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Lilly Love porta il suo show ad Andria: «Fare la “drag”? È un atto politico» – L’INTERVISTA

Direttamente da Milano, passando per cabaret, videoclip musicali e Vogue, arriva all’Officina San Domenico di Andria. Ballerina di burlesque, dama dell’erotismo, Lilly Love si è esibita sul palco del centro culturale andriese Officina San Domenico arrivando direttamente dal Plastic e La Boum di Milano, passando per Vogue Italia e i videoclip di grandi artisti pop come Myss Keta, Achille Lauro e Power Frances.

Lilly con il suo drag show apre le danze di una nuova stagione del centro culturale e di un percorso curato dal collettivo transfemminista SVERGOGNAT*. Una grande valigia nera aperta sul pavimento. Accanto, un paio di tacchi dorati e un paio rossi. Su una sedia, i jeans e una maglietta nera stropicciata lasciano la scena alle paillettes, alle piume e ai velluti ordinatamente appesi sulle grucce. Una sagoma vestita di una vestaglia di seta giapponese mi dà le spalle. Nello specchio dai bordi illuminati Lilly Love compare e scompare. Un occhio, la bocca, il naso. Lilly Love rinasce ogni notte, disegnata con un pennello sotto le luci a led di un camerino buio e viene alla luce, ma quella stroboscopica, di un palco che acclama il suo drag show.

Come è nata Lilly Love?

Travestirmi è sempre stato il mio modo di esprimermi in totale genuinità. Lo facevo sin da bambino, utilizzando coperte o addirittura buste della spazzatura. Il gioco si è trasformato in folgorazione quando ho visto il primo spettacolo drag a quattordici anni. Ricordo le note di Lady Marmalade e un pensiero che esplodeva in me: “Questo è tutto ciò che voglio fare”. Ho capito che il drag era la mia forma d’arte, perché rendeva reali le fantasie della mia parte femminile. Poi è cominciata la sperimentazione sul make-up, la ricerca di stile, la fascinazione per le showgirl dagli anni Venti agli Cinquanta. Così è nata Lilly Love.

Lilly, il mondo drag è fatto di rituali, sperimentazioni e ricerca di sè. In quindici anni di show sei cambiata molto, basti pensare che sei nata a Cagliari ma adesso vivi a Milano, due realtà completamente differenti. C’è una figura che ha influito più delle altre sulla tua crescita artistica e ti ha accompagnata in questo percorso? Hai una tua “madre drag”?

Mi ritengo anche fortunata perché in Sardegna esiste una scena drag sin dalla fine degli anni Ottanta. La prima drag queen sarda famosissima, in scena dall’89, si chiama Velena ed è pazzesca: lei è stata la madre di tante ed anche la mia. Mi ha fatto capire che avrei dovuto trovare il mio modo di truccarmi e i miei vestiti. In occasione della festa celebrativa del mio decennale di drag nel 2018, l’abbiamo invitata come ospite speciale: è stato un onore averla sul palco con me e scoprire l’evoluzione che c’è stata in questi anni da entrambe le parti.

Lilly, essere una drag queen non è solo una scelta artistica. Significa fare attivismo, rivendicare uno spazio di espressione di sé non convenzionale. Immagino non sia un percorso sempre semplice e lineare. Cosa c’è dietro i sorrisi che porti in scena?

La verità è che all’inizio non è semplice, non è per niente semplice. Devi fare i conti con la scoperta di una parte molto intima che hai paura di mostrare al mondo. Agli inizi, in Sardegna, arrivavo nei locali tante ore prima per prepararmi lontana da occhi indiscreti e tornavo a casa con i miei abiti quotidiani. Lilly Love viveva “chiusa” in un locale. Ma la mia ambizione era far vivere la mia fantasia dall’inizio alla fine. Ricordo la prima volta che è successo: era Halloween, la macchina era parcheggiata sotto casa e dovevo solo scendere le scale ma l’idea che qualcuno potesse vedermi così vestita mi terrorizzava. Quel giorno ho rotto il ghiaccio ed è stata un’emozione fortissima, quasi eccitante. Oggi esco e rientro a casa in full drag a qualsiasi ora del giorno e della notte, prendo i mezzi senza problemi. Vivere a Milano mi ha aiutata, ma per me questo resta un atto politico.

Cosa ti spinge a continuare a farlo, dopo quindici anni?

