In preda a una crisi respiratoria per soffocamento dopo aver ingoiato un pezzo di pollo, una bimba di appena 3 anni è stata salvata grazie al pronto intervento dei carabinieri.
È accaduto ieri a Taranto. I militari, transitando nella centralissima via Abruzzo, hanno notato una donna che in evidente stato di agitazione chiedeva aiuto stringendo tra le braccia la propria figlia che non riusciva più a respirare.
I due giovani carabinieri, intuendo la gravità della situazione e che non ci sarebbe stato tempo per allertare i soccorsi, hanno trasportato la donna e la bambina in ospedale con l’auto di servizio a sirene spiegate.
Giunti al pronto soccorso i sanitari hanno soccorso la piccola e l’hanno rianimata. Poco dopo la bimba è tornata tra le braccia della madre ancora sotto choc.
I medici hanno anche medicato uno dei due carabinieri che, correndo con la bimba in braccio per accompagnarla in ospedale, si è slogato una caviglia.
Con un post sui social la donna ha voluto ringraziare i carabinieri, definendoli angeli custodi: «Grata per tutta la vita a loro. Ringrazierò per tutta la vita questi grandi uomini».
Era il 1931 quando Mohandas Karamchand Gandhi approdò a Brindisi nel suo viaggio di ritorno dall’Inghilterra all’India. Un evento che fu accolto con molta attenzione da residenti e media e che ora rivive con l’inaugurazione di un busto bronzeo raffigurante il Mahatma Gandhi che è stato installato in piazza Vittorio Emanuele II e sarà inaugurato domani, 7 agosto, alla presenza dell’ambasciatrice dell’India in Italia, Vani Sarraju Rao, e del sindaco Giuseppe Marchionna.
Scoperto il busto, saranno piantati alcuni alberi di ulivo e celebrata la “Puja”, l’atto di adorazione che sarà compiuto con l’offerta all’idolo di petali di rose.
La statua è stata donata dall’India alla città di Brindisi ed è un simbolo che riflette i principi di nonviolenza e disobbedienza civile, pilastri della filosofia gandhiana: valori che trovano una particolare risonanza a Brindisi, città riconosciuta dall’Unesco come “Porto di Pace“. L’opera è omologa a quella già donata dall’India alla città di Hiroshima e compie di fatto una sorta di parallelo tra due luoghi simbolo di pace e resistenza civile.
L’importanza storica di Gandhi per Brindisi risale al 14 dicembre 1931, quando il Mahatma, dopo aver partecipato alla seconda conferenza sulla questione dell’India a Londra, decise di modificare il suo percorso di ritorno verso l’India facendo tappa nella città portuale. Questa scelta non era prevista inizialmente: dopo un soggiorno a Losanna con Romain Rolland, premio Nobel per la letteratura e ammiratore del leader indiano, Gandhi avrebbe dovuto viaggiare direttamente a Venezia per imbarcarsi. Tuttavia, decise di visitare Roma, dove si fermò per due giorni esplorando alcuni servizi sociali, gli alberghi per operai e i principali monumenti, compreso un passaggio alla Cappella Sistina.
Uno dei momenti più significativi della visita di Gandhi a Brindisi fu l’incontro con don Pasquale Camassa, direttore del museo di San Giovanni al Sepolcro e figura centrale nella scena culturale della città. Camassa presentò a Gandhi un antico vaso romano, del quale il leader pacifista si servì per bere latte di capra, un compromesso necessario per motivi di salute che Gandhi accettò con grande riluttanza. Un gesto simbolico che rimase impresso nella memoria comune.
La partenza di Gandhi dal porto di Brindisi avvenne a bordo del piroscafo “Pilsna”, e il suo saluto con il fazzoletto bianco rimane un’immagine legata all’iconografia della storia contemporanea della città.
La donazione del busto bronzeo perpetua la memoria di Gandhi e sottolinea la vocazione alla pace della città: il monumento a un simbolo di rispetto, tolleranza e integrazione invita a riflettere sull’attualità dei suoi insegnamenti in un mondo che continua a confrontarsi con sfide di pace e giustizia sociale.
