regista soggiornò tra Matera e Pisticci, spinto dalle poesie attraenti di Rocco Scotellaro. Non se ne fece poi nulla, e fu scelta Milano, riprendendo però nel plot le vicende di Rocco Mazzola, pugile potentino dei pesi massimi. Qualche anno dopo lo sceglie Jean-Pierre Melville per “Le Samouraï” (1967) – “Frank Costello faccia d’angelo” in italiano – segnando l’ascesa di uno dei precursori della Nouvelle Vague. Una amicizia lunga la loro, coppia d’assi fascinosa del cinema d’oltralpe, perfezionisti e taciturni, un’intesa inscalfibile suggellata dalla doppietta noir “I senza nome” (1970) e “Notte sulla città” (1972). “E Melville creò Delon”, scrisse “Le Monde”. Il trench e il Borsalino la divisa d’ordinanza di Costello/Delon, diventa icona dell’uomo tragico nell’immaginario popolare, un uomo che si riassume nella sua gestualità.

La presenza in Puglia

Di passaggio anche in Puglia in quegli anni, monsieur Delon. A Lecce gli consegnarono il prestigioso premio cinematografico “Rodolfo Valentino”, ospitato al Teatro Politeama “Greco” dal ‘73 al ‘81. Un’apparizione fugace, avvolto in un lungo cappotto in pelle nera, un caffè consumato in fretta allo storico bar Martinica, a due passi da piazza Sant’Oronzo, e poco più.

Gli amori

Amori tanti, donne, tantissime. Romy Schneider, l’indimenticabile. «Perché è stato il mio primo amore», gli si sentì dire in un video d’epoca. Si incontrarono all’aeroporto di Orly nel 1958, poco prima di iniziare le riprese del loro primo film insieme, “Christine”. Furono l’incarnazione della favola perfetta: giovani, stupendi, talentuosi, ricchi e felici. Un amore folle, senza lieto fine, vittime di un sentimento che li bruciò in fretta, legandoli per sempre. E poi il flirt con Brigitte Bardot, Nathalie Delon che diventò sua moglie, la cantante Dalidà e Mireille Darc, tanto per ricordarne alcune.

Gli ultimi anni

Una filmografia infinita la sua, fino alle luci che diventano ombre negli ultimi anni. Nel luglio 2023 confidò al suo medico, in visita nella casa di campagna a Douchy, tra i vigneti della Valle della Loira: «Voglio morire, la vita è finita». “Le Figaro”, cattivello, ha scritto che «la parte migliore della sua recitazione è quando non apre bocca». Eppure Alain Delon è stato tanto di più di una sigaretta che pende dalle labbra e l’aria da viveur che per decenni lo hanno accompagnato. Un attore formidabile, che si vantava di «vivere, non recitare i suoi ruoli». Indimenticabile. Il più bello del mondo.

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Cultura e Spettacoli Foggia

I Dirotta su Cuba e Malika Ayane nel programma del Tremiti Music Festival

Nada, Dirotta su Cuba, Malika Ayane e Susanna Stivali sono gli ospiti della settima edizione del “Tremiti Music Festival”, in programma dal 29 al 31 agosto. Quattro voci femminili per celebrare ancora una volta il connubio tra musica e natura nello scenario incontaminato delle Isole Tremiti.

Day 1

Il programma prevede giovedì 29 agosto, alle 21.30, in Piazza Pertini, Isola di San Domino, il concerto di Nada, in duo con Andrea Mucciarelli alla chitarra. Un live intenso, che prevede brani iconici come “Il porto di Livorno” di Piero Ciampi, “Ma che freddo fa”, e “Amore disperato”, “Ti stringerò”, oltre ai classici della tradizione popolare come “Maremma”, per arrivare fino ai giorni nostri con “Luna in Piena e Senza un perchè”. Open act affidato a Susanna Stivali con Caro Chico, un omaggio a Chico Buarque de Hollanda di una delle più interessanti voci del panorama jazz italiano ed internazionale. Sul palco grande attesa per la voce di Susanna Stivali, con Alessandro Gwis al pianoforte, Marco Siniscalco al basso elettrico, e Marco Rovinelli alla batteria.

Il venerdì

Venerdì 30 agosto invece, alle 21.30, in piazza Pertini, Isola di San Domino, gli indimenticabili Dirotta su Cuba presentano “Gelosia 30Th Bday, let’s celebrate tour!”. Era il giugno del 1994 quando una band sconosciuta dal nome esotico ed affascinante uscì in radio col brano “Gelosia”. Ne seguì un successo clamoroso, travolgente e inaspettato. I Dirotta su Cuba, col loro sound unico ed inconfondibile, inaugurarono così il periodo più acid jazz e funk che l’Italia abbia mai avuto. Sono passati 30 anni da allora e la band, tra mille vicissitudini, reunion, separazioni e cambi di line up, sono ancora in attività. L’unica vera costante è Simona Bencini, la voce, nonchè anima del gruppo. Sul palco la Bencini appunto, poi Emiliano Paria alle tastiere, il chitarrista Stefano Profazi, al basso Patrizio Sacco, Vincenzo Protano alla batteria, Donato Sensini al sax e flauto e la tromba di Luca Iaboni. La chiusura della “tre gorni di fuoco” è prevista sabato 31 agosto.