Salire sul palco significa far esplodere la tua vitalità anche quando sei in una giornata “no”, quando non ti va. Ma a Lilly io devo tanto. Se non fosse per lei non sarei dove sono ora, con il bagaglio di emozioni e relazioni che ho. Lilly mi ha aiutato sia economicamente che psicologicamente, è letteralmente la mia terapia: mi ha permesso di superare i momenti più difficili, come la fine di una relazione o eventi spiacevoli. Insomma, a volte i dubbi non mancano, ma credo facciano parte di ogni percorso che possa dirsi vivo. Quando mi chiedo “perché lo faccio?” ripenso all’entusiamo e all’autenticità di quando, da bambino, ho cominciato a giocare con le bambole.

So che recentemente sei stata ospitata da una quinta elementare di Milano per un corso di makeup creativo. Com’è stato incontrare bambine e bambini?

E’ stata la cosa migliore che abbia fatto in tutta la mia carriera. Sono stata invitata in una scuola privata, nell’ambito di un corso di teatro in cui abbiamo giocato col genere sperimentando con colori, parrucche, glitter e tessuti. A fine anno la classe ha portato in scena questa rappresentazione teatrale e io sono passata a trovarli a sorpresa. Ma la vera sorpresa l’hanno fatta loro a me: mi sono arrivate quindici letterine e in ognuna c’era scritto quanto fosse stato bello per loro sperimentare, fare qualcosa che non avevano mai fatto prima, e che l’avevano raccontato ai loro coetanei ma che questi “non possono capire perché non l’hanno mai fatto”. Mi ha commosso vedere la spontaneità e l’autenticità con cui si sono messi in gioco senza stereotipi, in un luogo sicuro e lontano dai giudizi. E’ quello che da piccolo avevo sempre sognato.

Cosa leggi nello sguardo di chi ti incontra?

Avere una maschera ti dà il potere di vivere la tua fantasia come mai potresti fare nella tua quotidianità e il coraggio di affrontare gli sguardi più perplessi. Mi capita di leggere dissenso ma la maggior parte delle volte ricevo complimenti e occhiolini dai padri di famiglia (ride ndr). C’è un episodio che più degli altri mi fa sorridere: in occasione del pride ero ad Aosta, una realtà non grandissima. Passeggiavo per la strada principale in full drag e ho incrociato lo sguardo di una signora di novant’anni: all’inizio ha sgranato gli occhi, ma poi mi ha sorriso e mi ha fatto l’ok con la mano. Le ho sorriso anche io. Chissà se le ricordavo i suoi tempi, se ha rivisto in me qualcosa della sua giovinezza…

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Andria, a Riccardo Scamarcio il premio “Federico II – Stupor Mundi”: «Mi riempie d’orgoglio» – VIDEO

«Mi riempie di orgoglio». Così Riccardo Scamarcio commenta la decisione di Comune di Andria di assegnargli la prima edizione del premio “Federico II – Stupor Mundi” che verrà consegnato all’attore durante una cerimonia che si terrà stasera, alle 19:30, a Castel del Monte, il maniero voluto proprio dall’imperatore.

A margine della conferenza stampa di presentazione dell’evento, che si è svolta stamattina, Scamarcio, originario proprio di Andria, ha ricordato il «valore profondo» che ha il castello: «Sono cresciuto qui e l’ho frequentato da bambino con mio padre che andava a funghi lì intorno». Il maniero federiciano, ha aggiunto, «è per me un posto magico, dove sognare e sentire questo rapporto con qualcosa di più spirituale. Poi si dice che la murgia abbia il cielo basso. È grazie a questi cieli e a quei momenti vissuti da bambino che forse è nata in me la voglia di confrontarmi con l’arte, con il cinema».

La sindaca di Andria, Giovanna Bruno, ha ricordato che il premio “Federico II – Stupor Mundi” è stato istituito l’anno scorso e viene assegnato per la prima volta quest’anno: «Abbiamo scelto di partire proprio da un’eccellenza del nostro territorio», ha affermato riferendosi a Riccardo Scamarcio. «Le pietre di Castel del Monte parlano, come parla la murgia. E parlano altrettanto le storie di tanti che da questa terra si spostano rimanendo sempre ancorati alle loro radici e fanno “storia”, professionalmente e culturalmente e Riccardo è un simbolo di questo», ha concluso la prima cittadina.

Durante la cerimonia di consegna del premio si esibiranno l’Orchestra Città di Andria, diretta dal Maestro Vito Andrea Morra, e Mario Rosini.

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Notte della Taranta, in 200mila a Melpignano ballano a ritmo di tamburello – VIDEO

Notte della Taranta, Gaia canta Mena Mena Mò

Una notte intera a ballare la pizzica in piazza San Giorgio a Melpignano. «Questa sera ci divertiamo», hanno annunciato a inizio serata Angelina Mango, Geolier, Gaia, Ste, Luca Faraone prima di infiammare tutto il popolo della Notte della Taranta straripante di entusiasmo. Melpignano è stata letteralmente presa d’assalto da appassionati del tamburello che hanno danzato e accompagnato le esibizioni degli artisti. Il Concertone, che celebra la pizzica e la cultura popolare salentina, è stato diretto dal maestro Shablo.

