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Brindisi News Politica

Meloni, al vertice in masseria spunta Fontana: si riapre la partita su Rai e Ue

A sorpresa il vertice, annunciato da settimane, tra la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il suo vice Matteo Salvini è rimbalzato sulle chat e nelle telefonate tra i dirigenti delle opposizioni perché ai cancelli di masseria Beneficio, dove la premier sta trascorrendo le vacanze con i familiari, si è presentato anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Che c’entra un’alta figura istituzionale in un vertice politico?», si sono chiesti dal campo largo. Anche perché, annusate le voci interne alla maggioranza, Meloni e Salvini si sono affrettati ad allargare telefonicamente la discussione all’altro vice, Antonio Tajani di Forza Italia. Un invito che ha trasformato quello che all’inizio era stato definito “un semplice saluto” in un vero e proprio summit. Tanto che, al termine, Meloni ha aggiornato la discussione al 30 agosto. A Roma questa volta. Una data che segue immediatamente il consiglio dei ministri in cui si dovrà decidere chi indicare a Ursula Von der Leyen quale commissario europeo per l’Italia.

La posizione di Fitto

Una scelta che è stata oggetto dell’incontro di ieri e su cui resta ancora in pole il nome del ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto. Una figura che è nel gradimento della stessa presidente della Commissione europea e su cui Meloni non avrebbe dubbi se non fosse per il grattacapo che seguirebbe circa la distribuzione delle deleghe detenute attualmente dall’esponente politico di Maglie. Incentrato sul dossier europeo e sulle questioni interne come le nomine in Rai e nelle Ferrovie dello Stato – e soprattutto la manovra economica che sarà il cahiers de doléances della ripresa – l’incontro a bordo piscina, tra caffè e apertivo rigorosamente con prodotti pugliesi, si è prolungato dalle 15.30 fino a oltre le 18 ed è stato caratterizzato dalle poche parole pubbliche rilasciate da Meloni.

Il caso di Arianna Meloni

Dichiarazioni circa la polemica che ha investito in questi giorni sua sorella, a cui alcuni esponenti dell’opposizione hanno imputato la presenza “inopportuna” ad un vertice proprio sulle nomine pubbliche. Un’accusa che ha fatto ipotizzare, come scritto ieri dal direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti, una possibile “macchinazione” in atto da parte di alcune forze di opposizione insieme a qualche magistrato per aprire inchieste sui dirigenti di Fdi, a cominciare proprio dalla sorella della presidente del Consiglio. Secondo Meloni «è uno schema già visto con Silvio Berlusconi e se fosse vero sarebbe gravissimo».

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Brindisi Italia News

Salvini e Fontana in masseria dalla premier Meloni, poi chiamano Tajani: vertice informale a Ceglie Messapica

Un incontro informale in masseria a Ceglie Messapica con la premier Giorgia Meloni. Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, è arrivato alle 15 circa, nel resort dove da una settimana soggiorna la presidente del Consiglio. Pochi minuti dopo il suo arrivo si è presentato anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Poi hanno chiamato telefonicamente l’altro vicepremier, Antonio Tajani. Non si esclude un confronto su alcuni dossier che riguardano le nomine Rai, Ue e la manovra. I tre leader del centrodestra avrebbero fatto il punto sui principali temi di attualità politica, in vista della ripresa.

È durato poco più di due ore il vertice politico. Il leader della Lega ha lasciato il resort attorno alle 18.15. All’interno della struttura, nelle campagne del Brindisino, poi il presidente della Camera Lorenzo Fontana, in vacanza in Puglia in questi giorni. A Masseria Beneficio ci sono da giorni anche la sorella della premier Arianna con il marito e ministro Francesco Lollobrigida, il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato.

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News Politica Puglia

De Leonardis e Laricchia sempre presenti. Male De Blasi e Leo. Quanto lavorano i consiglieri regionali della Puglia?