La chiusura

Sempre alle 21.30, sempre in piazza Pertini sull’Isola di San Domino, ecco che il palco della manifestazione accoglierà Malika Ayane, la cantautrice milanese che con il suo timbro vocale inconfondibile ha vinto numerosi riconoscimenti tra i quali un “TRL Award”, quattro “Wind Music Awards”, un “Premio Lunezia” ed un “Premio Roma Videoclip”, oltre a vantare collaborazioni con grandi nomi del panorama musicale come Andrea Bocelli, il principe Francesco De Gregori, Cesare Cremonini, Caterina Caselli, Cristina D’Avena, Fedez, Jazzanova, Ghemon, Raphael Gualazzi, Ferdinando Arnò, Alva Noto, Vince Mendoza. Tutti gli appuntamenti del festival sono a ingresso libero fino all’esaurimento dei posti disponibili.

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Cultura e Spettacoli Taranto

Biagio Izzo a Grottaglie con lo show “Esseoesse”. L’attore partenopeo con tutta la sua verve comica

Stasera il grande attore Biagio Izzo in scena a Grottaglie. Appuntamento alle 21.30, alle Cave di Fantiano, con un evento che promette di far riflettere e divertire il pubblico presente: il comico napoletano sarà protagonista con il suo spettacolo “Esseoesse”, un viaggio surreale tra le dune del Sahara e i labirinti della mente umana.

La trama

“Esseoesse” non è solo una commedia, ma una riflessione profonda che veste i panni del sottile umorismo. Durante un’escursione nei cieli di Sharm El Sheikh, il piccolo aereo che sorvola il Sahara, a causa di un’avaria al motore, è costretto ad un atterraggio di fortuna. I malcapitati vengono soccorsi da una carovana di berberi, ma non si accorgono di quello che è rimasto chiuso in bagno e che, mezzo stordito per aver battuto la testa, non si è reso conto dell’accaduto. Messa la testa fuori dal portellone spalancato, si trova di fronte ad una verità agghiacciante: è rimasto solo in mezzo al deserto. C’è un’oasi completamente disabitata alle sue spalle. L’oasi, quindi, come luogo immaginario della mente umana dove ognuno trova rifugio al riparo dalla vita frenetica, dalle preoccupazioni, da una esistenza senza scampo, alla ricerca di un po’ di pace. Un luogo rassicurante ma troppo distante dalla realtà in cui l’uomo è abituato a vivere. I rumori, gli impegni di lavoro, la famiglia, gli affetti, tutto gli manca; anche il peggio del peggio, quello che non sopporta, che maledice tutti i giorni, gli manca. E l’unico punto di contatto con il vasto mondo intorno a lui è la radio di bordo. Una carriera lunghissima quella di Izzo che nasce proprio con il teatro e il cabaret negli anni ‘80.

Il percorso

Il duo “Bibì e Coco” per farsi notare, prima dell’approdo sul grande schermo con il regista Neri Parenti, che l’ha consacrato al grande pubblico. Con la sua inconfondibile verve comica e la sua capacità di toccare corde profonde dell’animo umano, l’attore promette di regalare al pubblico una serata indimenticabile. “Esseoesse” è piùdi un semplice spettacolo teatrale. È un’occasione di riflessione sulle contraddizioni della vita moderna, sul rapporto tra l’uomo e i suoi desideri, e sulla linea sottile che corre tra realtà e immaginazione.

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Melpignano, la cartapesta di Putignano quest’anno balla al ritmo della Taranta

La tradizione al centro. Oggi ancora più di ieri. La 27esima edizione del concertone de “La Notte della Taranta”, lo spettacolare show simbolo della cultura popolare salentina, in programma il 24 agosto a Melpignano (LE), si arricchisce quest’anno di un elemento artistico d’eccezione: le scenografiche sculture di cartapesta realizzate da “Officina Chiodo Fisso”. Questa collaborazione rappresenta una grande opportunità per la tradizione artigianale della cartapesta putignanese, che si troverà così sotto i riflettori di un palco prestigioso e di richiamo internazionale. La cartapesta di Putignano, già famosa per il carnevale più antico d’Europa, acquisisce così una nuova dimensione, dimostrandosi versatile e capace di adattarsi a contesti diversi. Questa collaborazione non solo mette in risalto l’artigianato locale, ma rafforza anche i legami culturali tra le diverse realtà pugliesi.

Le parole

«Le nostre sculture sono un omaggio alla Taranta, un modo per far vibrare la cartapesta al ritmo dei tamburelli», affermano Alessio Verdolino ed Emanuele Ricchi di Officina Chiodo Fisso «abbiamo voluto creare delle luminarie contemporanee che dialogassero con la musica e con il pubblico, invitando tutti a immergersi in un’atmosfera magica».

Le sculture dei maestri artigiani arricchiranno l’esperienza musicale e culturale della Notte della Taranta. La scelta della materialità della cartapesta, nella sua mutualità, è stata pensata per essere associata alla trasparenza delle pelli dei tamburi che durante la notte suonano fino all’alba. I tre elementi scultorei rappresenteranno delle tarantole e saranno delle vere e proprie luminarie contemporanee che faranno da scenografia alle due postazioni del direttore artistico e produttore internazionale “Shablo” affiancato dal maestro e giovanissimo pianista Riccardo Zangirolami.

Il tema

Il tema dell’edizione 2024 è “Generazione Taranta”, che racconterà i giovani cresciuti con il festival folk salentino. «Una generazione che accetta le differenze culturali e promuove un ambiente sociale aperto al dialogo, all’inclusione, alla diversità». Perfettamente immersi nella tematica anche Officina Chiodo Fisso, dimostra come le tradizioni possano essere accolte e re-interpretate, in chiave moderna, da una nuova generazione capace di prendere il meglio dal passato e affidare al futuro una tradizione antica.

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