Il tema

Il tema dell’edizione 2024 è stato “generazione Taranta, tutti i giovani che hanno conosciuto la Taranta attraverso il rito collettivo nato nella Grecìa salentina nel 1998”. La serata è stata condotta da Ema Stokholma. Indimenticabile il colpo d’occhio della piazza e il gioco di luci che l’ha colorata. Il primo appaluso è stato proprio per il maestro Shablo. «Per me è un grandissimo privilegio poter arricchire una musica così sacra come la pizzica con il mio contributo», ha dichiarato Shablo esaltando ancor più il pubblico. Il concertone si è aperto con la potente Pizzica di Aradeo che nei suoi versi contiene il viaggio del tamburello: “lu tamburrieddhu miu vinne de Roma me l’ha cattatu na napulitana me dice cu lu cantu e cu lu sonu ca quando vene iddra lu pagamu” (il tamburello mio viene da Roma, lo ha portato una napoletana, mi dice di cantare e suonare che quando verrà lui lo pagheremo).

I brani della tradizione

Tre ore di incessante ritmo con 30 brani della tradizione, in un vero e proprio viaggio dalla tarantella del Gargano alla pizzica del Salento. Travolgente la Pizzica di Copertino affidata alle voci dell’Orchestra Popolare tutte le donne, che racconta una storia d’amore forte e passionale che mischia i ritmi della danza con i simboli della cultura salentina.

Angelina sul palco

«Siamo già diventati un unico corpo di ballo, Melpignano è in festa, una cosa bellissima», ha detto Shablo prima di presentare Angelina Mango che ha letteralmente infiammato la piazza con “Su picculina”, cantata in perfetto dialetto salentino e poi ha regalato al pubblico una versione tutta nuova del celebre brano La noia firmato da due ex maestri concertatori Dardust e Madame. «Non sembra nata per questo?», ha chiesto Ema Stoholma rivolgendosi al pubblico. «Siamo tutti nati per condividere la musica e questa ne è la dimostrazione. Qui sto imparando tantissimo. Spogliarsi di tutto e divertirsi», ha risposto Angelina. E poi Geolier, Gaia, Ste e Luca Faraone a rendere speciale la serata. L’orchestra popolare, composta da 21 elementi, è stata diretta dal maestro Riccardo Zangirolami. Grande consenso per i brani hit della storia del Concertone: Lu Ruciu de lu mare con Antonio Amato, Pizzica di Villa Castelli con Alessandra Caiulo, Pizzica degli Ucci con le tre voci maschili dell’Orchestra Galeanda, Amato e Paglialunga, la ballatissima Pizzicarella con Stefania Morciano, Acqua de la Funtana con Consuelo Alfieri. Come da tradizione, ha chiuso il Concertone di Melpignano Calinitta-Buona Notte, inno di saluto partecipato dal pubblico. La Notte della Taranta è uno dei segni più efficaci e potenti della rinascita del Sud.

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Notte della Taranta, 3 ore a ritmo di tamburello: il concertone in diretta su Raitre

Tutti a ballare la pizzica oggi a Melpignano. Torna La Notte della Taranta, l’appuntamento più atteso dell’estate italiana che infiammerà la piazza. Il Concertone, che celebra la pizzica e la cultura popolare salentina, sarà diretto dal maestro Shablo. Il tema dell’edizione 2024 è “generazione Taranta, tutti i giovani che hanno conosciuto la Taranta attraverso il rito collettivo nato nella Grecìa salentina nel 1998”.

I nomi

Sul palco si esibiranno grandi nomi del panorama musicale italiano e internazionale che interpreteranno i canti d’amore, di protesta e di lavoro rivisitati in chiave contemporanea dagli arrangiamenti urban di Shablo ed eseguiti dall’Orchestra Popolare composta da 21 elementi e diretta dal maestro Riccardo Zangirolami. Questa la line-up: Angelina Mango, Geolier, Gaia, Ste, Luca Faraone. Il Concertone sarà trasmesso in diretta da Rai 3 e in simulcast da Radio 2 Rai. Condurrà la serata Ema Stokholma. Il Concertone di Melpignano è un progetto culturale della fondazione La Notte della Taranta, sostenuto dalla Regione Puglia e Pugliapromozione in collaborazione con Unione dei Comuni della Grecìa salentina e istituto Diego Carpitella. Tre ore di incessante ritmo con 30 brani della tradizione, in un vero e proprio viaggio dalla tarantella del Gargano alla pizzica del Salento.

