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Italia Politica

Nomine Ue, spunta il nome unico: per l’Italia il ministro Fitto resta in cima alla lista

Nel giorno in cui il Parlamento inizia la pausa estiva, dopo la corsa forsennata per approvare una decina di decreti alcuni dei quali in scadenza, Giorgia Meloni non riesce a confrontarsi con i suoi due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, in quel vertice a tre che si era ipotizzato nei giorni scorsi. Le distanze sono tante, dalla Rai ai balneari per fare solo gli esempi più noti: «è preferibile prendersi qualche giorno di riposo e affrontare i dossier più scottanti dopo la pausa», raccontano alcuni parlamentari.

I nodi

Anche perché la vertenza “spiagge” riguarda i rapporti con Bruxelles, tanto che si fa sapere come arriverà presto un riordino: è il messaggio fatto filtrare sia in direzione delle associazioni di categoria sia della Commissione europea. Ma l’intesa sulla soluzione tra gli alleati ancora non c’è. Se ne riparlerà prima della fine agosto, quando tornerà a riunirsi il Consiglio dei ministri e quella dovrebbe essere anche l’occasione per condividere l’indicazione del commissario italiano da ufficializzare poi a Bruxelles. Il nome in cima alla lista rimane quello di Raffaele Fitto. Con la novità che potrebbe rimanere l’unica proposta, visto che anche altri Stati membri, notano in maggioranza, hanno avanzato una sola candidatura e non due, come chiesto da Ursula von der Leyen per garantire la parità di genere all’interno del nuovo esecutivo europeo.

I dubbi

Certo rimangono i dubbi su come e quando sostituire il ministro plenipotenziario, che gestisce Pnrr, fondi di coesione, il Mezzogiorno e pure i rapporti con la Ue, ma soprattutto in Fratelli d’Italia scommettono che alla fine sarà il ministro pugliese il prescelto, «è bravissimo dalla parte di chi deve chiedere, ancora meglio averlo dalla parte di chi decide», uno dei ragionamenti. Per quanto riguarda, invece, l’attività parlamentare da coordinare alla ripresa, quando sarà da comporre anche la terza legge di Bilancio del governo Meloni, Alfredo Mantovano, raccontano, si è raccomandato coi ministri di non esagerare con gli emendamenti all’ultimo decreto approvato, un omnibus che facilmente si presterebbe, invece, al classico assalto alla diligenza.

La partita

Infine la partita delle tre regioni chiamate al voto in autunno: Liguria, Umbria ed Emilia Romagna che rischiano di non essere favorevoli alla coalizione che guida il governo. Non è ancora stato deciso se alla fine ci sarà o meno un election day o se invece si affronterà una prolungata campagna elettorale che impatterà inevitabilmente sul clima sempre pieno di insidie quando si apre la stagione del bilancio.

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Attualità Italia

“Mini serrata” nei lidi, ombrelloni chiusi per due ore: scioperano i balneari

Balneari in sciopero, in tutta Italia, ma per metà. Contro l’applicazione della direttiva europea Bolkenstein che richiede non più concessioni tramandate da padre in figlio, non più proroghe per i beni demaniali, ma gare pubbliche che garantiscano equa concorrenza, scende in campo Sib e Fiba (i sindacati dei balneari), pronti a scioperare contro il governo. Per due ore oggi gli ombrelloni daranno chiusi fino alle 9.30.

La spaccatura

Assobalneari però non aderisce. E anche all’interno dei sindacati che promuovono la “serrata” degli ombrelloni, c’è chi dice no.

