«Inaccettabile il senso di impunità che consente a dei delinquenti di picchiare un carabiniere che sta facendo il proprio lavoro, rappresentando lo Stato. Lo stesso senso di impunità che consente loro di filmare e pubblicare la loro sfacciataggine». Lo scrive su X il ministro della Difesa, Guido Crosetto, riferendosi all’aggressione di un carabiniere avvenuta a Locorotondo.
«Non è il singolo ad essere stato maltrattato, non è un esponente delle forze di polizia, è lo Stato stesso ad essere offeso», afferma il ministro aggiungendo che «di fronte ad atti così, occorre rispondere con durezza e fermezza, occorre dare l’esempio in modo tale che non accada più, applicando la legge con durezza», conclude.
La Russa: «La giustizia faccia presto il suo corso»
Solidarietà e vicinanza al carabiniere aggredito a Locorotondo arriva anche dal presidente del Senato Ignazio La Russa che, su Facebook, parla di «donne e uomini in divisa che ogni giorno rischiano la propria vita per garantire la nostra sicurezza».
Le immagini dell’aggressione, conclude La Russa, «sono inequivocabili: la giustizia faccia presto il suo corso rintracciando i responsabili».
Fontana: «Episodio grave»
Vicinanza e solidarietà al carabiniere aggredito a Locorotondo esprime anche il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana che augura al militare «pronta guarigione».
L’episodio, afferma, «è grave. La mia solidarietà a tutte le forze dell’ordine che operano in prima linea per la tutela della sicurezza dei cittadini», conclude.
Piantedosi: «Aggressione inaccettabile, non rimanga impunita»
«Ferma condanna per la vile aggressione subita a Locorotondo dai componenti di una pattuglia dei carabinieri, ai quali esprimo tutta la mia vicinanza ed il mio apprezzamento per lo sforzo profuso nell’occasione». Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in un post pubblicato su X.
«La violenza che colpisce servitori dello Stato impegnati a garantire la sicurezza dei cittadini – aggiunge – è assolutamente inaccettabile e non deve rimanere senza conseguenze», conclude il ministro.
È un successo a tutto tondo la ventisettesima edizione del concertone della Notte della Taranta che si è svolto ieri sera a Melpignano.
In 200mila hanno assistito live all’evento ma la pizzica ha conquistato l’Italia con quasi un milione di spettatori che si sono sintonizzati su Raitre per assistere, in diretta, al concertone con uno share del 9,01% nella prima parte, salito al 10,09% nella seconda.
Tantissimi i volti noti che hanno assistito al concertone in piazza a Melpignano: tanti i politici pugliesi (dalla sindaca di Lecce, Adriana Poli Bortone, al primo cittadino di Roma, Roberto Gualtieri, fino a Michele Emiliano e all’eurodeputato Antonio Decaro). Tra gli altri anche il professore della “Fisica dell’amore” Vincenzo Schettini e l’allenatore della Nazionale maschile di pallavolo Fefè De Giorgi.
Generazione Taranta: i suoi della tradizione si fondono al linguaggio urban-pop
A Melpignano, ieri sera, è andata in scena l’opera straordinaria di fusione tra i suoni della tradizione popolare salentina e il linguaggio urban-pop della musica contemporanea.
Una sfida per il maestro concertatore Shablo che ha scelto il giovanissimo Riccardo Zangirolami a dirigere l’Orchestra popolare.
Un dialogo costante richiamato anche dalle immagini proposte da Galattico con il violinista di Nardò Luigi Stifani, Giovanna Marini e Tora Marzo, dalle danze della Kameatka, dalla liturgia cosmica tra onde del mare e tramonti rossi, scenografia abbagliante di un percorso sonoro cominciato con la potente pizzica di Aradeo che nei versi annuncia il viaggio: “lu tamburrieddhu miu vinne te Roma me l’ave nduttu na napulitana” (il tamburello mio venne da Roma me lo ha portato una napoletana).
Una grande ragnatela di emozioni
Sono le voci di Antonio Amato, Giancarlo Paglialunga, Salvatore Galeanda, Enza Pagliara, Stefania Morciano, Alessandra Caiulo e Consuelo Alfieri a tessere una grande ragnatela di emozioni con le interpretazioni di Tarantella di San Nicandro, Pizzica di San Marzano, Taranta di Lizzano, Pizzica di San Vito, Pizzica di Villa Castelli, Pizzicarella, L’acqua te la funtana, Pizzica di Taranto, Pizzica di Stifani, Mamma la rondinella, Pizzica degli Ucci.