La legge sulla displasia dell’anca, le 407 nuove prestazioni da inserire nei Lea, il reclutamento degli infermieri: questioni importanti che tuttavia, durante l’ultima seduta, il Consiglio regionale non è riuscito ad affrontare. Il motivo? Le fibrillazioni nel centrosinistra, certo, ma anche qualche assenza di troppo. Per cui la domanda sorge spontanea: quanto lavorano i consiglieri regionali della Puglia? Chi sono i più presenti e chi, invece, i più assenti? La risposta si trova spulciando le statistiche pubblicate sul sito dell’ente di via Gentile: Giannicola De Leonardis (FdI), Antonella Laricchia (M5s) e Antonio Paolo Scalera (La Puglia domani) brillano per assiduità, a differenza del collega Gianfranco Di Blasi che è ultimo per partecipazioni alle sedute sia del Consiglio sia della Commissione di cui fa parte.

In Consiglio regionale

Gli ultimi dati disponibili si riferiscono al semestre gennaio-giugno. In questo arco di tempo la presidente Loredana Capone ha convocato nove sedute dell’assemblea alle quali 23 consiglieri e quattro assessori hanno sempre partecipato. Gli altri membri dell’assise e dell’esecutivo hanno accumulato una o due assenze, eccezion fatta per Donato Metallo (Pd) che in aula si è visto una sola volta perché alle prese con problemi di salute.

In Commissione

Ma il vero “termometro” dell’assiduità dei consiglieri è la partecipazione alle sedute delle Commissioni. Qui “brillano” De Leonardis e Laricchia, unici a risultare presenti nel 100% delle circostanze: 19 per l’esponente di Fratelli d’Italia, sette per la consigliera pentastellata. Ottima performance per Scalera, presente a 20 sedute su 21, pari al 95,24%. Segue Fabiano Amati, presidente della Commissione Bilancio: per lui 21 presenze su 23 convocazioni. Per il consigliere di Azione non è certo una novità, anzi: nel 2023 è stato l’unico a partecipare a tutte le 44 sedute di commissioni convocate (insieme con l’attuale eurodeputato meloniano Michele Picaro che però ha risposto “soltanto” a 17 appelli). La gran parte degli altri consiglieri oscilla tra il 65 e il 90% di presenze: è il caso del capogruppo dem Paolo Campo (65,71%), di quello pentastellato Marco Galante (74,79%), del presidente della Commissione contro le mafie Renato Perrini (70%), del candidato sindaco di Bari per il centrodestra Fabio Romito (84%) e del berlusconiano Massimiliano Di Cuia (90%). Chi fa segnare la peggiore performance, invece, è il leghista De Blasi: chiamato a partecipare a sette sedute, il segretario leccese del Carroccio si è visto soltanto in due circostanze, risultando assente giustificato in altre due e ingiustificato nelle restanti tre. Statistiche poco lusinghiere anche per l’altro salentino Antonio Maria Gabellone, esponente di Fratelli d’Italia, fermo al 45,45% di presenze. Presenti a poco più della metà delle convocazioni due esponenti del Partito democratico come Michele Mazzarano e Pietro Luigi Lopalco che fanno segnare rispettivamente il 52,17 e il 57,14% di presenze.

Gli assessori

E gli assessori? Sul sito del Consiglio regionale mancano i dati di diversi esponenti della giunta Emiliano. Quelli disponibili, però, “condannano” Sebastiano Leo, delegato all’Istruzione, assente a tutte le sette sedute di commissione alle quali era stato convocato. Performance migliore, ma comunque non eccezionale, quella di Alessandro Delli Noci, titolare dello Sviluppo economico, presente in tre sedute su nove. L’assessore al Turismo, Nicola Lopane, risulta aver partecipato a due appuntamenti su quattro. Infine Debora Ciliento, ad aprile nominata assessora ai Trasporti: per lei sette presenze su 14.

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News Politica Potenza

Basilicata, nessuna donna tra i direttori generali nominati dalla Regione. Perretti: «Noi fanalino di coda»

Nessuna donna tra le persone nominate tra i nuovi direttori generali della Regione Basilicata.