Il caso Brindisi

Basti pensare che Fabrizio Santarsola, aderente al Fiba Confesercenti e titolare di un lido, lungo il litorale di Fasano, in provincia di Brindisi dice che non aderirà, nonostante sia la sua associazione a promuoverlo: «Lo sciopero non è una buona mossa, la mia proposta – spiega l’imprenditore – era di fare già da maggio una campagna d’informazione entrando nel cuore delle persone sulla storia della balneazione attrezzata in Italia». E pi guardano all’Europa aggiunge: «La situazione – prosegue – andava gestita a monte diversamente. Hanno risolto al 100% in Spagna e Portogallo con 75 anni di proroga, in Francia l’ultima parola è del sindaco che decide a chi dare la concessione a chi offre maggiori garanzie: e chi ne offre di più se non un concessionario che conosci da decenni? In Italia c’è un interesse sulla balneazione attrezzata fortissimo. Grossi gruppi industriali stanno comprando alberghi bellissimi, anche in Puglia, ed hanno bisogno dello sbocco a mare».

Locandine e slogan

Intanto chi aderisce allo sciopero ha tappezzato i lidi di manifesti e locandine, l’obiettivo è essere ascoltati dal governo che dovrebbe fare una legge per “superare” la direttiva europea, in quanto è stata fatta una mappatura che dimostra che in Italia la fascia costiera è così lunga che, oltre ai lidi attrezzati e dati in concessioni decennali e più, ci sono anche spiagge libere che possono essere messe a gara. Insomma una norma che non annulli chi ha messo su 30, 40 anni fa lidi attrezzati di tutto punto, certo impiegando risorse economiche, ma anche usufrendo di beni demaniali.

«La posizione dell’Europa sul tema è netta, riteniamo però necessario trovare una mediazione tra i principi europei e i diritti dgli imprenditori italiani, che hanno affrontato importanti investimenti contando sulla continuità, su un patto fiduciario che è venuto meno. Speriamo – dice Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti – che il dossier torni sul tavolo del governo al primo Consiglio dei ministri dopo la pausa».

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Attualità Italia News

Frasi sessiste in una Manuale di Diritto, le donne magistrato: «Sconcertante»

“I magistrati… appartengono in maggioranza al genere femminile, che giudica di rado in modo eccellente, ma è in equilibrio molto instabile nei giudizi di merito in materia di famiglia e figli… Senza contare che essi appartengono alla categoria degli psicolabili”. È un passaggio dell’edizione 2024 del Manuale di Diritto privato del professor Francesco Gazzoni, destinato alla formazione delle future generazioni di giuristi.

«Profondo sconcerto» per queste affermazioni esprime l’Associazione Donne Magistrato Italiane (Admi) che parla di frasi che «risultano ancora più gravi e pericolose perché provengono da un accademico, pur da tempo in pensione, e sono – si legge in una nota – all’evidenza, espressione di una cultura maschilista, imbevuta di stereotipi di genere, che denigrano, delegittimano ma anche irridono e offendono tutta la magistratura e, soprattutto, quella parte della componente femminile quotidianamente impegnata nella trattazione dei procedimenti delicati che toccano i diritti personali e personalissimi dei cittadini, generando nei lettori e, quel che è più grave nei discenti, una distorta visione dell’esercizio della giurisdizione».

Le magistrate dell’Admi esprimono «forte amarezza» per «la grave svalutazione del significativo apporto di sensibilità, di esperienza e di conoscenza che le magistrate forniscono all’evoluzione della giurisprudenza anche in un settore quale quello della tutela delle persone “vulnerabili”. Lascia increduli – proseguono – non si può celarlo, leggere nel 2024 espressioni che riportano alla mente le obiezioni che negli anni ’50 si levavano dai settori più corrivi della società contro l’ingresso stesso delle donne in magistratura».

Admi auspica «che il mondo accademico si unisca alle preoccupate critiche espresse anche e soprattutto per evitare che, per l’indiscusso prestigio scientifico del suo autore, quelle affermazioni possano concorrere a formare il bagaglio culturale delle prossime generazioni di giuristi in modo così gravemente distorto, lontano dai principi costituzionali e ingeneroso dell’impegno della Magistratura tutta, e della sua componente femminile, volto all’affermazione nella Giurisdizione di quei principi che pensavamo ormai patrimonio culturale comune e per la cui affermazione continueremo la nostra opera di testimonianza».