Tre i brani in grico: Calinitta-Buona Notte, Klama e Pizzica di Cosimino. Altri tre in arbëreshë: Manusaqja, Ec Ec, Lule Lule. Immancabili Lu Ruciu de lu mare e Aria Caddhipulina che fa esplodere la piazza in un tripudio di mani e tamburelli in aria che annullano ogni presenza digitale.
La grinta di Angelina Mango, Gaia e Geolier
Ed è l’architettura sonora dei canti di tradizione a catturare nella grande tela gli ospiti di questa edizione con la travolgente Angelina Mango che interpreta Su Picculina in dialetto salentino e porta sul palco di Melpignano la determinazione della generazione Taranta. Sentimento condiviso con Gaia che si prende la piazza con Mena Mena Mò. E dopo due giorni di prove le giovani talentuose della musica italiana ballano guidate dal coreografo Laccio immergendosi in quadri complessi e dai colori decisi. Incanta Ste con Tammurriata Nera che introduce la capacità di Shablo di mescolare suoni e storie musicali con l’ascolto di Lose Control prima di regalare Taranta di Lizzano e Fuecu con l’inconfondibile estro di Luca Faraone.
C’è ancora quel “tamburello venuto da Roma e venduto da una napoletana” quando in scena entra Geolier che mescola un’altra lingua nella tela, quella napoletana. Dal palco scorge la grande bandiera del Napoli che sventola nel pubblico insieme alla bandiera del Lecce e sigla un’intesa tutta meridionale di sentimento e orgoglio per le radici che supera ogni confine.
Le opere dell’artista internazionale Emilio Isgrò con le sue Cancellature sono copertina preziosa del racconto visual. Tre grandi ragni di cartapesta illuminano la scena che si fa rete di luci sotto la regia del direttore della fotografia Marco Lucarelli.
Tre ore tra pizzica e movimenti urban in diretta Rai
Tre ore di sound intenso per i musicisti dell’Orchestra popolare che dopo 27 anni regalano al pubblico un caleidoscopio di strumenti tradizionali capaci di dialogare con tutti i linguaggi della musica moderna. Tre ore di connessione tra pizzica e movimenti urban anche nella danza e nei costumi che regalano narrazioni visive armoniche.
La diretta Rai condotta da Ema Stokholma porta nelle case degli italiani l’immagine della festa popolare dal piazzale dell’ex convento degli Agostiniani.
Politici, sportivi e vip in piazza
C’è stupore nel parterre degli ospiti quando sui maxi schermi arrivano le immagini della piazza. Il regista Stefano Mignucci manda in onda le sequenze registrate da due speciali droni che immortalano l’enorme afflusso di persone: ci sono il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano insieme al presidente della Fondazione La Notte della Taranta Massimo Bray, l’eurodeputato Antonio Decaro presidente della commissione ambiente del Parlamento Europeo, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e per la prima volta la sindaca di Lecce Adriana Poli Bortone, e ancora gli assessori alla Cultura della Regione Puglia Viviana Matrangola, dello Sviluppo economico Alessandro Delli Noci, della formazione Sebastiano Leo, il direttore di Pugliapromozione Luca Scandale, la presidente dell’Enit Ivana Jelinic, l’allenatore della Nazionale maschile di pallavolo Fefè De Giorgi, il professore di fisica e fenomeno social Vincenzo Schettini.
Percorreva in bici le strade di Lavello quando è stato intercettato dai carabinieri della locale stazione e trovato in possesso di droga e un coltello.
Un 35enne del posto è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
L’uomo alla vista dei militari ha tentato di allontanarsi con discrezione ma il suo atteggiamento è stato notato dai carabinieri che gli hanno intimato l’alt e hanno deciso di perquisirlo. Aveva con sé un coltello a serramanico lungo quasi 20 centimetri e 700 euro in banconote di vario taglio.
I militari hanno deciso di estendere la perquisizione a casa del 35enne dove hanno trovato quasi sei grammi di cocaina e un bilancino di precisione.
Droga, coltello e denaro sono stati sequestrati e il 35enne è stato arrestato.