La polemica

A evidenziarlo è la presidente della commissione regionale Pari Opportunità, Margherita Perretti, che pur riconoscendo ai professionisti incaricati grande competenza, sottolinea: «Non c’erano quote di genere da rispettare, ma una visione innovativa, inclusiva e democratica della governance di un territorio dovrebbe andare oltre, e comprendere che la presenza di entrambi i generi consente una migliore gestione della cosa pubblica, come è ormai ampiamente dimostrato».

Fanalino di coda

La Basilicata continua a essere fanalino di coda rispetto alle altre regioni in tutti gli indici e le classifiche relative alla presenza femminile ai vertici politico-istituzionali. Il 58,3 per cento dei dirigenti della Regione sono uomini, a fronte del 41,6 per cento di donne; questa differenza del 28,5 per cento, scende al 10,5 tra i funzionari a elevata qualificazione (52,84 per cento maschi e 47,16 per cento donne).

Il piano

Sono questi alcuni dei dati forniti dalla giunta regionale della Basilicata che ha comunicato l’adozione, da parte dell’ente in linea con le direttive europee, del “Piano di uguaglianza e di genere” (il Gender Equality Plan). L’obiettivo del piano è porre in essere azioni positive, volte a garantire la parità delle condizioni di accesso alla pubblica amministrazione, opportunità nel rapporto di lavoro ed equilibrio di genere nei processi decisionali.

I dati

Tra gli altri dati al 30 giugno scorso, nella categoria “Istruttori” il 57,2 per cento i posti sono occupati da uomini, il 42,7 per cento da donne; mentre tra gli “Operatori esperti” il 62 per cento sono uomini, il 38 per cento donne. Con l’adozione del piano la Regione intende realizzare «progetti che favoriscano la riduzione delle asimmetrie di genere e valorizzare la piena partecipazione di tutte le persone all’interno degli ambiti lavorativi, promuovendo una cultura del rispetto e della comunicazione inclusiva».

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Attualità Basilicata News Politica Puglia

Presenze dei parlamentari, qualcuno ha visto Conte? Due meloniani i più stakanovisti

Nel pieno delle ferie è normale vedere il Parlamento chiuso con deputati e senatori in vacanza. Molti di loro, però, spesso e volentieri disertano l’Aula anche quando ci sono i lavori. Pugliesi e lucani? Alcuni sono autentici stakanovisti, come i senatori Ignazio Zullo e Gianni Rosa, entrambi presenza fissa a Palazzo Madama; discorso diverso per il leader pentastellato Giuseppe Conte che alla Camera è finora risultato assente in oltre il 73% dei casi.

A Montecitorio

Per misurare l’assiduità dei parlamentari basta analizzare le statistiche pubblicate sul sito di Montecitorio e su quello di Palazzo Madama. Le note dolenti riguardano innanzitutto l’ex premier Conte che, da ottobre 2022 a oggi, è risultato presente nel 26,68% dei casi e assente nel restante 73,32 (giustificato, però, nel 54,62). Anche altri esponenti del Movimento Cinque Stelle non brillano per assiduità. Si tratta del lucano Arnaldo Lomuti e del salentino Leonardo Donno, che hanno finora totalizzato rispettivamente il 60,26 e il 67,54% di presenze. Discorso simile per la foggiana Carla Giuliano che non va oltre il 68,74. Performance solo leggermente migliori per la tarantina Patty L’Abbate del M5s, il lucano Salvatore Caiata di Fratelli d’Italia e di Rita Dalla Chiesa (nata in Campania ma eletta in Puglia): tutti oscillano intorno al 72% di presenze.

Un autentico stakanovista, invece, è Giandonato La Salandra, deputato di Fratelli d’Italia, in prima linea nel 97,96% dei casi. È nativo di Milano ma eletto in Puglia Alessandro Colucci, onorevole di Noi Moderati, che fa segnare il 97,74% di presenze. Sul terzo gradino del podio dei più assidui, infine, c’è l’altra meloniana Mariangela Matera, originaria di Andria, assente in appena il 2,77% delle circostanze. Buone performance anche per altri volti noti della politica pugliese e lucana come il berlusconiano Andrea Caroppo col 96,13% di presenze, il meloniano Saverio Congedo col 93,77, il democratico Ubaldo Pagano col 92,02.