Un percorso di ricerca

Il Concertone sarà aperto da una potente Pizzica di Aradeo che nei suoi versi contiene il viaggio del tamburello. Immancabili le hit più amate dal pubblico: Acqua de la funtana, Pizzicarella, Lu rusciu de lu mare, Aria caddhipulina. Grande spazio alle lingue minoritarie grico con i testi Klama, Pizzica di Cosimino e Calinitta e in arbëreshë Ec Ec, Lule Lule e, per la prima volta sul palco della Taranta, Manushaqe. Un percorso di ricerca cominciato con l’ascolto delle registrazioni sul campo di Alan Lomax, Ernesto De Martino e Diego Carpitella e proseguito in cinque sessioni di prove dove il maestro Shablo ha scelto quali brani presentare nell’edizione 2024. Tra quelli scelti Malachianta, che Shablo ha mescolato con le sonorità argentine del tango, in omaggio alla terra che ha accolto la sua famiglia di emigranti italiani. Dodici le coreografie costruite da Laccio con “la contaminazione di linguaggi tra il contemporaneo e la pizzica che in alcune di queste performance sarà pura e tradizionale. Abbiamo cercato di creare energie diverse ed originali, e su Malachianta la contaminazione è emozionante”.

Il più grande festival d’Italia

L’apertura del Concertone sarà affidata ad una corale su Pizzica di Aradeo e, per la prima volta sul palco di Melpignano, la tradizionale Tarantella di Sannicandro con Giancarlo Paglialunga. Seguirà una travolgente Pizzica di Copertino affidata alle voci femminili dell’Orchestra Popolare tutte le donne. Angelina Mango, vincitrice dell’ultimo festival di Sanremo, interpreterà Su Picculina in perfetto dialetto salentino e al pubblico regalerà una versione tutta nuova del celebre brano La Noia firmato da due ex maestri concertatori: Dardust e Madame. Attesissima Aria Caddhipulina che darà il benvenuto a Ste, quarta ospite della serata. Come da tradizione, chiuderà il Concertone di Melpignano Calinitta-Buona Notte, inno di saluto partecipato dal pubblico. La Notte della Taranta è uno dei segni più efficaci e potenti della rinascita del Sud Italia. Ospitato in Salento, è il più grande festival d’Italia e una delle più significative manifestazioni sulla cultura popolare d’Europa. Una collaborazione nata dal legame tra il maestro Isgrò e Massimo Bray, presidente della Fondazione La Notte della Taranta.

Melpignano blindata con oltre 400 unità d’emergenza

Oltre 400 unità tra forze di polizia, protezione civile, vigili del fuoco e personale di Fifa Security garantiranno la sicurezza durante il concertone finale della Notte della Taranta. La regia del dispositivo di sicurezza è affidata ad una control room dotata di un sofisticato sistema di videosorveglianza che controllerà l’intera area dell’evento, ma anche le vie di afflusso e deflusso. Sotto il profilo della sicurezza sanitaria è stato allestito un “Campo sanitario” in cui opereranno oltre 200 volontari della Croce Rossa Italiana e il personale medico e infermieristico del 118, coordinato dal dottor Nicola D’Angelo, per far fronte alle emergenze-urgenze. Nell’area campo saranno disponibili 25 posti letto per le degenze e altre 10 postazioni di assistenza per un totale di 35 posti letto. Presenti nove ambulanze della Croce Rossa Italiana e sei squadre itineranti. Non mancherà un presidio fisso dei vigili del fuoco supportato da elementi mobili.

Come arrivare

Sono tanti i modi in cui si potrà raggiungere Melpignano per partecipare all’imperdibile evento del Concertone. Ci sarà il treno grazie alle Ferrovie Sud Est, vettore ufficiale della Notte della Taranta 2024, con collegamenti straordinari anche in bus. Anche quest’anno la mobility partnership con Busforfun e Parkforfun si rinnova. In campo con le tecnologie e le risorse umane dedicate a rendere l’esperienza degli spettatori quanto più serena possibile. Otto le regioni servite (Puglia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Marche, Lazio) dalle 10 linee autobus dedicate da Busforfun agli spettatori del Concertone, con 45 punti di carico fra cui scegliere per raggiungere Melpignano.