L’estate passata nel buen retiro della sua città, Maglie, a studiare per migliorare pronuncia e comprensione in inglese, come hanno raccontato le cronache delle scorse settimane, si chiude oggi per il ministro per gli affari europei, il sud, la coesione territoriale e il Pnrr.
Infatti, nel pomeriggio è atteso al meeting di Comunione e liberazione a Rimini per prender parte al panel Mercato unico, Euro, Pnrr, quale sviluppo economico per l’Unione europea? Insieme a Fitto ne parleranno Piero Cipollone, componente del comitato esecutivo della Banca centrale europea e l’ex presidente del consiglio, Enrico Letta, in qualità di estensore del recente Rapporto strategico sul Mercato unico europeo, dopo essere stati introdotti dal presidente della fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, che ricorda come «uno dei grandi temi è lo sviluppo economico caratterizzato dal mercato unico, dall’euro governato dalla banca Centrale europea e dal grande piano di investimento del Next generation UE comunemente conosciuto in Italia come Pnrr», è l’auspicio del leader di Cl che potrebbe tenere a battesimo proprio Fitto non più solo nella veste di ministro del Governo presieduto da Giorgia Meloni, ma anche di commissario europeo in pectore dopo che nei giorni scorsi Matteo Salvini ha affermato che “Fitto sarebbe un ottimo commissario europeo”.
La nomina
Parole confermate poche ore dopo dall’altro vice di Meloni, Antonio Tajani, il quale ha affermato che il ministro pugliese «è la scelta migliore per il ruolo di commissario europeo».
Così, è probabile che sia dal palco, ma soprattutto nell’incontro con i giornalisti previsto a margine del dibattito Fitto possa chiarire quale sarà il suo futuro politico, anche se il nodo centrale e cioè le deleghe che verranno assegnate all’Italia in seno all’esecutivo comunitario è ancora oggetto delle trattative tra le diplomazie del Governo e dell’Unione europea, a partire dai contatti tra la stessa Meloni e la presidente della commissione, Ursula Von der Leyen.
Prima interlocuzione tra il consigliere comunale Lorenzo Leonetti, con delega a Sindaco della notte e il sindaco Vito Leccese per presentare un primo resoconto dei sopralluoghi serali avvenuti in questi giorni. Tra le prime attività del consigliere Leonetti c’è stata una ricognizione dei luoghi maggiormente interessati dal fenomeno della movida estiva con l’obiettivo di mappare le principali criticità da evidenziare all’amministrazione comunale.
Il resoconto
Il consigliere ha presentato un documento sintetico con il quale si individuano due problemi relativi alla vivibilità dello spazio pubblico: maggiore sicurezza relativa alla viabilità interna alla città vecchia e una migliore organizzazione degli spazi pubblici con riferimento a una delimitazione delle occupazioni di suolo pubblico delle attività economiche così da salvaguardare la fruibilità dei luoghi da parte di cittadini e turisti ed esercitare un maggiore controllo sullo spazio realmente occupato. Nello specifico, il consigliere Leonetti ha presentato al sindaco un progetto di delimitazione delle occupazioni commerciali mediante l’utilizzo di piccoli stalli a pavimento (cosiddette borchie), che dovranno essere posizionate in corrispondenza delle occupazioni definite con l’ausilio della polizia locale in base alla superficie autorizzata.
Le prossime mosse
Nei prossimi giorni con il coinvolgimento degli assessori e delle ripartizioni interessate si procederà a redigere un piano di lavoro. «Sono i primi giorni di lavoro e le segnalazioni sono tante – spiega Leonetti – Insieme al sindaco e agli assessori competenti stileremo un elenco di priorità in modo da dare subito un segnale di attenzione ai residenti ma anche a tutte quelle attività che rispettano le regole. Nei prossimi giorni organizzeremo incontri con le associazioni di categoria».
Gli esercenti
Per il momento quelle avanzate dal sindaco della notte sono delle proposte che andranno valutate dai rappresentanti degli esercenti. «Aspettiamo una convocazione per parlare dei problemi della movida – spiega Vito D’Ingeo di Confcommercio Bari-Bat – Non è certo una soluzione definitiva al problema, semmai un primo passo per trovare accordi come abbiamo fatto in altre città. Gli stalli non bastano ma occorre organizzare al meglio il servizio di bar, locali e ristoranti. Sono pochi quelli che non rispettano le regole, ripartiamo da loro».