Due Daspo urbani (Dacur) sono stati emessi dal Questore di Lecce a seguito della rissa scoppiata tra due gruppi di giovani nella serata di sabato scorso, 3 agosto, all’esterno del lido Zen in località Baia Verde.
Per un periodo di 15 mesi non potranno accedere né fermarsi nei pressi di locali pubblici di Gallipoli e di Baia Verde una ragazza di 22 anni e un 27enne, entrambi del Padovano. Quest’ultimo, insieme a un 29enne anch’egli del Padovano, ha dovuto fare ricorso alle cure dell’ospedale. Entrambi hanno riportato ferite guaribili in 30 giorni.
I tre sono stati anche denunciati per rissa insieme a cinque addetti alla sicurezza del locale dove è scoppiata la rissa.
Gli agenti del commissariato di Gallipoli, intervenuti sul luogo della rissa, hanno ricostruito quanto accaduto. A quanto pare il parapiglia è scoppiato a causa di alcuni apprezzamenti ricevuti da due turiste padovane. Al loro arrivo i poliziotti sono riusciti a identificare solo i giovani veneti mentre l’altro gruppo si era già allontanato.
Il coinvolgimento nella rissa degli addetti alla sicurezza è stato accertato grazie alla visione di alcuni video registrati con gli smartphone dai presenti.
Da un lato, la scritta “don Antonio attento“. Dall’altro, il simbolo della croce del cero pasquale, con l’indicazione dell’alfa e dell’omega e due numeri: 92 e 24, facilmente riconducibili all’anno di nascita del sacerdote e all’anno in corso.
È il contenuto di un biglietto intimidatorio recapitato al giovane parroco di San Severino Lucano, don Antonio Lo Gatto.
A darne notizia è il presidio Libera di Senise – Sant’Arcangelo che esprime «vicinanza e solidarietà» al sacerdote.
«Libera – si legge in un post pubblicato sui social – condanna con fermezza questo vile atto intimidatorio, qualsiasi sia la matrice. Tali minacce – proseguono dal presidio – rappresentano un attacco non solo alla persona di don Antonio, ma, simbolicamente, anche a tutti coloro che, come lui, operano quotidianamente per il bene della comunità e la diffusione dei valori della legalità e della giustizia».
Esprimendo sostegno a don Antonio e «assicurandogli che non è solo in questo difficile momento», dal presidio Libera invitano «tutte le istituzioni e la comunità a stringersi attorno a don Antonio» e lanciano un appello: «Chiunque sappia qualcosa, lo dica; chiunque possa in qualche modo aiutare a comprendere la matrice di questo atto aiuti le forze dell’ordine. La libertà, la giustizia e la verità sono sempre luci in grado di illuminare anche le stagioni più difficili di una comunità. Dobbiamo tenere sempre gli occhi aperti; in molti casi, come in questo, è bene che ad occhi che sanno guardare si accompagnino anche bocche che hanno il coraggio di parlare», concludono dal presidio Libera.
Rubavano documenti, telefoni, denaro contante, chiavi delle auto e perfino gli indumenti ai turisti che affollano le spiagge di Capitolo, a Monopoli, le due persone arrestate dai carabinieri della locale compagnia.
I militari si sono attivati a seguito di numerose denunce da parte dei bagnanti che, spesso, erano costretti a recarsi in caserma in autostop e con indosso solo il costume da bagno perché mentre erano in spiaggia gli era stato rubato praticamente tutto.
Avviati servizi di osservazione e appostamenti, i carabinieri sono riusciti a cogliere in flagrante una coppia: un 50enne del Brindisino e una 38enne originaria della provincia di Foggia ma residente a Monopoli. I due sono stati sorpresi dopo aver rubato due borse a una coppia di turisti che avevano lasciato i teli per entrare in mare. All’interno degli zaini, oltre ai documenti, c’erano iPhone, denaro contante, chiavi e oggetti personali per un valore complessivo di 2.500 euro che sono stati restituiti ai turisti.