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Bari Cultura e Spettacoli

Mola di Bari, Placido Domingo Jr porta la sua “Anima Tango” all’AgimusFestival

Arriva in Puglia Placido Domingo jr. Domani alle 21.30, nell’Arena Castello di Mola di Bari il cantante sarà ospite dell’AgìmusFestival, diretto da Piero Rotolo. In scena “Volver – Anima Tango”, concerto-spettacolo multiforme, fatto di musica, momenti teatrali e danza, basato sulle atmosfere e la tradizione del pensiero triste che si balla.

Lo spettacolo

Cantante sì, ma anche compositore e produttore, nonché figlio del celebre tenore, Placido Domingo jr sarà affiancato dalla cantante e attrice Annalisa Biancofiore, che dello spettacolo è regista e autrice. In scena anche il fisarmonicista Cristiano Lui, autore degli arrangiamenti originali delle musiche, che esegue alla testa del Buenos Aires Cafè Sextet, composto da Oscar Raimo (violino), Stefano Ciotola (chitarra), Remigio Coco (pianoforte), Piero Ranucci (contrabbasso) e Angelo Terella (batteria). Sul palco salgono anche i ballerini di tango argentino Federica Gumina e Eduardo Moyano, che si esibiscono in una serie di passi di grande fascino, regalando al pubblico l’atmosfera di una “milonga dei ricordi”.

L’atmosfera

D’altronde, “Volver – Anima Tango” parla di ritorni in un’atmosfera suggestiva, fatta di ombre, colori e rievocazioni. A condurre lo spettacolo è la voce di Domingo, che trasporta il pubblico nel suo viaggio segreto; mentre la musica, gli abbracci struggenti dei corpi danzanti e la profondità delle parole si fondono in un racconto unico, in un’emozione che si fa battito, proprio come quando si torna a casa dopo un lungo viaggio, per ritrovare luoghi e persone amate. Esattamente i sentimenti che alimentano lo stato d’animo e la condizione esistenziale del protagonista dello spettacolo interpretato da Domingo jr, che rende omaggio all’espressione artistica più popolare e rappresentativa della cultura argentina, scoperta dal cantante una decina di anni fa nella sua vera essenza. Al centro dello spettacolo c’è infatti un uomo che guarda con occhi nuovi ciò che lo circonda, mentre tutto si trasforma e diventa “tango”, in un singolare viaggio musicale e umano. La vita stessa di Domingo jr, d’altra parte, è stata caratterizzata da allontanamenti e ritorni.

Le parole

«Dopo aver vissuto venticinque anni negli Stati Uniti, ho sentito una mancanza, un senso di lontananza e ho capito la mia personale necessità di ritorno in Europa e in Spagna, il Paese al quale appartengono i mi\ei primi ricordi di bambino», ha raccontato in diversi occasioni l’artista, protagonista di molti progetti crossover tra classica e popular music, qui alla prese con un repertorio che spazia da Carlos Gardel, cantante che nella Parigi negli anni Venti trasformò il tango in un fenomeno di moda, al padre del «tango nuevo» Astor Piazzolla. Ma l’impaginato tocca pure l’universo del premio Oscar Luis Bacalov, così come quello di Domenico Modugno e Luigi Tenco, mentre celebri tanghi tradizionali, noti al grande pubblico, prendono una nuova veste, senza però mai perdere il loro antico fascino.

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Cultura e Spettacoli Lecce

Notte della Taranta, tutto pronto a Melpignano. Bray: «È un bene culturale»

Mancano poco più di 24 ore alla 27esima edizione del concertone della Notte della Taranta a Melpignano e l’evento è stato presentato stamattina dal presidente della fondazione, Massimo Bray.

«Mi piace chiamare la Notte della Taranta un bene culturale. L’articolo 9 della Costituzione ci dice come dobbiamo comportarci nei confronti dei beni culturali: dobbiamo saperli tutelare perché hanno un valore storico e identitario per tutta una popolazione», ha affermato.

«La cultura ha un valore perché arriva dappertutto», ha aggiunto evidenziando che «noi vorremmo un laboratorio tutto l’anno per tutelare questa tradizione e darle una prospettiva futura».

Alla conferenza stampa non partecipa il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che «è stato colpito dal dolore per la morte del primario del pronto soccorso del Policlinico di Bari, Vito Procacci. E siamo anche noi vicini a suo fratello Giovanni», ha spiegato Bray.

Shablo: «La mia Taranta tra integrazione e sperimentazione»

«Integrazione e sperimentazione sono il segreto della Notte della Taranta e il nostro compito è aprirla ai più giovani», ha affermato Shablo, il maestro concertatore del concertone.