Il giorno dopo le turbolente vicende che hanno costretto il sindaco di Bari, Vito Leccese, a dichiarare che «per ora la giunta proseguirà il suo lavoro con nove componenti» nel Movimento 5Stelle è l’ora della resa dei conti.
Lo scenario
Per quanto tutti si trincerino dietro dichiarazioni dai toni morbidi non è da escludere che quel che è accaduto all’interno della maggioranza del capoluogo non si inserisca nella diatriba nazionale che vede contrapposti il fondatore, Beppe Grillo, e il presidente Giuseppe Conte. Visto che un ruolo importante nella querelle barese è stato recitato dai sostenitori di Paola Taverna, vicepresidente vicario nazionale dei pentastellati a cui fa riferimento il coordinatore cittadino e sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato, colui che ha proposto a Leccese di indicare in giunta l’esterno Raffaele Diomede. Una scelta contestata dai due eletti in consiglio comunale Antonello Delle Fontane e Italo Carelli. Una presa di posizione che è costata alla maggioranza anche il rinvio dell’elezione del presidente del Consiglio comunale per timore che alcuni franchi tiratori avessero potuto compromettere l’elezione del civico Romeo Ranieri, dato in pole position dopo che le trattative per assegnare lo scranno più alto delle assise cittadine all’antagonista nello stesso campo largo al primo turno di Leccese, Michele Laforgia, non erano andate a buon fine.
Il fronte barese
Così, il fronte barese nei 5Stelle potrebbe essere avocato proprio nella sede nazionale di via del Campo Marzio dove sia Taverna che Conte dovranno dirimere la questione per far sì che anche i grillini abbiano un loro assessore che, secondo il coordinatore cittadino, Leonardo Donno, dovrebbe emergere da “una soluzione interna”, quindi uno tra Delle Fontane e Carelli, per far posto così in aula Dalfino alla prima dei non eletti, Stefania Maggiore. A meno che il braccio di ferro tra Grillo e Conte non porti a una conta interna, con eventuale ipotesi di scissione, così come viene ipotizzato. Uno scenario che potrebbe vedere la stessa Taverna, grillina della prima ora e fedelissima del fondatore, e con essa i suoi sostenitori, lasciare il Movimento e seguire Grillo. A quel punto anche in Puglia e a Bari la conta sarebbe inevitabile, per quanto nel capoluogo insieme a Donno in molti sono già schierati dalla parte dell’ex premier, così come la maggior parte degli eletti in tutta la Puglia, fatta eccezione per l’ex candidata alla presidenza della Regione, Antonella Laricchia, una delle poche che potrebbe aderire all’eventuale nuova “cosa” di Grillo.
«Una brutta storia che ha davvero dell’incredibile», con queste parole la Cgil Basilicata denuncia a gran voce il licenziamento di Pietro Griesi, licenziato per “inidoneità permanente alla mansione” da parte dell’Istituto Padri Trinitari di Venosa.
La storia
Il 61enne, con una disabilità motoria, sin dalla data di assunzione risalente a 12 anni fa, ha sempre svolto le mansioni di centralinista al Centro di riabilitazione e di formazione professionale per persone con disabilità della cittadina oraziana. Dopo una malattia superiore a 60 giorni, nel mese di dicembre 2023, il lavoratore viene inviato dal medico competente per certificare il rientro al lavoro e, nonostante la sua condizione fisica non sia mutata rispetto alle precedenti visite che ne avevano certificato l’idoneità sin dalla data di assunzione, viene dichiarato temporaneamente non idoneo alla mansione per un periodo di tre mesi. A marzo 2024 torna a visita e si vede certificare la permanente inidoneità alla mansione.
Le attuali mansioni del centralista prevederebbero, infatti, oltre allo smistamento chiamate, all’accoglienza visitatori, al controllo presenze con i monitor di videosorveglianza e degli accessi, anche la “possibilità che debba intervenire per bloccare eventuali ospiti/pazienti che manifestassero l’intenzione di uscire dalla struttura non accompagnati.
La denuncia
La mansione di centralinista al centro Padri Trinitari è effettivamente incompatibile con i problemi di deambulazione di Griesi se si deve rispettare quanto riportato nel mansionario dell’Istituto. «Mansionario che, presumibilmente, è stato oggetto di una recente modifica, se ad oggi non sono mai stati rilevati problemi. Oltre che l’attuale articolazione della mansione del centralinista ci pare davvero poco rispondente ai compiti normalmente assegnati alla categoria – commenta Cgil Basilicata – ci pare anzitutto inidonea alla sua stessa preparazione specifica, in quanto la gestione di un paziente in “ipotetica crisi” deve essere fatta da personale adeguatamente addestrato».