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Italia News Politica

Referendum contro l’autonomia differenziata: in Puglia raccolte quasi 40mila firme

Sono già più di 440mila le firme accertate per il referendum contro la legge dell’Autonomia differenziata in tutta la penisola e aggiornate allo scorso 6 agosto.

Al Sud e nelle isole (222.928 firme totali pari al 50,29%) spiccano i risultati raggiunti dalla Campania e dalla Puglia che hanno rispettivamente raccolto 85.963 sottoscrizioni (pari al 19,39%) e 39.927 (con una percentuale del 9,01%).

Il conteggio è stato elaborato dall’agenzia di stampa Adnkronos e fornito dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale che, con il giurista Massimo Villone presidente e Alfiero Grandi vicepresidente, monitora costantemente i dati inviati dai Comitati locali distribuiti in tutta Italia all’organizzazione.

Le altre regioni

Nel Nord Italia sono state raccolte in totale 129.241 firme (meno che nelle altre aree), per una percentuale del 29,16%. Nello specifico: Valle d’Aosta 403, 0,09%; Piemonte 21467, 5,33%; Liguria 7714, 1,74%; Lombardia, 48661, 11,0%; Trentino-Alto Adige, 2808, 0,63%; Veneto 16085, 3,63%; Friuli-Venezia Giulia 4341, 0,98%; Emilia Romagna 27762, 6,26%. Al Centro: Toscana 25382, 5,73%; Umbria, 5658, 1,28%; Marche 7506, 1,69%; Lazio, 52539, 11,85%. Nel resto del Sud abbiamo ancora Abruzzo 8961, 2,02%; Molise 2950, 0,67%; Basilicata 6576, 1,48%; Calabria 23889, 5,39%; Sicilia 41485, 9,36%; Sardegna 13177, 2,97%.

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Italia Lecce Sport

Parigi 2024, l’Italvolley di De Giorgi si arrende alla Francia e saluta il sogno oro

L’Italvolley del salentino Fefè De Giorgi dice addio al sogno oro ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Gli azzurri, sconfitti in tre set dalla Francia, non potranno giocarsi la finale e dovranno accontentarsi della finale per il bronzo contro gli Stati Uniti venerdì 9 agosto alle 16.

Italia-Francia 0-3

La squadra di De Giorgi non è mai riuscita a esprimere il proprio gioco, soffrendo soprattutto l’impatto del pubblico francese e la straordinaria prestazione di Ngapeth. Gli azzurri, apparsi imprecisi e sotto pressione, hanno ceduto il primo set 25-20 e, nonostante qualche tentativo di rimonta, non sono riusciti a rientrare in partita, perdendo anche il secondo e il terzo set (25-21, 25-21).

Per l’Italia si tratta della quinta finale per il terzo posto alle Olimpiadi. Un traguardo importante, ma che non cancella la delusione per non aver raggiunto la finale. Gli azzurri avranno l’opportunità di conquistare una medaglia, ma il sapore sarà sicuramente diverso.

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Italia Salute

Oltre 30 patogeni potrebbero causare la prossima pandemia: l’Oms aggiorna l’elenco

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha aggiornato l’elenco degli agenti patogeni a più alto rischio di dar luogo, in futuro, a una nuova pandemia. Si tratta di 32 tra virus e batteri a cui si aggiunge un patogeno X, un agente oggi ignoto che, come avvenuto nel 2019 con il virus SarsCoV2, potrebbe emergere e diffondersi in tutto il mondo.

«La storia ci insegna che la prossima pandemia è una questione di quando e non di se. Ci insegna anche l’importanza della scienza e della determinazione politica nel mitigarne l’impatto», ha affermato in una nota il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Il documento (Pathogens prioritization: a scientific framework for epidemic and pandemic research preparedness) è stato realizzato da un comitato di circa 200 scienziati nominati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha passato in rassegna oltre 1.600 patogeni per identificare le minacce più concrete.

L’obiettivo è indicare i campi nei quali è prioritario rafforzare la ricerca e sviluppare contromisure che consentano di intervenire tempestivamente qualora una futura pandemia si presentasse.