«Dal 1998 a oggi il mondo è cambiato e c’è una nuova generazione che è protagonista a cui dedichiamo questa manifestazione», ha proseguito spiegando che con il coreografo del concertone, Laccio, «abbiamo chiuso il tour di Sfera Ebbasta che è quanto di più distante dalla Taranta ma poi, conoscendo la tradizione popolare tarantina ti rendi conto che sono facce diverse dello stesso diamante che è la musica».

Shablo ha sottolineato come «questi cinque, sei mesi di preparazione sono stati necessari per immergermi in questa nuova dimensione» e si è detto convinto che «alle nuove generazioni è necessario dare opportunità perché è giusto prendano delle responsabilità, cosa che in questo Paese non avviene spesso».

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Castellana, Dolcenera a “Piazze d’estate”: «Con Anima Mundi racconto sogni comuni» – L’INTERVISTA

«Vai a vedere gli ultimi post che ho scritto su Instagram». E così, nel mezzo dell’intervista a Dolcenera, mi ritrovo a digitare in fretta il suo nome, alla ricerca del profilo social. La cantante ha un rapporto di odio e amore con le piattaforme virtuali, e ci tiene a farmelo notare. Mi ritrovo davanti a una foto di Dolcenera su un palco: in gran forma, minigonna in semi pelle, capello al vento, il microfono nella mano destra, e lo sguardo di chi è perso nella performance. Una “bomba” e tre “fuochi”, le emoticon a sottolineare l’atmosfera, calda. «Leggi la didascalia del penultimo post». Nella foto Dolcenera è in spiaggia. Sotto, uno scambio di battute sarcastico, su quanto la cantante non sia così attenta a riportare gli appuntamenti dei suoi concerti ai fan. Per farla breve, provocazione. Perchè a Dolcenera la provocazione un po’ piace, come le piace parlare chiaramente, fuori dai denti. Tipico di chi come lei è cresciuta in fretta, raggiungendo la popolarità ancora giovanissima. Stasera si esibirà a Castellana Grotte, ospite di “Piazze d’Estate”, alle 21.30.

Stasera arrivi a Castellana con il progetto “Anima Mundi”, raccontamelo.

«Sto portando in giro due format diversi. Uno piano e voce, che è anche un recital, e un altro con la band. Due forme di comunicazione diverse ma comunque intense, le canzoni sono le stesse. Con “Anima Mundi” racconto di diritti civili, di rispetto dell’ambiente, di sogni comuni, di voglia di pace. È uno show energetico, dove si può ballare, ma anche ricco di contenuti».

Vuoi far divertire, lasciando una finestrella per la riflessione?

«La verità è che non vorrei far divertire proprio nessuno. Non mi interessa far divertire, la musica non è divertimento. È espressione dell’animo umano. Adesso le si da solo significato di divertentismo, ma prima non era così».

Stai dicendo che il pubblico moderno è abituato male?

«C’è stata una deviazione del concetto di musica negli ultimi due decenni. Un po’ colpa dell’industria, un po’ del mondo dei social».

Contenuti brevi ed incisivi che vanno ad abbassare il tempo medio d’attenzione…

«La programmazione della vita digitale è impostata sulla rapidità. E sul raggiungimento di quante più persone possibili, nel minor tempo possibile. Stessa cosa vale per la musica».

E tu che rapporto hai con i social?

«Alti e bassi, con più bassi che alti».

Com’è entrata la musica nella tua vita?

«Per caso. Non ho mai cercato questa vita. Mi è successa»

Lo dici con fatalismo, quasi ci fossi predestinata.

«Un pò si. È incredibile quanto non l’abbia cercata questa strada (ride ndr). Però quando vivi qualcosa che ti cade dall’alto, riesci ad avere il giusto distacco dalle cose».

Dal Salento a Sanremo, il sogno di qualunque ragazzo al mondo…

«Ecco, io questo sogno non lo avevo (ride ndr)».

Ma quali sono stati gli step fondamentali che ti hanno portata fino al Festival?

«Una persona, croce e delizia della mia vita, ha creduto in me, prima ancora che lo facessi io stessa».

Siamo sul fronte sentimentale?

«Sì. Ha puntato tutto su di me, e ancora mi chiedo come abbia fatto. Non ha creduto solo nella mia voce, ma nella capacità di poter scrivere cose importanti, che resistono al tempo. Dopo sono arrivate altre persone che mi hanno spinta; e magari ne arriveranno altre ancora domani, perchè io tutt’oggi non credo in me stessa».

Dopo tutta la strada che hai fatto non riesci ancora a credere in te stessa?

«Non riesco a razionalizzare. Se penso che la cosa più bella che ho fatto nella vita è scrivere, poi mi rendo conto che non so nemmeno io da dove arriva tutto questo. Lo senti come qualcosa di mistico, collegato all’anima».