Qui Senato

Al Senato come alla Camera, è un esponente di Fratelli d’Italia a occupare il vertice della classifica dei parlamentari più “sul pezzo”. Si tratta di Gianni Rosa, lucano di Avigliano, capace di totalizzare il 99,98% di presenze. A tallonarlo sono quattro compagni di partito: il cassanese Ignazio Zullo (99,92%), il barese Filippo Melchiorre (99,49), la tarantina Vita Maria Nocco (99,37) e la foggiana Anna Maria Fallucchi (99,21). Bene anche l’azzurro Dario Damiani, nativo di Barletta, che a Palazzo Madama si è finora visto nel 99,53% dei casi.

A far segnare le peggiori performance tra i senatori pugliesi e lucani sono tre esponenti di diversi partiti. In fondo alla classifica c’è Mario Turco, senatore del Movimento Cinque Stelle che molti danno come candidato alla presidenza della Regione Puglia, che ha finora accumulato l’81,82% di presenze totali; penultimo il leghista salentino Rossano Marti, che si ferma all’86,46%; terzultimo Francesco Boccia, capogruppo del Partito democratico a Palazzo Madama con un passato da ministro per gli Affari regionali e le Autonomie nel secondo governo Conte, che si ferma all’87,95%.

Mancano, invece, i dati sulle performance di Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia e senatore di Forza Italia, al pari di quelli dei ministri Matteo Salvini e Maria Elisabetta Alberti Casellati, originari rispettivamente di Milano e di Rovigo ma eletti in Puglia e in Basilicata.

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Editoriali L'Editoriale

La lotta contro i divari territoriali non va in vacanza

È un’estate calda. Non solo meteorologicamente. La politica italiana quest’anno non è andata in ferie. Mancano pochi giorni alla ripresa e, mentre qualche politico ininfluente ci informa delle sue inutili vacanze (“Vacanze da che?”, avrebbe detto Marchionne), chi è al centro di processi decisionali importanti è ancora al lavoro. Tra tutte le questioni è il regionalismo a tenere banco. Calderoli ha reso un’articolata intervista dove ha dato prova della consueta sagacia, ma anche di una certa saggezza. Tuttavia, nonostante i toni parzialmente rassicuranti, mentre le prime regioni si stanno attrezzando per aprire le trattative con il governo sulla prima tranche di competenze legislative, l’opposizione non molla l’osso, anzi rilancia. Due quesiti referendari sono in dirittura di arrivo. L’esame di ammissibilità da parte della Corte sarà un grande fatto politico. Non entriamo ancora nel merito, per ora basterà annotare alcuni dati che spiccano. Primo. La Campania è la terra da cui provengono la parte più importante delle firme e stupisce che ciò sia avvenuto tra fine luglio e agosto in una terra di mare e sole: la mobilitazione, guidata da politici e intellettuali, c’è stata.

Secondo. Anche il Nord, grazie alla nuova possibilità della sottoscrizione elettronica, ha dato un contributo non da poco: la legge Calderoli anche lì non piace a molti e questa è una richiesta di coesione sociale e una presa d’atto che da soli non si va da nessuna parte. Terzo. C’è una grande novità, destinata a modificare il quadro. Mentre i referendum si terrebbero, se tutto va bene, tra diversi mesi, un tempo certamente utile per tenere il governo sulla graticola ma disfunzionale nell’immediato, la Puglia di Emiliano ha preso una decisione importante che cambia l’agenda, annunciando di impugnare la legge Calderoli per vizi di legittimità costituzionale. Una decisione importante che, curiosamente, nessuna Regione aveva ancora preso, tanto che i termini per l’impugnativa sono ormai prossimi a scadere. Se la Puglia andrà avanti la Corte costituzionale potrebbe esaminare la legge per contrasto con la Costituzione nel giro di poche settimane, un tempo che scombussola sia l’agenda del governo sia quella dell’opposizione. Eppure questa è la via maestra perché, prima di chiederci se questa legge è inopportuna e, come tale da abrogare, andrebbe verificato se sia conforme a Costituzione. La Puglia sarà rappresentata legalmente da uno dei più autorevoli costituzionalisti. È qui che ora si sposta la battaglia, dove in forma di argomenti giuridici verranno poste grandi questioni politiche, a partire dalla perequazione e dalla tutela dei livelli essenziali delle prestazioni. L’inerzia delle Regioni, Campania in primis, su questo fronte era apparsa sospetta, come se in fondo più della coesione nazionale contasse rafforzare i potentati locali. Con la mossa della Giunta pugliese, che dovrà avere un rapido seguito in Consiglio, la Puglia si fa protagonista dell’opposizione al processo di devolution di ulteriori competenze. Una grande novità maturata a ridosso di Ferragosto, di un’estate che politicamente non è mai iniziata.