La coppia di presunti ladri, invece, è stata arrestata. Per i due sono scattati gli arresti domiciliari, convalidati in sede di rito direttissimo, e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Sta facendo il giro delle chat il video del salvataggio di un delfino da parte di un bagnante a Cozze, frazione di Mola di Bari.
Sabato sera un gruppo di bagnanti ha notato il mammifero marino tra gli scogli e, notato che il delfino era ancora vivo, uno dei presenti non ha esitato a calarsi in mare e, con non poca fatica, ha aiutato il delfino a riprendere il largo tra gli applausi degli altri bagnanti.
Una storia a lieto fine su un tratto di litorale dove, il mese scorso, era stata trovata la carcassa di un altro delfino in avanzato stato di decomposizione.
Alle 10:25, l’orario esatto in cui il 2 agosto del 1980 nella sala d’aspetto della stazione di Bologna esplose l’ordigno che uccise 85 persone e ne ferì altre 200, anche Bari si è fermata per ricordare quei tragici eventi.
Nel 44esimo anniversario della strage di Bologna, il sindaco del capoluogo pugliese Vito Leccese – con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il prefetto di Bari Francesco Russo e dei rappresentanti delle forze dell’ordine – ha deposto una corona di fiori presso la lapide esposta sulla facciata di Palazzo di Città in ricordo delle vittime baresi della tragedia: Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Giuseppe Patruno e Silvana Serravalli.
«Per quelli della mia generazione – ha ricordato Leccese – il 2 agosto del 1980 fu una giornata drammatica, indimenticabile: le immagini che arrivavano dall’edizione straordinaria del Tg1 sconvolsero l’Italia intera. In tanti stentavamo a credere che fosse realmente accaduto quello che vedevamo passare sullo schermo: immagini di morte e distruzione, macerie e corpi straziati. In piena estate l’Italia fu colpita al cuore dei suoi valori e il popolo dei vacanzieri fu barbaramente trucidato nel corso di un attentato di matrice fascista che fu l’ultimo della stagione più buia della nostra storia recente».
Leccese ha sottolineato come l’Italia «riuscì a mobilitarsi per chiudere il decennio della violenza politica, delle stragi, di quella strategia della tensione che, alimentata anche dalle trame eversive e da apparati deviati dello Stato, tentava di destabilizzare la nostra democrazia».
Nel 2006 fu l’allora sindaco di Bari, Michele Emiliano, a far realizzare la lapide che riporta i nomi delle sette vittime baresi. «Una targa che ha un forte valore simbolico – ha evidenziato Leccese -, perché nel 1944, proprio nel teatro Piccinni, le forze antifasciste e democratiche del nostro Paese decisero di dar vita al percorso poi compiuto dai padri costituenti attraverso l’elaborazione della Costituzione e la costruzione della Repubblica italiana».
A 44 anni di distanza da quella terribile giornata, anche la lapide affissa a Bari «ci richiama tutti al senso di responsabilità affinché tutto quanto accaduto non torni a ripetersi. Questa targa rappresenta un monito a difendere, ciascuno nel proprio ruolo, i valori fondanti la nostra democrazia, impegnandoci ogni giorno per la verità e la giustizia nella nostra città, che è profondamente antifascista», ha concluso Leccese.
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha ricordato che il 2 agosto è «una data fondamentale nella storia della Repubblica. Anche alla luce delle due recenti sentenze che hanno confermato, come ha ricordato stamattina il presidente dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi, sia la matrice neofascista della strage, come peraltro viene ricordato sulla lapide che abbiamo affisso molti anni fa sul palazzo di città di Bari, e sia il contributo finanziario per la realizzazione della strage da parte della loggia P2: servizi segreti deviati, neofascismo e massoneria deviata volevano cambiare il corso della storia».
Emiliano ha sottolineato che «la gravità del fatto di aver compiuto la strage più grave della storia della Repubblica, diventa ancora maggiore per le finalità che questo terribile evento voleva raggiungere: sovvertire l’ordinamento costituzionale antifascista che viene dalla Resistenza della Repubblica italiana. La Puglia – ha concluso – non dimentica Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Silvana Serravalli e Giuseppe Patruno, vittime innocenti della strage neofascista del 2 agosto 1980 della Stazione di Bologna».