C’è stato qualche artista che ti è stato d’ispirazione all’inizio del percorso?

«Ero innamorata della potenza musicale di Bruce Springsteen, della ricerca delle sonorità, fino allo sfinimento, dei Pink Floyd. Poi della forza evocativa di alcuni testi di Vasco Rossi; e come non citare la sfacciataggine di Celentano».

Sei stata ben cinque volte a Sanremo. C’è qualche aneddoto divertente, simpatico, che ricordi con piacere di quell’esperienza?

«Divertente e simpatico? Aggettivi abbinati al Festival di Sanremo? No (sorride ndr). È un tritacarne, dopo l’esibizione si scappa in albergo a dormire. Si viene così strozzati e spremuti dalle interviste, che alla fine della giornata sei senza voce. Se qualcuno ti racconta qualcosa di divertente successa a Sanremo, sta mentendo (ride ndr)».

Hai cambiato tante volte il tuo suono negli anni. È qualcosa che ti viene naturale o ci lavori con approccio metodico?

«La mia anima è fatta di suoni, che raccontano le sfumature di una canzone. La scelta di un suono di chitarra, di un rullante, del riverbero, per me è qualcosa di spirituale. Purtroppo ho sempre avuto difficoltà a incontrare qualcuno sul mio percorso lavorativo con cui condividere questa visione. Ti viene detto “cerca di fare canzoni che rientrano nel sound che va di moda oggi”».

Quindi, meglio la vetta delle classifiche accettando il compromesso o meglio restare “di nicchia”, ma fedeli alle proprie idee?

«Muoio perchè non so rispondere a questa domanda. Muoio ogni giorno. Da una parte c’è il desiderio di raggiungere quante più persone possibili. Dall’altra c’è necessità di coerenza per me stessa in ciò che faccio. Sono per tutti, ma non di tutti. E questo dall’inizio della mia carriera. Sono sempre stata una finta “pop”, che poi pop non è».

Che momento è per la musica italiana?

«Non vedo differenza tra la musica italiana e quella internazionale. È più una questione di mercati. Il nostro, essendo piccolo, tende all’omologazione».

Io noto anche una minore propensione culturale all’ascolto.

«Veniamo da una cultura cantautorale che presuppone una capacità d’ascolto. Però se ci pensi manca l’attitudine di andare a concerti di artisti che non conosci. Ad ascoltare, appunto, non a fare il “fan”. In Inghilterra e in Germania questa curiosità, questa apertura c’è. In Italia spesso si preferisce rimanere a casa, a fare zapping davanti alla tv».

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Foggia, uno spettacolo per Franco Marcone: dirigente dell’ufficio Registro ucciso dalla mafia

Si intitola “Io sono Franco, storia di Franco Marcone, un uomo normale” lo spettacolo per raccontare la vita del dirigente dell’ufficio del Registro di Foggia, ucciso il 31 marzo del 1995 dopo aver denunciato in Procura alcune anomalie notate nello svolgimento del suo lavoro.

Lo spettacolo racconta la vita che da normale è diventata straordinaria grazie all’impegno per la legalità. Una rappresentazione scenica di una quotidianità spezzata dalla mafia.

Lo spettacolo è l’ultimo lavoro teatrale dell’attore di cinema e teatro Franco Ferrante e debutterà il prossimo 5 settembre a Foggia.

«È la sua normalità che ci piace, che ci ha colpito e che abbiamo voluto raccontare», commentano Ferrante e l’autrice del monologo, Lidia Bucci. «La sua è una normalità replicabile, che si può tramettere e che rende straordinario l’ordinario», concludono.

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Un ponte culturale tra Trani e la Cina: tutto pronto per il secondo Ciccolini Summer Campus

Trani si prepara ad accogliere la seconda edizione del “Ciccolini Summer Campus – International Cultural Exchange“, un evento che, da oggi al 29 agosto, trasformerà la città in un polo culturale di rilevanza internazionale.

Organizzato dalla Fondazione “Aldo Ciccolini” Ets, con il sostegno della Regione Puglia e delle autorità locali, il campus si terrà nel monastero di Santa Maria di Colonna, e vedrà la partecipazione di talenti provenienti da tutto il mondo, uniti dal comune interesse per la musica colta e il pianoforte.

Il “Ciccolini Summer Campus”, oltre a offrire masterclass di alto livello, rappresenta un’occasione unica di scambio culturale tra l’Italia e l’Oriente, in particolare con la Cina.

Quest’anno, l’evento avrà come ospite d’onore la pianista cinese Jingxian “Jane” Xie, una delle figure più rappresentative della sua generazione e docente presso il Conservatorio di Shanghai.