Nella lettera di licenziamento, a firma del rettore Vito Campanale, è stato spiegato al lavoratore che, essendo le funzioni di centralinista da lui disbrigate il livello più elementare presente nell’organigramma, non sono ipotizzabili ulteriori attività scevre da rischi e pertanto il rettore ha fatto recapitare il licenziamento per sopravvenuta inidoneità. «La vicenda del centralinista rappresenta la punta di un iceberg, più o meno sommerso, di una sorta di sistema ormai radicato nell’Istituto, che rischia di rendere fortemente vulnerabili e spaventati i lavoratori, in quanto continuano a susseguirsi ad un ritmo impressionante contestazioni disciplinari, con conseguenti provvedimenti sanzionatori, licenziamenti, ma anche dimissioni volontarie. Nel numero di diverse decine, sproporzionato rispetto alle unità lavorative», conclude la sigla.
«La tragedia di Paola Labriola non è servita a prevenire efficacemente questi fenomeni di violenza nei confronti di operatori sanitari e pubblici ufficiali». A sottolinearlo è il sociologo Leonardo Palmisano.
Cosa c’è all’origine di questi fenomeni?
«Sottovalutiamo i rischi che corrono quotidianamente gli operatori che vengono raggiunti dall’utenza, soprattutto in contesti delicati come quelli sanitari. Ma è solo un pezzo dell’analisi. Importante è la considerazione che hanno le famiglie italiane dei servizi pubblici e quello che pretendono da questi ultimi. I medici vengono aggrediti da quelle stesse famiglie che quando un ragazzino ha problemi a scuola, aggrediscono gli insegnanti e i dirigenti. Il clima culturale che è stato alimentato nel paese è quello di pensare che il servizio pubblico debba risolvere immediatamente qualsiasi problema. E quando questo non avviene si sfocia nella violenza, non solo contro le persone ma anche verso le strutture come i pronto soccorso».
Questo cosa testimonia?
«Vuol dire che tu utente innanzitutto non riesci a capire che la medicina è una scienza e che spesso una persona non può essere salvata, nonostante tutti gli sforzi. E poi emerge il tratto dell’egoismo, che è un’aggravante: se si devastano gli arredi di una guardia medica o di un pronto soccorso, il tuo egoismo arriva fino al punto di mettere fuori gioco una struttura che non serve solo a te ma a tutta la collettività».
Ci può essere una soluzione?
«Forse è arrivato il momento di prendere in considerazione l’idea di non permettere più l’accesso dei parenti dei pazienti dove c’è un livello di prossimità strettissimo con l’operatore sanitario, come avviene in altri stati europei. A questo va affiancata una rieducazione delle persone adulte. Per quanto riguarda invece le aggressioni nei confronti delle forze dell’ordine, invece, qui la situazione è ancora più incancrenita. Quante volte noi sottovalutiamo i cori contro polizia e carabinieri nelle curve degli stati? Sono decenni che sentiamo i tifosi inveire contro gli agenti. Sono tutti pezzi che alimentano quel sentimento anti statale, molto radicato in Italia. Sono due fenomeni diversi ma che rivelano una cattiva educazione e l’idea che la violenza possa essere l’unica soluzione ai problemi e ai “torti” ricevuti. Bisogna iniziare a lavorare sulla prevenzione della violenza».
Un incidente ogni due giorni. Le strade della provincia di Barletta-Andria-Trani sono sempre meno sicure. Il bilancio di fine estate potrebbe delineare una situazione peggiore rispetto a quella dello scorso anno. Lanciano l’allarme le associazioni locali che si occupano di sicurezza stradale. Negli ultimi mesi si sarebbe verificato un aumento del 15% di casi. Eccesso di velocità e distrazione al volante dovuta all’uso del cellulare sono le cause principali. A queste si aggiungono la guida in stato di ebbrezza e l’inosservanza delle norme di sicurezza, come il mancato utilizzo delle cinture. Un altro fattore determinante, tuttavia, è rappresentato da alcune infrastrutture stradali, in particolare nelle aree periferiche e rurali della provincia, dove la manutenzione è carente. L’arteria considerata più pericolosa fra tutte è la SS16. Su questa strada si verificano più incidenti, anche mortali, che spesso restano senza un colpevole. I sistemi di videosorveglianza, infatti, non sempre funzionano regolarmente. E così, molti casi, soprattutto quelli con fuga del conducente, rimangono irrisolti, con i responsabili che non vengono identificati né puniti.