Rispetto alla precedente versione, che comprendeva solo 9 patogeni, l’elenco si allunga molto, sia a causa della maggiore consapevolezza maturata con la pandemia da Covid-19, sia per l’emergere di fenomeni nuovi, come i cambiamenti climatici, che potrebbero cambiare il comportamento di diversi virus.

Nella nuova lista compaiono patogeni come il vibrione del colera o la salmonella, batteri con alte percentuali di resistenza agli antibiotici come la Klebsiella pneumoniae. Ci sono anche malattie trasmesse da vettori come dengue e chikungunya, ma pure l’mpox. Ricompare anche il vaiolo: “Con il declino dell’immunità, ha il potenziale di causare una pandemia, se rilasciato”, si legge nelle note del documento.

Naturalmente, tra gli osservati speciali, ci sono numerosi virus influenzali, aviari ma non solo. A queste si aggiungono le minacce contenute nelle precedenti versioni del documento: da ebola al virus Zika fino ai virus appartenenti alla famiglia di SarsCoV2.

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Attualità Italia News

Tassa di soggiorno, è bufera sul ritocco dell’imposta: aumenti fino a 25 euro

Ha sollevato innumerevoli proteste da parte delle associazioni di categoria l’ipotesi, contenuta nella bozza di decreto nota come “decreto d’agosto”, sulla possibile riforma della tassa di soggiorno. La proposta prevede la possibilità di estendere la tassa a tutti i 7904 comuni italiani che desiderano applicarla, non limitandola più solo ai capoluoghi e ai comuni turistici. Aumenti significativi anche per gli importi: per pernottamenti sotto i 100 euro si pagherebbe fino a 5 euro, per stanze tra 100 e 400 euro fino a 10, per sistemazioni tra 400 e 750 euro fino a 15 euro, e un massimo di 25 euro al giorno per hotel di lusso con tariffe oltre i 750 euro a notte. Un’altra novità riguarda l’utilizzo dei fondi raccolti: gli incassi potrebbero essere destinati non solo al settore turistico ma anche alla gestione dei rifiuti.

Le reazioni

Non c’è solo Federalberghi a essersi scagliata contro l’aumento della tassa di soggiorno, che per l’associazione di rappresentanza degli albergatori «rischia di frenare lo sviluppo del settore turistico», disincentivando i soggiorni dato che «l’imposta di soggiorno, specie per aziende che applicano tariffe non alte, può incidere notevolmente sulla spesa del singolo, di una coppia o di una famiglia per ciascun pernottamento». Anche CNA Turismo e Commercio ritiene opportuno rimodulare l’applicazione della tassa, in particolare per la fascia più bassa di prezzo. A tal proposito propone di limitare a non oltre cinque euro l’importo per le camere dal costo fino a 200 euro. Inoltre, Il gettito della tassa dovrebbe essere imprescindibilmente vincolato ai servizi legati al turismo, a esempio la riqualificazione di luoghi connessi alla mobilità, dalle stazioni ferroviarie agli aeroporti e ai porti.

Le perplessità di Anci

L’associazione nazionale dei Comuni italiani ha espresso preoccupazione sul contenuto della riforma e delle sue possibili conseguenze se non gestite correttamente. «Non siamo contrari a una riforma dell’imposta di soggiorno ma questa bozza di riforma crea molte preoccupazioni e lascia aperte troppe incognite: di gettito, sui controlli, sugli affitti brevi. Così si rischia di creare ancora più problemi ai gestori e ai comuni. Serve un confronto e vanno almeno garantiti i gettiti dei Comuni», ha spiegato il vicepresidente di Anci e sindaco di Mantova, Mattia Palazzi. «Si immagina – ha proseguito il sindaco – un nuovo schema tariffario (dalla persona al prezzo della camera) senza alcun confronto sulle variazioni di gettito che ne possono derivare. Il rafforzamento dei controlli non viene considerato, mentre il nuovo schema rende inservibili i dati sui pernottamenti fin qui utilizzati. Il rischio di perdite di gettito è quindi molto serio e non può essere trascurato, proprio mentre l’incremento dei flussi turistici è sì una fonte di entrata per le aree più attrattive, ma comporta anche molti costi aggiuntivi per i servizi comunali, dai rifiuti, ai trasporti, alla vigilanza urbana. Mi auguro che il governo eviti mosse affrettate».