È ambasciatore della International Judo Federation e ieri a stento ha contenuto la gioia – o meglio, la “felicità” – per l’oro vinto nella disciplina dall’azzurra Alice Bellandi alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Suo malgrado tra i protagonisti di questa edizione dei Giochi c’è anche Al Bano Carrisi. Il cantante di Cellino San Marco, già qualche giorno fa, aveva pubblicato alcuni post su Instagram mentre cantava uno dei suoi brani più noti – “Felicità”, appunto, con cui ha coinvolto tutto il pubblico – nell’Arena della International Judo Federation e, ieri, a margine delle gare che hanno incoronato Bellandi campionessa olimpica ha anche incontrato uno degli artisti “agli antipodi” rispetto alla sua musica: il rapper statunitense Snoop Dogg, tra i tedofori delle Olimpiadi.
È lo stesso Al Bano ha condividere le foto su Instagram. «Due opposti musicali, Snoop Dogg ed io, ci siamo conosciuti durante le gare di Judo a Parigi per i giochi olimpici e mi ha detto di essere nato a Corleone… Ovviamente io non ci credo e so perché ma anche lui lo sa! Comunque, simpaticissimo», scrive l’artista pugliese.
È perfettamente riuscito l’intervento al femore eseguito nel reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale “Perrino” di Brindisi su un uomo di 104 anni.
L’anziano è arrivato in ospedale con una frattura pertrocanterica del femore ed è stato operato dall’équipe guidata dal dottor Gianfranco Corina. Il controllo ambulatoriale effettuato a un mese dall’operazione ha certificato la buona riuscita dell’intervento.
«Questi risultati – spiega Corina – sono possibili solo grazie alla sinergia che siamo riusciti a creare tra di noi e con gli altri specialisti che ci supportano in queste circostanze, come gli anestesisti e i cardiologi. Auguriamo tanta buona salute al 104enne e a tutti i nostri pazienti».
Le fratture pertrocanteriche, come quella riportata dall’ultracentenario, e quelle del collo del femore sono gravate da un’elevata morbilità e mortalità. In questi casi, quindi, è fondamentale la rapidità dell’intervento chirurgico che va eseguito entro le 48 ore successive al trauma. Negli anziani, la frattura pertrocanterica è molto frequente: è necessaria una valutazione veloce, soprattutto a causa dell’età avanzata.
Questa frattura si presenta con sintomi comuni come elevato dolore, impossibilità di mantenere la posizione eretta e di deambulare, arto inferiore accorciato e con rotazione esterna.
Polemiche a Melendugno per un contributo di 70mila euro concesso dalla Tap per uno spettacolo.
L’amministrazione comunale, con un emendamento al bilancio firmato dal sindaco Maurizio Cisternino, accetta il contributo proposto dalla multinazionale a sostegno del Blu Festival, la kermesse inserita nel cartello dell’estate melendugnese che fino al prossimo settembre offre appuntamenti di musica, arte, cultura e divertimento.
Insorgono, però, gli attivisti. «Tutto questo – afferma in una nota il portavoce del movimento No Tap Gianluca Maggiore – stride con la costituzione parte civile del Comune di Melendugno contro la multinazionale del gas nel processo, ormai alle battute finali, che vede richieste di risarcimento delle parti civili per 800 milioni di euro».
Maggiore aggiunge che «l’amministrazione Cisternino in consiglio comunale, pur mantenendo la costituzione di parte civile, ha dichiarato di voler cambiare rotta. Questo lascia l’amaro in bocca anche in vista del raddoppio della portata del gasdotto proposto nella procedura Via da Tap».
Per «l’ennesima volta – conclude l’attivista – c’è chi prova a pacificare accettando un piatto di lenticchie».
Il movimento negli anni scorsi si rese protagonista di una forte opposizione alla realizzazione del terminale del gasdotto Tap nella marina di San Foca.