Il record
Il maggior numero di incidenti mortali nella Bat è stato registrato sulle strade extraurbane, raggiungendo quota 71%, seguite dai centri abitati, soprattutto in corrispondenza di incroci e sui rettilinei. La conferma arriva dall’ultimo rapporto annuale sull’incidentalità stradale, elaborato dal Centro di monitoraggio della sicurezza stradale dell’Asset, sulla base dei dati Istat, che, in riferimento al 2023, evidenzia un trend che non accenna a diminuire.
I giovani
Tra gli elementi che emergono c’è anche il comportamento dei giovani al volante. Dal report si nota che una percentuale significativa degli incidenti, circa il 35%, coinvolge conducenti di età compresa tra i 18 e i 30 anni. E se da una parte le amministrazioni locali e le forze dell’ordine stanno cercando di rispondere all’emergenza intensificando i controlli soprattutto nelle ore notturne e nei fine settimana, dall’altra, le associazioni della Bat ritengono che queste misure non siano sufficienti. «Servono interventi più incisivi – dice Mariangela Delvecchio, referente di un comitato locale che si occupa di fornire supporto alle vittime di incidenti e ai loro familiari – la situazione ormai è fuori controllo nel nostro territorio. Non possiamo permettere che altre vite siano messe in pericolo. La sicurezza stradale deve rappresentare una priorità assoluta per tutti».
In tilt il 118. Troppe richieste specie d’estate, tra il numero maggiore di abitanti che assale la costa jonica e le meritate ferie anche per gli operatori sanitari. E infine quella guardia medica che di notte va organizzata, per evitare che ci siano ancora incidenti come quelli di Maruggio, a Manduria dove la dottoressa è stata picchiata e ha deciso prima di dimettersi, poi in qualche modo di rientrare, ma non è più disponibile a turni di notte.
L’allarme
Oggi arriva la denuncia dell’Usb che in una nota scrive: «assenze dovute a malattie, infortuni, ferie estive in questi giorni in cui anche cresce la richiesta di intervento, hanno messo in ginocchio il sistema del 118 sul territorio jonico. – dice il sindacato – Accade quello che Usb aveva previsto sin dall’inizio delle operazioni di internalizzazione del servizio di emergenza/urgenza, in caso di mancato completamento dell’organico e mancato riconoscimento della struttura attuale che possa mettere in condizione di gestire adeguatamente il servizio».
E l’Usb denuncia che ancora una volta l’Asl ha deciso non di fare contratti, ma di risparmiare, come? «Di fronte a questa situazione, dalla Sanitaservice e dall’Asl, in qualità di socio unico, ci saremmo aspettati contratti a tempo determinato, al posto di questo pericoloso ritorno al passato, con il ricorso nuovamente alle associazioni di volontariato», afferma il sindacato.
L’assemblea
Usb rifiuta questo modus operandi e convoca un’assemblea con i lavoratori per il 4 settembre nella sede Usb in piazza Lo Jucco a Talsano. In quella circostanza verrà prodotto un documento «contenente la netta contrarietà del sindacato a riconsegnare potere a chi in passato non ha esitato a spremere i lavoratori, oltreché proposte che vanno nella direzione chiara del miglioramento del servizio», conclude il coordinamento sanità Usb di Taranto.
E le guardie mediche?
L’argomento è attualissimo specie in un territorio dove si fatica pure a cercare medici, basta pensare che non è ancora chiaro come e con chi verrà sostituita la guardia medica notturna a Maruggio, a Manduria, dove la dottoressa specializzanda aggredita ha deciso di andar via, perchè stanca di subire angherie e adesso non sarà facile, come lei stessa aveva riconosciuto, sostituirla. Mancano medici, infermieri, manca il personale sanitario. Ora anche il 118 va in tilt. E questo significa per il territorio che non vengono garantiti i servizi essenziali per chi vive e anche per i turisti che arrivano e che decidono di trascorrere le vacanze sulla costa jonica o che magari hanno una casa vacanza.