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Cultura e Spettacoli Italia

Quel sognatore di André Breton. Cent’anni del Manifesto surrealista

La vita come un gioco a credito. E man mano che l’esistenza la guardiamo in faccia, quel credito inizia a perdersi. Derubricato, si esaurisce; corroso dalla marea, instancabilmente puntuale, del tangibile. A cent’anni dalla prima stesura del “Manifesto del Surrealismo” di André Breton, il quadro “L’incontro degli amici” di Max Ernst può rappresentare un buon punto di partenza per analizzarlo. Nella scena sono dipinti scrittori e artisti del movimento, alcuni comodamente seduti su delle sedie – invisibili – in primo piano, altri in piedi alle loro spalle, e ancora facce fumose sullo sfondo. La parodia confusa di una foto di gruppo, una montagna innevata sotto un cielo nero, il mondo astratto del sogno che ingoia tutto, tutti. Anche chi il quadro lo guarda. Lo spettatore preso dal bavero della giacca e trascinato di peso nell’opera. La magie, direbbero a Parigi. Ed è un po’ quello che fa lo stesso Breton nella sua opera, gioca ad essere un illusionista, cammina all’indietro, dando le spalle alla tecnica e a tutte le sue declinazioni, un ritorno – occhi spalancati – al fantastico, all’onniscenza smisurata di chi sa ancora desiderare. Il Manifesto è una critica feroce alla società del tempo, la condanna senza appello a logica e razionalità che limitano la libertà dell’individuo, soffocandone la creatività, la proposta di un approccio spontaneo al “fuori”, basato sull’esplorazione del subconscio.

Le immagini

Le immagini surrealiste secondo Breton funzionano come quelle dell’oppio: non è l’uomo a evocarle ma gli si offrono spontaneamente, dispotiche. Non c’è possibilità di governarle, né tantomeno congedarle; la volontà propria è inerme, nessuna possibilità di scelta, l’evoluzione incontrollata dell’uomo in vittima e carnefice, insieme.

Il linguaggio

E poi il linguaggio. Il senso di prigionia indotto dal reale, la volontà ferma di rottura liberatoria dai vincoli razionali. «Un’altra costrizione non meno rigorosa e che provavamo il bisogno irresistibile di scuotere è quella che lo spirito critico esercita sul linguaggio e, in maniera generale, sui più variati modi di espressione» scrive Breton. Il surrealista deve vivere sul filo di un delicato equilibrio. Evadere, evitando la trita quotidianità, vincendo il rischio di rimanere ostaggio degli stati allucinatori, del fascino dell’universo profondo trovato in sé stesso, dove l’artista si avventura per dar vita all’opera.

L’oracolo

Tutto in funzione del “l’altrove”, la terra promessa, la profezia con cui si conclude il libro. «Quest’estate le rose sono azzurre; il bosco è vetro. La terra drappeggiata nelle sue fronde mi fa tanto poco effetto come un fantasma. Vivere e cessare di vivere sono soluzioni immaginarie. L’esistenza è altrove».

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Italia Lecce Sport

Parigi 2024, l’Italvolley di De Giorgi vola in semifinale col brivido: 3-2 al Giappone

«Immensi». Quasi riduttivo dopo un quarto di finale, ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, meraviglioso e al cardiopalma. L’Italvolley del salentino Fefè De Giorgi, dopo aver battuto la Polonia ed essersi qualificata come testa di serie, stacca il pass per la semifinale con un match folle. Vista dagli esperti come una finale anticipata, battuto 3-2 in rimonta il Giappone, un team spettacolare che esprime un gioco rivoluzionario.