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Editoriali L'Editoriale

Basta con alibi e pregiudizi, ricordiamo la lezione di Guido Dorso

Esattamente un secolo fa, eravamo a fine luglio del 1925, Guido Dorso mandava in stampa la sua “Rivoluzione Meridionale”, per conto dell’omonima casa editrice fondata da Piero Gobetti. In quel saggio, il più importante tra gli scritti dello studioso e politico irpino, Dorso riprendeva e sviluppava in modo definitivo e completo un altro suo testo, “Appello ai meridionali”, che invece aveva pubblicato il 2 dicembre del 1924 sulla prima pagina de “La Rivoluzione Liberale”. “La riforma è un disincentivo per il rinnovamento della classe dirigente del Sud – scrivono sul “Corriere della Sera” del 21 luglio scorso – perché il problema del Mezzogiorno sta proprio nel non essere riuscito ad esprimere una classe dirigente locale adeguata. Nel Mezzogiorno, i politici locali sembrano governare in consorterie di potere in cui si aggregano interessi particolari più che istanze e politiche generali. Con l’autonomia differenziata – concludono Drago e Reichlin – gli incentivi alla formazione di classi dirigenti nel Mezzogiorno responsabili e capaci diminuiscono. Con o senza richiesta di autonomia, i politici locali si troveranno impreparati o deresponsabilizzati”. Se ci si sofferma a leggere la tesi degli economisti Francesco Drago e Lucrezia Reichlin, a proposito di autonomia differenziata e classi dirigenti meridionali, sembra che a sud del Tevere la situazione non sia mutata in nulla. Gli stessi difetti atavici permangono come chiodi arrugginiti nelle travi marce di un solaio pronto a crollare e le medesime tare continuano a minare la condotta pubblica delle classi dirigenti.

Insomma, nel loro ragionamento prende corpo un determinismo antropologico a prescindere, comprovato dalla fluidità del voto dei meridionali sempre a caccia di nuove prebende e pronti a dare credito solo a quei padrini politici che promettono mari e monti, che diventa l’alibi peggiore per rinunciare in nuce al progetto di riforma sull’autonomia differenziata. Il trasformismo interessato e non hegeliano che Guido Dorso rimproverava duramente alle classi dirigenti delle regioni meridionali, pronte a “creare durature combinazioni politiche, cementando gli interessi di qualche gruppo del Nord con gli affari di tutti i ladruncoli dichiarati contabili del Sud”, riemerge con tutto il suo anacronismo pedagogico nella analisi dei due economisti. Però, mettendo anche da parte questa spocchiosa pigrizia utilizzata per descrivere sinteticamente la pluralità della classe dirigente meridionale, che può essere raccontata come tutta brutta e cattiva solo se si è in malafede, va detto che se questa impostazione ha un suo fondamento, allora se ne deduce una conseguenza più ampia e pericolosa che quale i politici e gli amministratori campani, pugliesi, calabresi, molisani e lucani dovrebbero rispedire sdegnosamente ai mittenti. Perché a questo punto, se siamo così inadeguati e impreparati, tanto da “prevedere che più autonomia per queste Regioni peggiorerebbe lo status quo”, allora è chiaro che il tema non riguarda più solo la riforma disegnata da Calderoli e votata dal Parlamento, ma investe tutto il rapporto devolutivo tra lo Stato centrale e le inefficienti Regioni meridionali. Drago e Reichlin, pur di legittimare l’avversità all’autonomia differenziata, finiscono per gettare via con l’acqua sporca anche il bambino quando, al contrario, dovrebbero fare uno sforzo per “eccitare la formazione della nuova classe dirigente – come si proponeva Guido Dorso – ed educarla al disprezzo della vittoria nascente dal compromesso”.