Xie sarà accompagnata da una delegazione di giovani pianisti cinesi, che si confronteranno con i talenti italiani e avranno l’opportunità di approfondire le loro competenze in un contesto ricco di stimoli culturali.

La manifestazione sarà inaugurata oggi con un concerto di benvenuto, alla presenza delle autorità locali, tra cui il sindaco di Trani, Amedeo Bottaro, e la consigliera regionale Grazia Di Bari. Il direttore artistico della Fondazione, Alfonso Soldano, introdurrà la masterclass, che sarà animata da sessioni di studio, incontri e concerti serali aperti al pubblico. Soldano, cittadino benemerito di Trani e rinomato concertista, è impegnato da anni nella promozione della musica e nella formazione di giovani talenti, ispirato dalla figura del leggendario Aldo Ciccolini.

Il programma culminerà il 29 agosto con una performance finale dei 17 giovani musicisti selezionati, sotto la guida di Soldano, Xie e Olga Zdorenko del Conservatorio di Frosinone.

La seconda edizione del “Ciccolini Summer Campus” conferma Trani come un centro dinamico di cultura, capace di attrarre talenti internazionali e di valorizzare il patrimonio musicale italiano, in un’ottica di scambio e collaborazione che guarda al futuro.

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Il grande ritorno dei Pooh, la band in concerto in Puglia: «È un tour speciale»

Sono tornati i Pooh. La storica band si esibirà domani a Barletta, nel fossato del castello, per un live dal sapore amarcord. “Amici x sempre – Estate 2024” il nome della tournée che sta vedendo il gruppo protagonista dell’estate italiana, con tantissime date sparse per tutto lo Stivale.

Preview

Una serie di concerti imperdibili per rivivere ancora una volta la storia dei Pooh attraverso i loro più grandi successi, da “Amici per sempre” a “Tanta voglia di lei”, da “Parsifal” – capolavoro della band uscito nel 2023 in una speciale versione per il 50° anniversari – a “Dammi solo un minuto”, solo per citarne alcuni. Nati da un’idea di Valerio Negrini – scomparso 11 anni fa a causa di un infarto – in oltre 50 anni di carriera i Pooh hanno superato i 100 milioni di dischi venduti, ottenendo una lista spropositata di premi e riconoscimenti, e dimostrandosi dei veri “pionieri” per le rivoluzioni introdotte nei loro concerti, i temi trattati nelle canzoni, e l’uso della tecnologia abbinata a un suono vintage.

Sulla carriera

«Dopo quasi 60 anni di carriera abbiamo fatto concerti in tutto il mondo, ma questo tour è davvero speciale. Quando ci hanno detto che avremo suonato nei luoghi più belli d’Italia abbiamo detto: dove dobbiamo firmare? – ha dichiarato entusiasta la band – Sarà uno show dove la bellezza di queste location uniche farà da cornice ai grandi successi della nostra carriera per quasi tre ore di live. Sarà davvero imperdibile» Sul vuoto lasciato da Valerio Negrini e Stefano D’Orazio dopo la loro scomparsa hanno aggiunto: «Con la scomparsa di Valerio e di Stefano abbiamo perso sicuramente due fratelli, nella vita e nel lavoro. Ma loro in realtà sono sempre con noi sul palco, Valerio e Stefano erano i nostri poeti, hanno scritto successi immortali che noi portiamo tutte le sere in scena, e non smettiamo mai di ricordarli. Ogni sera sul palco c’è un momento in cui Stefano canta sul ledwall alle nostre spalle e noi lo accompagniamo». Una battuta anche sulla carriera infita di cui sono protagonisti: «Crediamo che una carriera così lunga abbia diversi ingredienti: passione, sacrificio, dedizione, la gavetta, quella vera. Abbiamo sempre lavorato tanto, sacrificando anche un po’ delle nostre vite private e poi come in ogni cosa ci vuole un pizzico di fortuna».

Il ritorno di Fogli

Tra i protagonisti di questo grande appuntamento dell’estate pugliese, anche Riccardo Fogli, che nel ‘73 decise di abbandonare i Pooh per dedicarsi a una carriera da solista. Abbiamo richiamato Riccardo per il nostro tour per i 50 anni di carriera nel 2016, Riccardo è una persona stupenda che porta il sole ovunque vada oltre che un grande artista. Siamo tornati insieme allora e ci siamo trovati così bene da coinvolgerlo anche l’anno scorso quando abbiamo deciso di ripartire con i grandi eventi negli stadi, il resto è storia» le parole sul grande ritorno di Fogli, che farà sicuramente felici i nostalgici e gli appassionati.

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