Italia-Giappone 3-2 (20-25, 23-25, 27-25, 26-24, 17-15)

Le note di “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri e “Notti magiche” di Gianna Nannini hanno accompagnato l’entusiasmo del pubblico italiano alla South Paris Arena, che ha assistito a una partita al cardiopalma. In un match durato oltre due ore, gli azzurri hanno sfiorato l’eliminazione, annullando ben quattro match point ai nipponici, tre dei quali consecutivi. La svolta è arrivata nel terzo set, chiuso ai vantaggi con un emozionante 27-25.

Michieletto è stato il top scorer italiano con 24 punti, seguito da Lavia e Romano con 19 a testa. Ishikawa, con 32 punti, è stato il migliore in campo per il Giappone. La squadra di De Giorgi ha dimostrato un carattere eccezionale, rimontando da una situazione difficile e regalando ai tifosi un’emozione indimenticabile. Mercoledì 7 settembre, gli azzurri affronteranno la vincente della sfida tra Francia e Germania.

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Parigi 2024, l’Italvolley del salentino De Giorgi chiude in testa il girone: Italia-Polonia 3-1

La vittoria odierna contro la Polonia, la terza da tre punti in altrettanti match disputati, regala all’Italia la testa del raggruppamento e la leadership assoluta delle otto qualificate ai quarti di finale dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. Nel primo match da dentro o fuori, gli uomini del salentino Fefè De Giorgi affronteranno il Giappone, ottavo in graduatoria. 

Italia-Polonia 3-1

Come scrive Federvolley, Giannelli e compagni hanno disputato davvero un’ottima gara nella quale hanno dimostrato ancora una volta tutto il loro valore dimostrando di saper soffrire e saper gestire gli inevitabili momenti di difficoltà di match come questo. Non ci sono novità in formazione per l’Italia schierata come al solito: diagonale composta da Giannelli-Romanò, Russo e Galassi al centro, Lavia e Michieletto i martelli con Balaso libero. Grbic ha scelto Janusz in palleggio, Kurek opposto, Leon e Fornal gli schiacciatori, Huber e Kochanowski i centrali con Zatorski libero. 

Primo set davvero ben giocato dagli uomini di De Giorgi che, dopo aver contenuto e gestito un buon avvio dei polacchi, sono stati bravi a prendere in mano la situazione e, tessendo la loro trama di gioco, hanno dapprima impattato la situazione sul 10-10 per poi accumulare un vantaggio che si è poi fatto via via sempre più consistente fino al +10 con il quale Lavia e compagni hanno chiuso sul 25-15 il primo set dimostrando ancora una volta grande capacità di gestione dei momenti clou.

La seconda frazione è stata davvero bella e combattuta con gli azzurri che dopo una buona partenza che aveva fruttato anche un +7 (20-13), hanno subìto il ritorno dei polacchi arrivati a -3 (21-18), ma ancora una volta i ragazzi di De Giorgi non hanno mollato e sono stati davvero bravi a riorganizzarsi per poi piazzare l’allungo decisivo che con un parziale di 4-0 hanno lasciato al palo gli avversari chiudendo 25-18 e portandosi così meritatamente sul 2-0. 

Terzo set nel quale per lunghi tratti le cose sostanzialmente sembravano non essere cambiate con Giannelli e compagni che hanno continuato a giocare la loro pallavolo anche se i polacchi da parte loro non hanno mollato agguantando prima la parità sul 13-13 (14-14) per poi rimettere la testa avanti (+1, 15-16). Da quel momento in poi è iniziato un combattuto palla su palla che purtroppo è costato agli azzurri il set ai vantaggi (24-26) con i polacchi che hanno così riaperto il match.

Quarto set ancora molto equilibrato (7-7), ma con gli azzurri bravi a non disunirsi nel momento in cui l’inerzia della gara sembrava poter cambiare dopo la conclusione del set precedente. Giannelli e compagni hanno però continuato a giocare la loro pallavolo (20-16) fino al 25-20 finale.

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