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Bari News Politica

Bari, prove di intesa tra Vito Leccese e Michele Laforgia: si riaprono le trattative

Vito Leccese e Michele Laforgia provano a superare le divergenze degli ultimi giorni. È ripreso il dialogo tra i due leader che ieri pomeriggio si sono incontrati per discutere e chiarire le ragioni delle incomprensioni in merito all’impegno, pubblicamente assunto da entrambi, di governare insieme riunendo tutte le componenti della coalizione progressista con «criteri di rappresentatività, competenza e pari dignità», ha spiegato in una nota il sindaco Vito Leccese.

I nodi da sciogliere

Al centro della discussione il documento che la Convenzione per Bari aveva inviato al primo cittadino. «Ho ribadito la mia volontà di condividere, nel rispetto dei ruoli, le scelte di fondo dell’amministrazione, la definizione del nuovo sistema delle deleghe assessorili, che dovranno garantire innovazione e testimoniare le priorità del prossimo governo cittadino – ha aggiunto Leccese – e le coordinate programmatiche, continuando e ultimando il percorso tracciato nelle settimane scorse».

Un passaggio è stato riservato anche alla contestata ordinanza contenete le misure anti-degrado per le piazze Umberto e Moro. «Abbiamo chiarito le rispettive posizioni in merito alla recente ordinanza, da me assunta, in materia di sicurezza urbana che, trattandosi di un atto a scadenza e di natura assolutamente temporanea e sperimentale, potrà essere opportunamente e utilmente integrata, soprattutto relativamente al potenziamento dei servizi di protezione sociale dei fenomeni di marginalità cittadina. Il dialogo, quindi, non è chiuso. Nelle prossime ore ultimerò le mie valutazioni per garantire alla città una squadra di governo con la quale affronteremo le sfide programmatiche che hanno accompagnato la campagna elettorale».

La Giunta

Riprende dunque anche la discussione relativa alla composizione della nuova squadra di governo. In merito alla quale il penalista Laforgia ha ribadito: «non sono personalmente interessato a nessun incarico e a nessun ruolo, ma sono pronto a compiere ogni sforzo utile per l’unità della coalizione progressista. Nelle prossime ore, verificherò con le forze politiche della Convenzione se vi sono le condizioni per partecipare al governo della città».

Volontà confermata anche dall’ex senatore Alberto Tedesco, che con il gruppo dei socialisti fa parte della Convenzione. «Continuiamo a chiedere al sindaco la composizione di una Giunta di alto profilo, sottraendosi alle prescrizioni del manuale Cencelli, fatta di esponenti all’altezza delle aspettative della città e delle sue potenzialità di sviluppo».

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Attualità Lecce News

«Potenziare la sede Rai a Lecce è una decisione politica». Dopo la denuncia di Palese intervengono Usigrai, Cdr Tgr Puglia e Coordinamento Cdr Tgr

L’esistenza a Lecce di una sede Rai, sotto utilizzata, che l’Edicola del Sud ha portato invece alla luce con un’intervista al segretario di Unirai, Francesco Palese, incassando l’appoggio della sindaca della città, Adriana Poli Bortone, accende ora nuove reazioni e prese di posizione. Quelle di Usigrai, Cdr Tgr Puglia e Coordinamento Cdr Tgr.

Le controindicazioni

«La copertura informativa del territorio è una delle caratteristiche peculiari della testata giornalistica regionale della Rai. Per questo – si legge in una nota congiunta – ogni scelta che risponda a nuova presenza Rai nelle province di ciascuna regione è sempre una buona notizia. L’ipotesi di un potenziamento della presenza Rai a Lecce, di cui si parla da giorni su un giornale locale, non è però priva di controindicazioni».

Le altre province

«Sorprende – prosegue la nota di Usigrai e Cdr – che nelle dichiarazioni del caporedattore della Tgr Puglia e del direttore della testata, Casarin, nulla si dica sul fatto che la regione sconta una totale assenza della Rai nella BAT, dove manca da tempo la presenza di un redattore (peraltro richiesto dallo stesso caporedattore nel suo piano territoriale e mai realizzato), ma anche la provincia di Foggia, territorio molto vasto, dove i servizi sono assicurati solamente da un collega in trasferta. Stupisce anche che non si prenda in considerazione il potenziamento della presenza Rai a Taranto che come è noto sarà anche sede dei giochi del Mediterraneo nel 2026. Ma non solo. Il caporedattore nel piano territoriale definiva “efficace” la copertura della provincia di Lecce».

L’ipotesi “pressioni”

Per il sindacato, la questione si sarebbe trasformata in interesse politico. «Cos’è cambiato da allora? Le pressioni di questi giorni per un potenziamento della presenza Rai a Lecce, che purtroppo rispondono non tanto all’interesse dei cittadini pugliesi – accusano – quanto a quelli di una parte politica che in questo momento tenta di condizionare le scelte di una azienda che di tutto avrebbe bisogno, tranne che rispondere ai desiderata di partiti e politici di ogni schieramento». Per Usigrai, Cdr Tgr Puglia e Coordinamento Cdr Tgr, «sorprende infine che la Rai, pur di risparmiare poche centinaia di euro mensili di affitto, possa accettare la proposta di comodato gratuito di un Comune. Una soluzione che rischia di svilire la dignità del servizio pubblico, mettendo a repentaglio il diritto di critica nei confronti dello stesso Comune, esponendosi al rischio di conflitto di interessi».

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Attualità Matera News Politica

«Connettere Matera con la Basentana». L’appello all’unità del vice presidente della Giunta in Basilicata

L’intervento del vice presidente della Giunta regionale, Pasquale Pepe, a Matera in occasione del premio “Mondi lucani” ha riacceso i riflettori sulla questione delle infrastrutture in Basilicata. Le parole di Pepe, pronunciate in una regione che da anni attende un potenziamento della propria rete viaria e ferroviaria, rappresentano un segnale importante per il futuro dello sviluppo della regione.

Il nodo delle infrastrutture

La Basilicata, pur essendo una regione ricca di storia e bellezze naturali, soffre da tempo di una carenza infrastrutturale che ne limita lo sviluppo economico e sociale.
Le distanze tra i centri abitati, la mancanza di collegamenti efficienti e la scarsa accessibilità rappresentano un ostacolo per l’attrazione di investimenti e per la crescita del turismo.
Solo qualche giorno fa sono state aumentate le corse giornaliere verso l’aeroporto di Bari e verso l’aeroporto di Pescopagano. Un’iniziativa fortemente voluta da turisti e residenti che hanno più volte avuto disagi a causa della mancanza di navette dirette verso gli scali.

L’appello all’unità

L’assessore Pepe ha lanciato un appello all’unità, sottolineando la necessità di superare le divisioni interne alla regione e di lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. La sua affermazione «Lo dico da potentino a Matera» è emblematica di questa volontà di superare le antiche rivalità e di costruire un futuro condiviso.

Il punto sulla Basentana

L’intervento di Pepe è stato l’occasione per fare il punto sulla situazione della strada statale 7 Matera-Basentana, un’arteria fondamentale per la viabilità della regione.
Le richieste del circolo “La Scaletta” di Matera hanno evidenziato l’esigenza di un’operazione verità sull’iter di adeguamento della strada, con l’obiettivo di definire l’arteria nel suo complesso, comprendendo tutti e tre i lotti.
L’assessore ha confermato l’attenzione della Regione sulla questione, ma ha sottolineato la necessità di individuare una priorità d’intervento, puntando in primo luogo sul bypass di Matera. Questa scelta, se da un lato è comprensibile alla luce delle esigenze della città dei Sassi, dall’altro rischia di suscitare perplessità nelle altre aree della regione.

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